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MACROECONOMIA E ORO: negatività non solo sul mondo aurifero
Il metallo giallo sta vivendo una fase di grande difficoltà. i movimenti speculativi cinesi ed asiatici hanno profondamente condizionato le tendenze degli ultimi giorni. Ma i segnali di difficoltà non mancano anche in altre direzioni.[Guest post]
Nell’ultima settimana le quotazioni dell’oro sono scivolate ai minimi da cinque anni. Nella tarda notte della scorsa domenica, al Globex di New York sono stati venduti 7.600 contratti a termine mentre, quasi in simultanea all’apertura delle contrattazioni allo Shanghai Gold Exchange, la vendita di 33 tonnellate di oro fisico causava un calo improvviso (flash crash) del 4,2% delle quotazioni del metallo giallo, nell’arco di qualche secondo di trading.
Gli ordini di vendita sono stati enormi, pari a 2,7 miliardi di dollari americani. Molti i commenti a quanto accaduto, ma, allo stato attuale, è difficile comprendere le ragioni di quanto successo, in quanto, sono tuttora avvolti nel mistero i nomi dei “traders” responsabili di questa manipolazione del mercato dell’oro. Quello che risulta chiaro è che gli autori di questo “raid” speculativo, hanno tentato di intimidire e intimorire i partecipanti al mercato, perchè le vendite sono state concentrate nel momento più illiquido del mercato, a pochi minuti dall’inizio delle contrattazioni dei mercati finanziari cinesi (in Giappone i mercati erano chiusi). Anche le quotazioni dell’argento, del platino e del palladio hanno accusato il colpo, con ribassi simili a quelli dell’oro.
Al di là di quest’ennesimo episodio di manipolazione dei mercati dei metalli preziosi, cerchiamo di comprendere le reali ragioni macroeconomiche che stanno spingendo al ribasso da 4 anni le quotazioni dell’oro. I media-mainstream adducono un possibile rialzo dei tassi d’interesse da parte della FED come una delle ragioni principali del ribasso delle quotazioni del metallo giallo.
Ma, i prezzi dell’oro sono in calo da settembre 2011, mentre la Fed, minaccia di alzare i tassi d’interesse da un anno a questa parte. Indubbiamente invece, una delle ragioni fondamentali del calo delle quotazioni dell’oro è da imputare alla forza relativa del dollaro americano, forza che si riflette nella debolezza di tutto il settore delle materie prime. La domanda di materie prime è in caduta libera da anni (in modalità sempre più accelerata da almeno un anno a questa parte) e le quotazioni dell’oro stanno segnalando da tempo questa spirale deflazionistica e depressiva a livello globale.
Il collasso delle quotazioni di tutte le materie prime ci indica che le due maggiori economie mondiali (USA e Cina) sono prossime a una severa recessione. La Cina sta fronteggiando lo sgonfiamento della bolla speculativa azionaria e di quella immobiliare nonchè l’implosione definitiva delle politiche di credito illimitato.
Negli USA tutti i dati economici del primo trimestre 2015 di esportazioni nette, investimenti delle imprese e governativi, spesa pubblica e spesa per consumi individuali, sono in netto ribasso (grafico sotto).
Analizzando l’indice azionario NYSE Composite Index possiamo notare una fase toro che dura da 7 anni ma presenta qualche problema negli ultimi tempi.
Da due mesi e mezzo, infatti, il NYSE Composite Index è in fase “bearish”; anche gli indicatori MACD e RSI segnalano possibili cedimenti di questo rappresentativo indice azionario.
In aggiunta a questa carrellata di segnali di chiusura della fase toro, vi segnalo l’andamento dell’indice IShares IBoxx High Yield Corporate Bond (fondi d’investimento nei titoli ad alto rendimento ma ad alto tasso d’insolvenza – i cosiddetti junk bonds).
Le quotazioni dei titoli ad alto rendimento (e i fondi d’investimento correlati) tendono a calare quando gli investitori percepiscono un indebolimento dell’economia reale e si allontanano da questi fondi ad alto tasso di insolvenza. La Fed, in autunno, potrebbe fronteggiare una doppia crisi finanziaria: quella del mercato azionario e il default del settore dei titoli obbligazionari spazzatura.
COSTI TOTALI (ALL-IN COSTS) D’ESTRAZIONE E COMMERCIALIZZAZIONE DELL’ORO: UN AGGIORNAMENTO.
A settembre dell’anno scorso scrivevamo un articolo di approfondimento relativo ai costi totali di estrazione e commercializzazione di oro fisico. Il panorama è cambiato, in linea con le previsioni che avevamo fatto e vi dirò di più: è il peggior scenario possibile per l’economia globale (anche se da un punto di vista egoistico vi posso dire che a noi investitori in fisico va di lusso).
Di che parlo? Le ultime rilevazione di costi totali del settore minerario aurifero (AISC – All-In Sustaining costs) delle principali compagnie del settore ci indicano un costo totale medio di $920,00 per oncia, in calo rispetto al 2013 e al 2014.
I costi totali sono diminuiti dal 2011 a oggi. Qualcuno potrebbe attribuirne il calo al crollo dei prezzi energetici.
A una più approfondita analisi, invece, scopriamo che le maggiori compagnie minerarie hanno drasticamente tagliato i budgets di spesa relativi allo sviluppo di nuovi progetti e all’esplorazione e ricerca di nuove miniere estrattive.
Come insegnano anche alle elementari, tagliare i fondi a ricerca e sviluppo significa tagliarsi le gambe: in assenza di nuove miniere le compagnie estrattive saranno costrette a chiudere e la quantità di oro fisico in circolazione smetterà di crescere.
Dicevo, come insegnano alle elementari. Dubito fortemente che il settore punti al collasso, è molto più probabile che il prezzo dell’oro torni a salire. E noi saremo ancora più contenti.
L’oro sarebbe un ottimo acquisto, tra i 920-820 $ o. troy, in qualunque asset sia fisico puro che etc fisico. prudentes fortuna iuvat.