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MASSIMA CONFIDENZA: malgrado tutto, le borse (Italia esclusa) reggono

Scritto il alle 11:27 da Danilo DT

In Italia il clima di euforia, al momento, è venuto meno a causa delle note beghe politiche.
Oggi forse avremo il nome dell’ipotetico premier, forse avremo un governo, forse avremo chissà cosa in futuro.
Se quindi in Italia abbiamo vissuto in borsa, a Piazza Affari, giorni di passione, così non possiamo dire per gli altri mercati. Infatti al momento il problema è circoscritto al Bel Paese e non si intravede ancora un “effetto contagio”: questo significa che il mercato va proprio contro il nostro paese.

Se proviamo però a guardare l’andamento per esempio di Dax o SP500 ci troveremo con ben diverse tendenze.
Fine di un ciclo economico? Molto probabile. Recessione in arrivo? Sicuro, prima o poi ci sarà la recessione negli USA ma non per forza ce la dovremo ritrovare proprio nel 2018.
E poi c’è questo polmone di liquidità che protegge e non poco i mercati.

In questo rapido post (sto faticando il giusto a scrivere a causa dei miei problemi alla vista che spero di risolvere o quantomeno stabilizzare proprio nei prossimi giorni) vorrei portare alla Vs attenzione un altro interessante elemento. Sarà solo statistico, però è sintomatico di un mercato iperconfidente.

Premessa. Quando il mercato ha grande fiducia, complice anche la liquidità presente, tende a “scommettere” molto di più ed appoggiare anche IPO e progetti discutibili. Un esempio su tutti. Ricordate la bolla internet del 2000? Bastava che una società si quotasse con un “.com” o un “.net” che partiva al primo giorno di quotazione con un +100%. Anche se poi di tech aveva nulla (ricordate Basic.net, alias Robe di Kappa, tanto per non fare nomi).
E molte di quelle società non hanno mai fatto utili ed hanno chiuso, dopo qualche anno, i battenti, polverizzando i risparmi di molti confidenti (e forse un po’ inesperti) risparmiatori.
Il dato è su Wall Street ma credo che, essendo il benchmark mondiale, meriti un po’ di attenzione. Intanto occorre “dare a Cesare quello che è di Cesare”. Ormai la stagione delle trimestrali sta volgendo al termine a Wall Street.  Siamo circa all’80% e quindi i dati finora registrati rendono praticamente definitiva l’analisi statistica. Ben il 78% delle società quotate ha riportato EPS (utili per azioni) migliori delle attese. Ed è il miglior dato di sempre, o meglio da quando si fanno queste analisi statistiche, ovvero dal 2008.

Numeri straordinari, nulla da dire, ma ne abbiamo già parlato in passato. Però tutto questo è anche figlio di una situazione straordinaria che ha portato ad un grado di iperconfidenza a cui qualcuno ha approfittato.

In sintesi: nel 2017 si sono quotate a Wall Street molte società (IPO) e ben l’80% di queste hanno chiuso il primo anno di bilancio “da quotata” in PERDITA. Questo grafico che mi ha gentilmente inviato un lettore (che lo ha preso da ZH) spiega meglio questa situazione.

Voi direte…e chissenefrega! Forse avete ragione perché questo significa forse nulla. O forse no. Una cosa la dice. Molte di queste società falliranno ed abbiamo un dato altrettanto negativo a quello sopra esposto solo in un episodio negli ultimi anni. Proprio il periodo della bolla internet del 2000. Poi ricordate come è andata a finire?

Dite che sia un caso? No, proprio per la paritetica situazione di massima confidenza e di facilità ad accedere al credito, e non solo. Una cosa però mi incuriosisce, ovvero che nel 2000 era la Bolla internet ed erano proprio società hi-tech che furono quotate. In questi anni, invece, le società quotate sono più distribuite nei vari settori. E allora ennesima conferma: non è una bolla definita. E’ proprio la bolla della liquidità. Quindi fintanto che permangono queste condizioni iper-espansive, in mancanza di shock particolari, godremo di un cuscinetto protettivo che ovviamente non può essere eterno. Ma di certo non può essere ignorato.

STAY TUNED!

Danilo DT

(Clicca qui per ulteriori dettagli)

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