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FOCUS: Mercati efficenti e previsioni attendibili
In un contesto di mercati efficienti è possibile valutare e anticipare il futuro? E per i CDS (Credit Default Swap) a quale conclusione si è arrivati? Il mercato ha ragione a considerare il default Grecia ormai inevitabile e l’Italia così ampiamente esposta al rischio di “default”?
Buongiorno a tutti!
Ennesima puntata della “piccola partnership” (non di tipo commerciale, ci tengo a sottolinearlo) con una casa d’investimento (AnimaSgr) con un approfondimento di indubbio interesse.
Tengo inoltre a precisare che questo video è dedicato soprattutto agli investitori magari non super professionisti, ma è anche interessante per coloro che sono più “navigati”. Piccola nota: il video è stato creato qualche giorno fa ma ritengo sia sempre valido.
Ovviamente sarò ben lieto di leggere i Vs feedback su questa iniziativa. Vi lascio al video e alla sua trascrizione. Buona visione!
http://www.youtube.com/watch?v=lKp5Qko70ao
In un contesto di mercati efficienti è possibile valutare e anticipare il futuro?
Uno dei paradigmi più inossidabili della teoria finanziaria ortodossa è quello che i mercati finanziari siano “efficienti”. Nel gergo tecnico della finanza, un mercato è considerato efficiente quando tutte le informazioni (che ne sono la materia prima) sono istantaneamente e razionalmente utilizzate da tutti gli investitori. Quando tutti gli investitori utilizzano al meglio tutte le informazioni disponibili, i prezzi che si formano sul mercato sono sempre “giusti”.
Negli ultimi tempi, alcuni economisti hanno cercato di capire (e misurare) se, quando e in quale misura i mercati abbiano eventualmente ragione. Gli analisti del Fondo Monetario Internazionale hanno ad esempio cercato di verificare se la caduta dei corsi azionari sia in grado di predire l’arrivo di una recessione economica; in un altro paper, un gruppo di ricercatori dell’Università della California si è invece chiesto se gli spreads sui CDS siano una misura attendibile del rischio di insolvenza di uno stato sovrano. Entrambi gli studi riservano qualche sorpresa.
Infatti, il paper del Fondo Monetario mette in evidenza che, in molti paesi (USA, UK, Francia e Giappone) la caduta del mercato azionario ha una modesta capacità predittiva della recessione economica. In Germania ed in Italia l’andamento della borsa non mostra invece di avere alcuna significativa capacità predittiva. La vista dei mercati non è cioè perfetta e, in alcuni casi (come in Germania ed Italia) sembrerebbe anzi afflitta da pesante miopia.
E per i CDS a quale conclusione si è arrivati?
Un’analoga conclusione emerge anche dallo studio dedicato ai CDS. I CDS (Credit Default Swap) sono derivati attraverso i quali il detentore di titoli di debito si difende dall’eventualità che l’emittente di quei titoli risulti insolvente. I CDS sono cioè una specie di assicurazione contro il rischio di “default”.
Analogamente a quanto avviene nelle usuali polizze assicurative, i CDS prevedono il pagamento di un premio a carico dell’assicurato che viene chiamato spread. Ovviamente lo spread dei CDS sarà tanto più alto, quanto maggiore è la probabilità che l’emittente fallisca.
Negli ultimi anni, si è assistito ad un sistematico aumento degli spread sui CDS dei debiti sovrani europei. Ad esempio, gli spread della Grecia hanno superato i 6500 p.b., segnalando una implicita probabilità di “default” superiore al 90%. Nel corso della scorsa estate, gli spread dei CDS sui titoli di Stato italiani sono improvvisamente passati da meno di 200 a 500 p.b., equivalenti ad una probabilità di “default” dell’Italia del 35%, ancora molto inferiore a quella della Grecia..
Il mercato ha ragione a considerare il “fallimento” della Grecia ormai inevitabile e l’Italia così ampiamente esposta al rischio di “default”?
