Come gestire il grande rialzo dei mercati

Scritto il alle 09:40 da Danilo DT

2014 con borse al TOP, ma anche bond con prezzi alle stelle, mentre commodity depresse e cross EUR USD grande incognita per il futuro. Ma come sopravvivere in questa giungla vista l’aria che tira?

La borsa, imperterrite, continua la sua corsa rialzista, tanto che per molti il vedere i mercati sempre a livelli positivi non fa più notizia.
Non parlo tanto del nostro listino che tuttora mantiene un andamento abbastanza laterale, con multipli senza pari (a sconto) in Europa (ma anche problemi strutturali a livello economico politico che non fanno invidia a nessuno) ma soprattutto la borsa tedesca o quella americana.

MILANO, 29 novembre (Reuters) – Piazza Affari archivia in discreto ribasso una seduta di transizione. Con Wall Street a mezzo servizio per il ponte del giorno del Ringraziamento, gli investitori hanno scelto di mettersi alla finestra, ricaricando le pile in vista del possibile rally di fine anno. In chiusura, l’indice FTSE Mib ha perso lo 0,41%. Il mese di novembre è andato in archivio con un ribasso dell’1,7%. Dall’inizio dell’anno, comunque, l’indice principale del listino milanese è in rialzo del 16,9%. Tornando alla seduta odierna, l’AllShare è sceso dello 0,32%, mentre il MidCap ha guadagnato lo 0,33%. Volumi per un controvalore di circa 1,65 miliardi di euro. 

Il grafico del DAX weekly ve lo abbiamo presentato ieri. Eccovi invece il grafico dello SP 500 daily. Direi che non cambia un gran che rispetto a quanto finora illustrato.

Grafico SP500

Una borsa che sembra non volersi fermare. Una borsa che sale sempre più in alto. Tra i tanti commenti che si trovano in rete su questo momento decisamente particolare per i mercati, dove la ponderazione al rischio è ai minimi storici, ho trovato un interessante articolo del sempre ottimo Fugnoli,  articolo che mi allego in originale e che utilizza una valida metafora per meglio spiegare cosa sta accadendo e cosa accadrà. E sopratutto vi racconta perchè il 2014 sarà l’anno dove il “fai da te” fine a se stesso potrebbe essere MOLTO pericoloso, sotto tutti i punti di vista e su tutti i mercati.

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Ci sono tanti modi di andare in alta montagna. C’è quello degli alpinisti di una volta, ad esempio. Ci si allena a lungo in pianura o a fondovalle, si organizza la spedizione meticolosamente, si attinge dai racconti e dalle esperienze dei vecchi scalatori e finalmente si parte verso l’ultimo borgo della valle, là dove finisce la strada e iniziano i sentieri tra i prati.

Da qui, fatte le ultime provviste, ci si avvia verso il livello della neve perenne con calma e con pernottamenti nei rifugi, non per incapacità di andare più in fretta ma per ambientarsi meglio all’altitudine e per verificare strada facendo l’organizzazione della spedizione. Arrivati finalmente in quota, si piantano le tende sulla neve e si costruisce il campo base. Ci si resta qualche giorno, ci si riposa e ci si abitua all’ossigeno rarefatto. Nel frattempo si verifica ancora una volta l’attrezzatura e si aspetta che il tempo volga al bello. Da una certa quota in su in montagna non si scherza. Il tempo può cambiare improvvisamente e quella che sembrava una passeggiata si può trasformare in un calvario o in una tragedia. Si consultano quindi gli sherpa e le guide locali, che sanno leggere i segni del cielo, e poi si parte lenti, in cordata, per la cima.
Gli alpinisti professionisti di oggi saltano alcuni di questi passaggi. Hanno dalla loro parte la tecnologia, i satelliti, la biochimica e sponsor robusti. Spesso peccano di hybris e in qualche caso pagano caro l’eccesso di fiducia. Di solito però se la cavano, perché hanno comunque esperienza e perché sanno quello che fanno e quello che rischiano.

Ci sono poi gli alpinisti della domenica, persone degnissime e certamente amanti della natura che si dividono, salvo eccezioni, in due categorie. Ci sono quelli che chiudono casa in
città con la piccozza già in mano, lo zaino in spalla e il maglione norvegese addosso anche se è Ferragosto e l’obiettivo da scalare è un delizioso monticello verde popolato dalle pecore sui primi contrafforti prealpini.

Nell’altra categoria rientrano quelli che arrivano in elicottero al campo base dopo una notte di baldoria in città e, come Clark Kent nella cabina telefonica quando si cambia d’abito e diventa Superman, si sfilano la cravatta e il gessato e restano con la tuta termica che la Nasa sta ancora sperimentando per le passeggiate spaziali. Abituati a non perdere tempo e forse leggermente intossicati dall’altitudine, costoro si avviano subito verso la cima correndo e cantando, come fanno i Marines.

