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GUEST POST: Ma quanto se ne sa veramente della Cina?

Scritto il alle 14:53 da Danilo DT

Buongiorno a tutti!
Appena tornato dalla mini vacanza ligure, mi ritrovo nella casella di posta un’email scritta da un amico che si firma col nickname “
Gaolin”, un appassionato ed esperto di quel misterioso ma sempre più fondamentale paese nelle dinamiche e negli equilibri geopolitici mondiali. Ovviamente stiamo parlando della Cina, il Celeste Impero che sta pian piano acquistando un posto da protagonista nel panorama mondiale.

Vi lascio alla lettura di questo interessante post scritto da Gaolin che ringrazion pubblicamente per questo articolo.


STAY TUNED!


Ma quanto se ne sa veramente della Cina?

Se la domanda riguarda noi occidentali la risposta è facile: generalmente molto ma molto poco e in modo confuso.
Eppure la Cina è un vero e proprio enorme continente, i suoi prodotti ormai sono presenti dappertutto, nei grandi centri commerciali di tutte le metropoli del mondo, nei vari mercatini e nei più sperduti e miseri villaggi dell’entroterra africano.
Eppure sempre più spesso veniamo a sapere che in Cina si inaugurano opere colossali, realizzate in tempi incredibilmente brevi, si raggiungono nuovi record di crescita, che definire strabilianti è poco.

Eppure la Cina è una nazione popolata da oltre 1.300.000.000 individui, che è tutto dire.
A onor del vero non sono poi tanti gli anni trascorsi dal momento in cui la dirigenza cinese ha deciso di voltare pagina e aprire “alla cinese” la sua economia verso il resto del mondo. In fondo 20 anni fa la Cina contava come zero nel PIL mondiale e l’arretratezza del suo sistema economico-industriale di allora faceva pensare che mai più i la Cina avrebbe potuto competere con i paesi sviluppati, costituenti la triade del potere economico di allora, ovvero USA, Europa e Giappone.

Quello che è successo invece in soli 20 anni è sotto gli occhi di tutti. la visione che però si ha di questo eccezionale fenomeno è più o meno distorta, soprattutto perché si tende ad analizzare la Cina secondo la nostra mentalità, con il nostro modo di valutare, con i nostri pregiudizi.
Ma c’è una analisi abbastanza semplice per descrivere questo fenomeno? O perlomeno è possibile individuare quali sono state le chiavi di questo straordinario sviluppo e boom economico che non trova paragoni nella storia, né come dimensioni, né come rapidità?
In questi ultimi anni si sta tentando di decifrare il fenomeno cinese, facendo parecchia confusione ma soprattutto rendendosi poco conto del baratro verso cui le economie occidentali stanno andando, se la situazione non verrà radicalmente modificata.
Quello che però andrebbe subito ben compreso è che la Cina è, nel bene e nel male, una nazione gestita da una dirigenza illuminata e molto lungimirante, con criteri molto simili a quelli di un’azienda che tende al massimo dell’efficienza . La grande differenza fra la Cina e i paesi occidentali è soprattutto in chi governa.

In Cina il governo governa nel vero senso della parola, cioè decide e realizza quanto progetta, avendo come faro esclusivo l’interesse del proprio paese, anche se sempre viene a parole camuffato in interesse reciproco.
La dirigenza cinese nel suo complesso ha le idee chiare sugli obiettivi a cui vuole arrivare, mentre in occidente a dominare ormai sono gli interessi di ristrette oligarchie potenti e avide, sempre più in stretto collegamento con una classe politica poco competente, specie in campo economico, quindi facilmente soggiogabile . Inoltre in occidente ci siamo dotati di leggi, regole, norme, direttive e quant’altro tali da far spesso passare la voglia di fare impresa. In Cina invece il governo, pur introducendo continuamente nuove regolamentazioni, che si rifanno a quelle occidentali, sta ben attento di non creare artificiose difficoltà a chi opera nell’economia reale e nei servizi all’apparato industriale. Le nuove leggi introdotte sono normalmente di semplice applicazione e fatte rigorosamente rispettare in tempi brevi, specie alle imprese straniere, dopo l’iniziale fase di rodaggio



Tornando all’illuminata dirigenza cinese, di solito molto snobbata dai capi grandi e piccoli che stanno ai vertici politici dei paesi occidentali, è il caso di fare un breve elenco, anche se non esaustivo di quali sono stati i presupposti, le constatazioni, i fattori, gli obiettivi, che i governanti cinesi hanno considerato 20 anni fa circa e su cui dopo hanno scientificamente basato lo straordinario sviluppo economico del proprio paese. Eccone alcuni:

1. La Cina diventerà il paese più importante del mondo. Di questo obiettivo tutti in Cina sono più che consapevoli e convinti.

