ITALIA: crescita economica potenziale pari a ZERO
Lasciamo in disparte il ruolo dell’Euro in questa fase di recessione italiana e quanto lo stesso abbia influenzato questo downtrend.
Come forse ricorderete, ho parlato in passato del grande problema italiano, che ha fatto inabissare la nostra economia. E questo grande problema si può dividere in alcuni sottopunti:
a) cattiva gestione politica
b) poca flessibilità del lavoro
c) eccessivo carico fiscale
d) finanza pubblica NON sotto controllo
e) necessità di riforme strutturali MAI effettuate
La famosa “diligenza del buon padre di famiglia” è andata a farsi benedire e ci ha fatto inabissare. Il “non intervenire” con riforme strutturali e il vivere la storia senza badare a spese (mi riferisco in particolar modo ad un duo che al Governo ha fatto danni inenarrabili) ha creato un gap che non solo ci ha allontanato dagli altri paesi d’Europa, ma che poi ha contribuito ad ampliarne le distanze.
L’OCSE ha provato a disegnare quale sarebbe il tasso di crescita delle principali economie a livello potenziale in assenza di crisi economica, oltre che a tracciare quale sarebbe comunque il potenziale di crescita dell’economia stessa oggi.
La cosa disarmante è vedere cosa viene tracciato per l’Italia.
Il potenziale di crescita per l’Italia sarebbe…praticamente ZERO. Inoltre se analizziamo il potenziale di crescita pre crisi scopriamo che, udite udite, Italia e Germania potevano potenzialmente essere, oggi, alla pari. Riprendiamo quanto scrive Manfredi de Linkiesta:
Si prenda come paragone la Germania; l’Italia aveva lo stesso, scarso, trend di crescita nel periodo pre-crisi. Si noti come la linea rossa termini nel 2015 per entrambi i paesi a un livello di 120. Ciò significa che in 15 anni avremmo assistito a una crescita, non certo eccezionale, del 20%. Ebbene la Germania, con questi dati, sta semplicemente seguendo il suo percorso potenziale (che, come abbiamo detto non è certo eccezionale). Chi critica i governi della Merkel per aver fatto poco in termini di riforme strutturali, troverà in queste stime una chiara corroborazione alle propire tesi. Per quanto riguarda il nostro paese, il declino è scritto a caratteri di fuoco. Al netto dei problemi ciclici, in Italia esistono e sono innegabili seri problemi dal lato dell’offerta, risolvibili solo con profonde riforme strutturali. (Source)
Voilà. Un plauso a Manfredi che in queste frasi ha sintetizzato in modo ideale il grande problema della nostra Bella Italia. Un problema strutturale che ha soffocato la nostra economia e che la soffocherà ancora nei prossimi anni. E l’Euro, certo, non avrà aiutato, ma occorre ammetterlo: la Moneta Unica spesso è un eccellente capro espiatorio che viene usato per nascondere le vere magagne dell’Italia che non sono mai state seriamente affrontate. E ancora oggi molti non hanno capito che anche con la Lira la storia non cambierebbe (sempre se non in peggio).
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NB: Attenzione! Leggi il disclaimer (a scanso di equivoci!)
la non crescita del nostro paese è stata sino al 2008 “onesta” ovvero non drogata da interventi monetari ed eccesso di debito, altrove o è stata pilotata dall’arretratezza dell’economia e/o dalla crescita della popolazione. Il link che segue punta a un documento che ha provocato molte discussioni. L’autore è un celebre e rispettatissimo macro economista americano e la tesi è la fine della crescita quantitativa per una serie di ragione che l’autore illustra in modo assai convincente. Sarebbe opportuno che chiunque sia interessato a questi temi se lo leggesse eventualmente anche assieme alle risposte che esso ha ricevuto in un senso o nell’altro. Ma il tema è troppo importante per delegarlo a chiacchiere da bar, prive di argomentazioni macro economiche a supporto, in un chiacchiericcio che non spiega assolutamente nulla.
Is US economic growth over? Faltering
innovation confronts the six headwinds
Robert J Gordon
Northwestern University and CEPR
September 2012
http://www.cepr.org/sites/default/files/policy_insights/PolicyInsight63.pdf
purtroppo l’italiano è una bella lingua, musicale e con una lunga storia. Utile per leggere Leopardi in originale ma a livello internazionale rilevante quanto lo swahili.
Mi sa che oggi i mercati finanziari e soprattutto quello Italiano sono in parte tornati sulla terra…anche se ancora tanto c’è da fare 😐
…ed ‘lai rasun!
…ma da cit en-vergugnava a parlè en dialet, ma adess ogni tant am-pias co’ scrivj-u’ anche sa alè en casin!
ma che dialetto piemontese, … qui ci vuole gente che quando impreca … ci vuole del colore !!!
Ai é quèlc d’ón ch’ai piès dir “accippicchia”.
Quèlc d’ón èter “perbacco, ohibò”.
Zérti vólt as sent dir “porcogiuda,
“putana l’éva”, “ch’at gnéss un azidànt”.
Ma la pió gióssta par la matéina e in ze nait,
la capessen in Bolivia ed in Kuvait.
Perdindirindina?… No, no! Accidentaccio?… Moché!
Poffarbacco?… Mo nianc! Capperi?… Eh… no!
Quand l’é fradd… socc’mel! Quand l’é chèld… socc’mel!
Et vésst che gnòca… socc’mel! It han guzè la màchina… socc’mel!
…
Quand l’é fradd… socc’mel! Quand l’é chèld… sempre socc’mel!
Come passa il tempo… non ci son più le mezze canzoni!
