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Criptovalute: 2018, anno della maturità (e non dell’estinzione)

Scritto il alle 10:21 da Marco Dal Prà

Mentre i mass media continuano a focalizzare l’attenzione sulle quotazioni altalenanti di Bitcoin & C., un fatto che si è visto già molte volte dal 2011 ad oggi, vorrei evidenziare ancora una volta che per farsi un’idea di quanto sta accadendo nel mondo delle criptovalute è necessario consultare i siti internazionali che si occupano specificatamente di questo settore, settore che i media tradizionali hanno modo di trattare solo superficialmente.

Infatti, guardando i titoli di giornali e relativi siti web, sia italiani che europei, sembrano esserci solo eventi negativi, come i divieti minacciati dai governi o e le cadute del valore sul dollaro; al contrario se si consultano i siti internazionali come Coindesk o CCN.com si scopre che le cose stanno andando diversamente.

Ad esempio che i team di sviluppatori hanno ben altri problemi, come ad esempio l’esplosione nel numero di transazioni giornaliere maggiore di quanto si poteva prevedere, e che stanno intasando le Blockchain di Bitcoin e di Ethereum.

Un passo indietro

 

E’ del tutto evidente che dal 2016 ad oggi abbiamo avuto esponenti politici e funzionari di tutto il mondo che, a turno, hanno fatto letteralmente a gara su chi la sparava più grossa contro le criptovalute. Compresi dirigenti di grandi gruppi bancari.

Ma poi se andiamo a guardare il seguito di queste notizie, si scopre che queste loro esternazioni non si sono quasi mai concretizzate.

La più clamorosa di questi giorni è quella del ministro della giustizia Coreano, che aveva parlato di proposta di legge per vietare il trading sulle criptovalute, cosa che ha provocato un importante crollo nel valore di Bitcoin e le altre criptovalute. Di risposta i cittadini coreani si sono “sollevati, sommergendo di proteste il sito del governo. Addirittura, essendo state sottoscritte in pochi giorni oltre 200.000 petizioni, per il governo scatta l’obbligo di rispondere ufficialmente (Come spiegato qui).

Governo che comunque tramite un suo portavoce si è affrettato a smentire che ci siano iniziative a breve termine su questo argomento.

https://twitter.com/iamjosephyoung/status/951428854085689344?ref_src=twsrc%5Etfw&ref_url=https%3A%2F%2Fcointelegraph.com%2Fnews%2Fofficial-no-cryptocurrency-trading-ban-in-south-korea-government-says

Tra l’altro il ministro della giustizia successivamente è stato accusato dai partiti dell’opposizione di “Manipolazione del Mercato” (LINK QUI) e, ancora peggio, si è scoperto che molti dipendenti pubblici hanno venduto le criptovalute di cui erano in possesso il giorno prima, a confermare che c’era stata una fuga di notizie.

La storia coreana quindi è molto più ingarbugliata di quello che appare dai nostri mass media.

Torno quindi a ribadire che le notizie sulle Crypto-Currency non si possono basare sugli articoli dei media tradizionali perché non hanno lo spazio sufficiente a trattarli in modo esaustivo.

 

Notizie dall’Europa

Se posso invece commentare la notizia che è circolata in questi giorni circa una commissione “d’inchiesta” francese sulle criptovalute, non ci trovo nulla di strano. Sta accadendo ciclicamente a tutti i governi del mondo, che i parlamenti locali vogliano capire meglio questo nuovo “ecosistema”.Ieri l’India, l’altro ieri il Giappone, oggi la Francia.

La politica vede un nuovo fenomeno e cerca di studiarlo e capirlo. Solo che arriva con il solito “ritardo”. Non vedo motivo di preoccupazioni.