2. La Cina è il paese più popolato del mondo, composto da oltre 1.300.000.000 individui normalmente molto disciplinati e disposti per natura a lavorare sodo, come ormai in occidente pochi sanno cosa voglia dire.

3. Per dar loro sufficiente lavoro devo avere a disposizione un mercato molto grande, cioè il mondo/terra intero. Inizialmente mi concentro su quelli più ricchi dell’occidente capitalista.

4. Per penetrare nei mercati dei consumatori di questi paesi prendo esempio da come hanno fatto quelli che hanno iniziato questo processo prima di noi, cioè Giappone, Korea e Taiwan. Anzi noi cinesi vogliamo e saremo capaci di fare meglio.

5. Per avere a disposizione i capitali e le tecnologie produttive che la Cina non ha ma che sono necessari per un rapido sviluppo, non faccio come i paesi sopra che mi hanno preceduto ma concedo ai capitali stranieri libero accesso in Cina ma solo per investimenti produttivi, finalizzati soprattutto all’export o alla fabbricazione di prodotti tecnologicamente sempre più evoluti;

6. Per convincere gli investitori stranieri a venire in Cina garantisco loro manodopera a buon mercato e con pochissime tutele del lavoro.

7. Siccome come governo cinese voglio mantenere il potere a casa mia esercito un rigido controllo su questi investimenti produttivi stranieri, attraverso il “sistema cinese” che, nel tempo, tende ad espropriare di fatto lo straniero occidentale della gestione dell’impresa.

8. Concedo un praticamente libero acceso all’immigrazione per lavoro in Cina ma solo di stranieri aventi qualifica professionale elevata, ovvero tecnici qualificati e manager;

9. Piano piano, anzi più alla svelta possibile, miglioro lo standard qualitativo dei prodotti cinesi, grazie all’aiuto degli occidentali che sono pieni di pretese sul fronte della qualità e che hanno tanta voglia di insegnarci tutto su come si fa, fino a farne di migliori.

10. Per garantire un costo del lavoro basso mantengo a tutti i costi un rapporto di cambio estremamente favorevole agli esportatori, attraverso un quotidiano controllo della parità monetaria della valuta cinese, tale da non temere alcuna concorrenza da parte di paesi potenziali rivali.

11. Per avere disponibili le materie prime faccio degli accordi commerciali con i paesi che le detengono. In cambio do loro i beni che la Cina produce a prezzi imbattibili.

12. Se nessuno se ne accorge bene in tempo di come andrà a finire, la Cina si sarà creata una posizione economica dominante talmente forte che nessun altro paese potrà scalfirla per un lunghissimo tempo, né USA, né Germania, né Japan, né tantomeno tutti gli altri paesi manifatturieri, ridotti al ruolo di miseri comprimari.

Ad ogni modo la chiave di tutto questo processo sta al punto 10.

Quanto dirompente sarà questo processo per il resto del mondo sta nel punto 1. infatti 1.300.000.000 di cinesi, grandi lavoratori, con straordinaria inventiva e con un senso degli affari molto spiccato e diffuso, sono in grado di produrre tutto ciò che serve per tutto il resto del mondo.
Per il momento noi occidentali, più o meno inebriati da un benessere materiale che ci appaga, ci riteniamo ricchi più dei cinesi, perché possiamo comprarci cose più o meno utili da loro prodotte nei nostri opulenti centri commerciali e andare ogni tanto a visitare questo straordinario paese, facendovi i veri signori con l’equivalente di una paga mensile che da noi invece è al limite della sussistenza.
Questo bengodi però è destinato a non durare ancora per molto, anche perché nei paesi occidentali il lavorare sodo è una virtù sempre più rara. In proposito è meglio dire che ormai non è più diffusamente considerata una virtù.

Gaolin (inviato il 16/08/2010)

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