Guarda che tramonto… socc’mel che bel tramonto!
T’i tròp bèla… socc’mel stì béla!
Un gol ch’l’é un spetàquel… socc’mel che gnòc!
San qué in mèz al tràfic… du maron, socc’mel!
Im han inculè la màchina… eh, ban bàn!
Va mo là, va mo là, va mo là, va mo là, va mo là!
Quand l’é fradd… socc’mel!
Quand l’é chèld… socc’mel!
T’i tròp bèla… t’i belessma, t’al dèg mè!
Come passa il tempo… sembrava ieri…
Diobono è già il 2000… socc’mel!
Si,si come no. Questa la capiscono in tutto il mondo prrrrrrrrrrrrrrrr
Ehi Jhon socc’mel è molto bolognese sei di queste parti ?
Io sto in mezzo tra socc’mel e mail ac du m….n
oppure qui ai politici dicono tipo: gnis n’azident …
vaca ti ecta fat…e via andare
…ma che dialet a leu??
en piemonteis “socc’me” as dis “CIUCIA SI’ E RUMPA NAN EL BALE!” 😮
…PORCA TROJA ANC’ I MERCA A PARDU EN CASIN E NIAUTI AS DIVERTIMA CUI DIALAT!
AI SUMA PROPRI ED GIU-A-LLERA!!
Guarda che adesso John l’ha detto dove abita. ( io so a quanti km )
allora magari un’altra volta, potresti scrivere per spiegare ai frequentatori del blog, 2 righe in mandarino, visto che è la lingua più parlata nel mondo. Nessuno è obbligato a tradurre gli articoli che cita in qualunque lingua siano scritti, ma rispondere che la lingua italiana non conta un fico secco è una risposta in linea con la mancanza d’identità che permea questo paese, a differenza degli altri paesi latini, a prescindere dal fatto che si tratti di lingue più diffuse della nostra. Lo spagnolo ad esempio è la numero 2 in classifica fra le madre lingua nel mondo. Comunque madrelingua spagnoli e francesi non si sognano di disprezzare la loro lingua come si fa in Italia e non si usano nella lingua scritta e parlata tutti gli inglesismi che si usano qua, e in questi paesi si ha anche maggior rispetto per l’italiano che in Italia. Quest’anno ho fatto scalo a Parigi con un volo di AirFrance, e un connazionale dove si piglia la navetta per cambiare terminale ha tentato grossolanamente di parlare francese, l’addetto allo smistamento dei passaggeri gli ha risposto in italiano: scusi, se lei è italiano, parli italiano. Non è un caso che la promotrice dell’intercomprensione fra lingue romanze sia francese. L’intercomprensione, per chi non lo sapesse, è un metodo per capirsi parlando la propria lingua fra parlanti lingue dello stesso ceppo, senza dover ricorrere così a una lingua “terza”, ovviamente l’inglese.
mi permetto di aggiungere ai 5 punti che questo è un paese dove non c’è più il diritto.
uno sfogo incomprensibile. L’italiano a livello internazionale è irrilevante perché è parlato dallo 0,8% della popolazione e non viene utilizzato come lingua franca nelle pubblicazioni di qualsiasi natura. Contestarlo mi sembra assurdo, è come contestare che il l’acqua è bagnata. Se avessi scritto che l’italiano è una lingua orrenda che non serve a nulla e che dovremmo disimpararlo comprenderei quanto scrivi, ma non l’ho scritto, ho scritto che è bello e dalla grande storia quindi nobile. E’ un pezzo della cultura umana come lo swahili e ogni frammento anche 10.000 volte più piccolo dovrebbe essere preservato, è l’equivalente umano della biodiversità. Ti assicuro che se la gente conoscesse almeno una seconda lingua, la propria madrelingua non ne sarebbe penalizzata, al contrario, mentre chi parla almeno una seconda lingua, è un cittadino del mondo con più opportunità. Perché devo scrivere queste ovvietà a mezzanotte ? Perché quello che hai scritto mi secca assai, lo reputo offensivo, mi avessi dato dello stronzo lo avrei preferito… ah ho letto solo ora il secondo commento in dialetto… ancora più incomprensibile… deve essere un momento difficile se la gente trova ragioni per incazzarsi sul nulla.
Moolte grazie per il link.
E’ un momento difficile, sò ‘azzi annunciati.
Ai bei tempi mi ero messo a studiare ideogrammi cinesi, il motore è stato un poeta che che ne aveva tradotti molto bene un bel po’ ma giudicandoli di fatto intraducibili.
Lì la vedo dura, è anche un modo di pensare e immaginare diverso.
Probabile che l’inglese farà la fine del latino come per tutte le lingue imperiali una volta caduto l’impero.
Come struttura, è molto meglio il latino, non è una lingua barbara ma purtroppo è un pochetto desueta e non siamo arrivati a civilizzarli tutti, non ci sono arrivati neanche i cinesi dall’altra parte del globo.
Di queste cose si paga sempre pegno, storicamente dissertando.
qua siamo in Italia, non all’estero. comunque parlo spagnolo e francese, poco ma quanto basta, e ho comprato il testo di euroM5, per evitare la famosa lingua terza.gli altri fanno quello che vogliono
—– Tra gennaio e marzo i fallimenti aziendali sono stati 3.811, il 4,6% in più rispetto allo stesso periodo del 2013. Secondo i dati del gruppo di informazioni creditizie Cerved, analizzati dall’agenzia Ansa, è un nuovo record, anche se nei trimestri precedenti i default crescevano a doppia cifra e si registra un calo delle chiusure aziendali con forme diverse dal fallimento.—–