Le verifiche fatte dagli studiosi californiani sembrano metterlo in dubbio. Essi hanno infatti calcolato quale dovrebbe essere il livello appropriato dello spread sui CDS, guardando alle effettive condizioni fiscali delle economie europee ed hanno scoperto che lo spread dei CDS (che è un indicatore attendibile in condizioni di mercato “normali”) perde gran parte della propria attendibilità in situazioni di crisi.
Tutti i giorni siamo ormai bombardati da titoli cubitali sui giornali che ci informano di crolli di borsa ed ulteriori allargamenti dello spread dei CDS, ma le evidenze suggeriscono che usare borse e spread come una bussola per orientarsi può non essere saggio.
Anche i mercati reagiscono infatti alle medesime emozioni e soffrono della medesima miopia dei comuni mortali. Nelle fasi di crisi, aumenta infatti esponenzialmente la volatilità delle borse, che è un sintomo di incertezza e di ansia. Ed è dimostrato che quando aumenta la volatilità, anche il potere esplicativo dello spread dei CDS decresce significativamente. Da qualche mese, tutti gli indicatori di volatilità sono su livelli massimi, segno che i mercati sono poco lucidi e propensi al panico.
Il mercato non è un oracolo e oggi -per nostra fortuna- è uno di quei momenti in cui potrebbe sbagliarsi.
STAY TUNED!
DT
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RAGAZZI vorrei chiedervi una cosa, ma quindi adesso si va long fino a dicembre secodo voi ???
come la vedete???
La lista di società usa in possibile dafault conta ben 11 aziende
caposci@finanza:
RAGAZZI vorrei chiedervi una cosa, ma quindi adesso si va long fino a dicembre secodo voi ???come la vedete???
bhè la mia view sui mercati prevede di certo una continuazione del rally, che fra aiuti vari, HFT e quindi la probabilità di avere un trend semi-pilotato farà si che il rally proseguirà… è possibile che duri anche fino a natale per una questione ciclica… 😉
grazie clandestik.
ottimo vorrei chiedere un aggiornamento a Lucakas.Nei COT è cambiato qualcosa?
Il supporto dei 1100 non è stato rotto, perchè deve essere confermato per 3 gironi di fila giusto ???
Grazxie spero in qualcuno mi delucidi
Su ENI:
1) confermati i target di piano 2011-14: CAGR (crescita media annua ponderata) produzione 2011-14 maggiore del 3% con target 2014 sopra 2,050 milioni di barili al giorno, sulla base di uno scenario che prevede il petrolio a 70 dollari il barile. Con il petrolio a 100 dollari il barile il CAGR scende a +2%.
2) maggiore visibilità su crescita post 2014, con CAGR 2014-2021 indicato al 2%.
3) focus su Africa, dove Eni è la prima International Oil Company (OIC) e concentra oltre il 40% degli start-up (avvio lavori di perforazione o sviluppo) attesi nel periodo 2011-2014.
4) il mantenimento di una solida struttura patrimoniale resta priorità del Gruppo. Su quest’ultimo punto si inquadra la possibile cessione/scorporo di Snam Rete Gas, su cui il Ceo Paolo Scaroni continua a dichiararsi aperto: obiettivo del management è realizzare un’operazione nell’interesse sia degli azionisti Eni che Snam.
5) In merito alla Libia, Scaroni ha negato che il giacimento di Elephant sia rimasto fortemente danneggiato, come anticipato da indiscrezioni l’altro ieri, e ha confermato i target di un recupero della piena produzione oil in 12 mesi. Per il gas i tempi sono più brevi, nell’ordine dei 2 o 3 mesi.
Ma quelli di GS fumano le canne?
Moody’s, non GS, ma la sostanza non cambia, è chiaro come il sole che da tempo si è scatenato un attacco speculativo sul nostro paese, proprio da parte di quelle agenzie di rating.
Cavoli, questa non me l’aspettavo:
“New York – Mercato allarmato negli ultimi giorni dalla possibilita’ imminente di un default per American Airlines e Eastman Kodak. Ma attenzione, non sono le uniche…”
WOW KODAK e American Airlines in default???