Dando una rapida occhiata allo Spiegel e al Der Standard (no, non so anche il tedesco, ho usato Google Translator) ho guardato cosa si dice in proposito in Germania. Qui posso anche condividere quello che ha detto Joachim Wuermeling, membro del consiglio esecutivo della Bundesbank, intervenuto nei giorni scorsi a Francoforte, che ha detto “le cripto valute prima o poi diventeranno oggetto di legislazione, ad esempio, la protezione dei consumatori o le questioni fiscali”.

Del resto, il caso Bitconnect, ad esempio, la “criptovaluta” truffaldina che prometteva enormi guadagni, con il portale improvvisamente chiuso proprio in questi giorni, dimostra che anche con la buona volontà le norme di legge attuali rendono molto difficile prendere provvedimenti contro questi schemi ponzi.

Il funzionario della Bundesbank, comunque ritiene che le possibilità di regolare criptovalute come Bitcoin siano limitate, perchè sarebbe necessaria la massima cooperazione internazionale.

E qui spuntano le differenze tra le Nazioni, come riportato da una apposita pagina di Wikipedia (Link Qui), che riporta i luoghi con i “divieti” ed i luoghi in cui sono ammesse.

Del resto, dato che le criptovalute viaggiano tramite internet, non hanno confini, pertanto che un singolo governo le “vieti” significa poco o nulla. Ad esempio se sono stati vietati gli exchange o le piattaforme di trading locali, non significa, ad esempio, che un cittadino non possa installare nel proprio smartphone un wallet e possa usare bitcoin o altra crypto per pagare un qualunque servizio o prodotto.

A meno che qualche “politico” non decida che internet deve essere chiusa… ma qui forse sarebbe la fine della politica

 

A proposito di servizi

Sempre a proposito di “divieti” mi chiedo infine come si pongono i detrattori delle criptovalute verso tutte quelle monete che nascono specificatamente per fornire appositi servizi. Progetti che tramite il crowdfunding delle ICO hanno raccolto milioni di dollari, i cui promotori (anche importanti) si sono impegnati a portare a termine secondo una timeline.

Parlo ad esempio di Siacoin, MaidSafeCoin, Storj, che offrono Backup decentrato e Crittografato, di Basic Attention Token, che offre un web browser che “paga” chi guarda le pubblicità, di PowerLedger, che si prefigge di pagare gli scambi di energia elettrica, di Golem, che si prefigge di pagare la computazione decentrata, di Augur e Gnosis, che si prefiggono di entrare in concorrenza con assicurazioni, l’identità digitale di Civic.

Senza parlare di tutte le iniziative che entreranno nel settore dei giochi, delle scommesse sportive, dei casinò online (dei quali tra l’altro Edgeless è già partito).

Infine ci sono i settori del volontariato e delle offerte caritatevoli, come la Blockchain dell’Agenzia dei rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) oppure l’italianissimo progetto Aidcoin, la blockchain per la beneficenza del sito Charity Stars, che ha raccolto oltre 16 Milioni di dollari con la sua ICO, della quale anche qui su Finanza.com è stata data notizia.

Insomma, un ecosistema di molteplici progetti già partiti o comunque in sviluppo avanzato: che facciamo, chiudiamo tutto e mandiamo tutti a casa perchè queste blockchain si rifanno a cryptovalute ?

 

2018, anno per l’adozione ?

Da come si stanno sviluppando molti progetti sulle criptovalute e relative blockchain, penso che nell’arco del 2018 più qualcuno potrebbe vedere la luce.

Che qualche governo minacci divieti per alcune piattaforme di trading, nelle quali ci potrebbero essere anche comportamenti truffaldini, ci può stare, anzi lo ritengo anche corretto.

Ma da qui a passare centinaia di programmatori e sviluppatori come dei truffatori o dei fuorilegge mi sembra veramente eccessivo. Cosa che prenderebbe dentro anche le aziende sottostanti.

Come si è visto in Cina le chiusure sono controproducenti, perchè poi nascono vie alternative, come gli Exchange decentrati o le piattaforme come LocalBitcoins, che sfuggono a qualunque controllo. Oppure i minatori professionisti trovano subito qualcuno che offre loro modo di spostarsi, come il Canada nei confronti di Bitmain.

