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ITALIA: la manifattura è in difficoltà e che fine farà il PNRR?
Mentre tutti (giustamente) restano in attese di news in arrivo dall’Est Europa, ieri sono usciti dei dati sull’economia italiana. Meritano un po’ di attenzione perché, ricordiamolo, la crisi Ucraina sta colpendo MOLTO duramente la nostra economia. Materie prime alle stelle che mandano in crisi la produzione e il commercio delle stesse.
Rischia di inchiodarsi completamente la macchina economica. Imprese che chiudono perché non possono sopportare quest’impennata di prezzi. Potenziale disoccupazione, il tutto condito da inflazione oltre la normalità che erode il potere di acquisto che è sempre più limitato.
E in tutto questo cosa c’entra il PNRR? Ora vi spiego il mio ragionamento.
PNRR: rischiamo di depauperare il tesoretto
Da diverse parti ho letto che si sperava di uscire indenni dall’effetto indiretto delle sanzioni o quantomeno di ridurne gli effetti collaterali a nostro danno. Purtroppo, la realtà ha rapidamente svegliato tutti vomitandoci addosso la verità. L’impennata delle commodity è stato un pugno in faccia all’economia italiana, che già debole di suo, è finita rapidamente KO.
E per assurdo chi ne subirà le conseguenze peggiori, oltre all’Italia, sarà la Germania. E poi non dimentichiamo un altro fattore. Siamo in fase di uscita dalla crisi pandemica. E in questo contesto ci sarebbe anche il famoso PNRR. A questo proposito, mi sembra chiaro che i piani di spesa sono saltati o salteranno a breve.
Il motivo è semplice: il mercato è cambiato ed i progetti sarebbero massacrati dall’esplosione dei costi delle materie prime.
Diventa quindi NECESSARIO (messaggio al premier DRAGHI) quanto prima un’analisi di tutto quanto era previsto nel PNRR “a vecchio” per evitare di polverizzare il patrimonio in un amen, perdendo un’importante opportunità oltre che la dignità, se mai l’abbiamo mai avuta.
PRODUZIONE INDUSTRIALE: si va sott’acqua
E veniamo all’oggetto del post che alla fine è strettamente collegato al ragionamento fatto prima. E’ stato pubblicato da Istat il dato di produzione industriale italiana a gennaio.
Purtroppo siamo finiti in negativo, non solo mensilmente ma sul trimestre novembre-gennaio. Ovvio, la supply chain, il costo del gas, ma fateci caso, sono dati ANTE guerra.
(…) A gennaio 2022 si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca del 3,4% rispetto a dicembre. Nella media del trimestre novembre-gennaio il livello della produzione diminuisce dello 0,5% rispetto al trimestre precedente. (…) Corretto per gli effetti di calendario, a gennaio 2022 l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 2,6% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 20, contro i 19 di gennaio 2021). Si registra un incremento tendenziale solo per l’energia (+1,1%), mentre i restanti comparti mostrano flessioni, con un calo maggiore per i beni intermedi (-5,2%) e quelli strumentali (-3,5%) e meno marcato per i beni di consumo (-1,5%). (…) [Source]
La piccola manifattura, è lei in primis ad essere colpita duramente. I motivi li ho esposti sopra. La domanda che mi pongo è: quali saranno i dati di febbraio?
La crisi ucraina, l’inflazione galoppante, la mancanza di materie prime da una parte e il loro costo proibitivo dall’altra. E poi gli effetti che tutto questo può comportare. Immaginate l’impatto sull’occupazione e sul settore bancario con il tasso di insolvenza destinato a lievitare. E il potere di acquisto degli stipendi che collassa. Ma molti lo stipendio rischiano di non averlo più.
E se la guerra verrà risolta in tempi brevi? Meglio ma non illudiamoci, il tessuto economico è già fortemente provato. Molte cose andrebbero a migliorrare ma impensabile che tutto “torni come prima”. Anche perché già solo come deficit, presumo nuovi picchi autorizzati da mamma UE con la causale “guerra”.
STAY TUNED!
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