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La GERMANIA è il nuovo GIAPPONE?

Scritto il alle 09:00 da Danilo DT

Pian pianino anche chi non era d’accordo deve abituarsi a quello che sta capitando. Forse banalmente abbiamo chiamato questo fenomeno “giapponesizzazione”. In realtà era un modo come un altro per cercare di spiegare con un termine un quadro di mercato con tassi agganciati ai rendimenti negativi in modo stabile e semi definitivo. Proprio come sta accadendo da anni in Giappone. Il mercato europeo, ormai, ragiona in questi termini. In modo definitivo? Secondo me questo non lo possiamo dire. Intanto però il confronto con il paese Nipponico è d’obbligo. E il Bund, ormai, sembra l’antagonista del pari scadenza governativo giapponese.

(…) In linea con le quotazioni del mercato secondario, che ha visto i tassi dei titoli tedeschi scivolare in territorio negativo e riportarsi sui minimi da quattro anni nella seduta di venerdì, al collocamento dei bund a scadenza febbraio 2019 in programma oggi lo Stato tedesco ha strappato ai sottoscrittori del nuovo Bund un rendimento negativo dello 0,05% sui 2,433 miliardi di euro di nuovi titoli collocati sul mercato primario. Al precedente collocamento la Germania aveva dovuto offrire rendimenti allo 0,12 per cento. Nonostante la remunerazione negativa la domanda è stata buona: il rapporto tra domanda e offerta è stato di 2.6 volte contro i 2.5 di febbraio. (…) [Source

Ovviamente le motivazioni per questo rally a livello di quotazioni, o debacle se parliamo di rendimenti, sono molteplici. Il comportamento extra espansivo e cronico delle banche centrali, il forte rallentamento economico, le difficoltà dell’economia tedesca.
Intanto parlare di Bund o di Nippo-Bond a livello di tasso è la stessa cosa. E piccola curiosità, il rendimento del nostro BTP a 10 anni è paritetico a quello del T-Note USA a pari scadenza.

 

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STAY TUNED!

Danilo DT

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1 commento Commenta
john_ludd
Scritto il 28 Marzo 2019 at 10:07

No, non lo è. Il Giappone in termini di GDP pro/capite ha fatto molto meglio della Germania (e di qualunque altro tra i maggiori paesi OCSE). E’ pure più avanzato tecnologicamente e la sua struttura sociale, gerarchica e medioevale, è più stabile di quella tedesca, gerarchica ma non più granitica come un tempo. Entrambi sono in declino demografico ma la risposta è opposta. La Germania ha aperto i confini e in meno di 50 anni la popolazione autoctona sarà esile minoranza (30 milioni contro 50, vedi lo studio di GEFIRA) annullando per sempre la questione tedesca che rende isterica gente che non ha altro di meglio da fare che combattere battaglie di retroguardia, guardano lo specchietto retrovisore. Il Giappone come Cina e Corea sono chiusi all’immigrazione, puntano tutto sullo sviluppo tecnologico e l’allungamento dell’età lavorativa. Non ho idea se sarà vincente data la presenza di problemi esistenziali a livello di specie che travalicano economia e politica, ma ha molte probabilità di successo in più di quello che si tenta qui, sostituire la popolazione autoctona, che sparisce, con immigrati culturalmente alieni assecondando la pancia dei vecchi indigeni, coltivandone la bislacca idea che la pensione a 60 anni è cosa buona e possibile dimostrando l’incoerenza di fondo sia dell’élite, che pretende che chi arriva sia produttivo e culturalmente coeso come la popolazione originale, sia di chi spera di risolvere votando il candidato X o Y che gli promette che potrà consumare di più (e ci vuole più attività economica quindi più persone) e andare in pensione prima, ma non vuole immigrati per impolpare una popolazione declinante ben oltre il punto di non ritorno.

La ragione è in questa citazione, tratta da uno scritto di uno dei più grandi cervelli pensanti che questo nostro declinante paese abbia avuto:

“La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati.”

Antonio Gramsci (in una nota scritta in carcere nel 1930)

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