Della serie “peggio la pezza del buco”, oppure se preferite, come direbbero qui in Veneto, “peggio il tacòn del buso. E a proposito di Veneto, ecco un post che è apparso su Facebook questo dicembre daa parte di una comune carrozzeria :

 

Conclusione

Se queste iniziative, con relativi software e blockchain, offriranno i servizi rivoluzionari ed competitivi che hanno promesso, i consumatori non perderanno tempo ad adottarle.

E, a differenza degli anni ’90 quando l’elettronica era ancora primordiale, Smartphone, Tablet, PC e connessioni ad internet faciliteranno queste migrazioni più rapidamente di quello che si possa pensare.

Certo, le criptovalute sono circa 900, alle quali ci sono da aggiungere oltre 500 token: non tutti i progetti andranno a buon fine, ma ricordo che questo è un fenomeno globale; c’è spazio in abbondanza per 1500 progetti.

Mi chiedono come sarà il 2018. Non ho la sfera magica, ma penso che questo sarà l’anno in cui vedremo andare in porto alcuni di questi progetti. Non so quali, ma sarà per loro la prova dei fatti. E, se le premesse sono corrette, il mondo crypto potrebbe diventare un pò meno speculazione e un pò più adozione. Basta solo pazientare.

Al di là dei balletti di cifre giornalieri.

 

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6 commenti Commenta
ddb
Scritto il 21 Gennaio 2018 at 12:24

Confermo la mia convinzione:
– le criptovalute in circolazione sono delle “sole” (semplicemente, non sono “”valute”)
– la blockchain è una innovativa, ma semplice struttura dati che verrà utilizzata in specifici (e limitati) ambiti (consorzi) che giustificano da distribuzione delle responsabilità dell’archivio e gli elevatissimi costi operativi.

Diffidiamo dei database tradizionali trasformati (crittografandoli e impedendo la cancellazione delle schede) e spacciati per “blockchain” solo per attirare l’attenzione mediatica.
Non è “blockchain” se la responsabilità dei dati è di un unico soggetto, questa e i “dati” devono essere “distribuiti” il più possibile.

Infine, per chiarezza, le strutture dati a “blocchi” “concatenati” esistono da “sempre”.
Ad esempio, l’Archivio Catastale Italiano, come la Conservatoria sono strutturati in questo modo.
Solo che la responsabilità dell’integrità e veridicità del DB è affidato ad un unico ente (e non distribuita a “n” soggetti -vera innovazione della blockchain-).

ddb
Scritto il 21 Gennaio 2018 at 12:53

Quindi,
se uno va dalla Carrozzeria Castellana per un preventivo in Bitcoin
l’importo concordato verrà “accettato” all’effettivo pagamento (ad esempio dopo un mese) indipendentemente dalla storia del cambio?
Quindi se sale, il cliente non eccepirà di pagare, ad esempio, 6.000 euro invece di 3.000;
ovvero la carrozzeria, se il cambio scende, non eccepirà di ricevere 1.500 euro invece di 3.000.
Sono curioso di sapere come pagherà i fornitori e i lavoratori, come verrà calcolata (e versata in euro) l’iva, stabilito il cambio “ufficiale” da riportare nei libri contabili.
Infine perché la suddetta carrozzeria dopo il post del 15.12.17 non ha aggiornato le sue pagine “informazioni” e “note” con la specifica “innovativa e trendy” dell’accettazione delle criptovalute?
… a me, pare una strunz……. 😉

ddb
Scritto il 21 Gennaio 2018 at 14:56

… iniziando da quello che scrivono i giornali…

ddb
Scritto il 21 Gennaio 2018 at 14:59

… passando a quello che dice la gente…

ddb
Scritto il 21 Gennaio 2018 at 15:00

… finendo a quello che scrive la Finanza nei suoi verbali…

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