Dopo quasi cinque anni di rialzo azionario, le previsioni sul 2014 che in questi giorni le case grandi e piccole stanno pubblicando dicono quasi tutte tre cose. La prima è che le borse saliranno. La seconda è che saliranno di una percentuale compresa tra il 5 e il 10 per cento. La terza è che l’economia globale andrà meglio nel secondo semestre. Ci sono molte buone ragioni per avanzare queste tre ipotesi, che per inciso ci paiono onestamente condivisibili. Bisogna però ammettere che è terribilmente disturbante il fatto che tutte e tre vengano regolarmente proposte identiche a ogni fine anno per l’anno successivo fin da quando eravamo piccoli (e probabilmente anche da prima).

Non è però su queste idee di consenso che ci vogliamo soffermare bensì su quella che una minoranza agguerrita e rumorosa sta cominciando a esprimere con crescente sicurezza. Si tratta dell’idea per cui il bello deve ancora arrivare. Questi anni di rialzo, si afferma, sono stati solo la lenta preparazione ai fuochi d’artificio, questi sì spettacolari, che vedremo da qui in avanti. La ragione? L’economia globale in miglioramento, certo, ma in misura ancora maggiore il vero motivo del turborialzo, l’arrivo in massa (e sempre più visibile) degli alpinisti della domenica. Le moltitudini, come le chiamerebbe Toni Negri.
La prima categoria di alpinisti della domenica, quella con il maglione norvegese che punge come il cilicio, ha peccato come al solito di eccesso di prudenza. Ha affrontato questi cinque anni di borse ampiamente sottovalutate (e di banche centrali che giravano per le strade con gli altoparlanti che invitavano la popolazione a comprare azioni e ad arricchirsi) pensando di dovere affrontare la parete finale del monte Olympus di Marte, a quota ventunomila metri.

La paura ha costretto questa categoria a soffrire moltissimo per i suoi guadagni e a limitarli comprando inutili coperture, uscendo prestissimo per portare a casa piccoli utili salvo poi rientrare più in alto e annacquando le azioni in un mare di bond e di cash. Poiché nessuno è mai morto per eccesso di prudenza, questi investitori, che pure qualcosa hanno guadagnato,
avranno vita lunga. Non sarà di loro che ci si dovrà preoccupare.

Che dire però degli alpinisti della domenica del secondo gruppo, quelli che stanno atterrando sui ghiacci del campo base in questo momento? Hanno visto che il mercato è invincibile e si sono convinti che tutto andrà bene (o sarà obbligato ad andare bene dalle banche centrali). Hanno capito che la Fed e la Banca del Giappone fissano ormai per decreto il livello delle borse, vedono che i bond galleggiano sempre più faticosamente e ora sono pronti, con il dinamismo che li caratterizza, a fare una scommessa pesante che li porti a fare in tempi brevi più soldi di quelli fatti da chi è restato in questi anni nel mercato.

Alcuni di loro saranno fortunati e forse anche brillanti. Cercheranno e troveranno scorciatoie spettacolari (la nuova generazione di Ipo legate a servizi per il grande pubblico attraverso Internet) e, a condizione che un angelo li avvisi in sogno quando sarà il momento di vendere, faranno tanti soldi quanti se ne fecero nel settore nel 1999 e nella primavera del 2000. Altri useranno lunghe leve o acquisteranno call al momento giusto. Altri ancora faranno trading al rialzo e faranno media le poche volte che si troveranno a perdere, in modo da guadagnare ancora di più quando il mercato, invariabilmente e in breve tempo, si riprenderà. La maggioranza, però, scivolerà prima o poi sulle pareti ghiacciate, subirà i venti gelidi della volatilità e chiuderà nel panico e in perdita posizioni troppo estese. Molti riusciranno comunque a guadagnare, ma la mancanza di disciplina e di consapevolezza li indurrà a restare nel mercato troppo a lungo e a subire la prossima correzione severa o addirittura il prossimo bear market (sarà tra mille anni ma arriverà, possiamo stare tranquilli).

A chi arriva adesso al campo base in elicottero o con il paracadute diamo certamente il benvenuto. Meglio tardi che mai. C’è del resto ancora molta strada da fare. Siamo a quota seimila, sulle Ande o sul Pamir o sull’Hindu Kush o sull’Himalaya, e ci sono ancora due-tremila metri da scalare nei prossimi due-tre anni. E poi chissà, ci si può trasferire su Marte, dove le montagne sono così alte da apparire come grossi foruncoli su una sfera rugosa, per sfide ancora più eccitanti.

Sia chiaro però che la parete che separa il campo base dalla cima non è affatto la parte più facile del viaggio, ma la più difficile. Ex ante può apparire facile, perché è a portata di mano, perché siamo già arrivati a seimila e perché oggi c’è uno splendido sole. Già a metà gennaio ci saranno però le nuove dispute di bilancio a Washington e il clima politico è pessimo. A marzo la Fed non avrà molte scuse per rinviare ancora il tapering e se lo farà vorrà dire che l’economia sarà di nuovo debole. E non si potrà andare avanti in eterno con un’economia debole e una borsa sempre più forte, una circostanza, dovesse verificarsi, che imbarazzerà sempre di più la Fed.

Il 2014 sarà un anno da trading (auguri), da rotazioni e da stock picking. I bond non aiuteranno molto. Probabilmente non scenderanno troppo, ma saranno nervosi. Alla fine c’è da scommettere che la borsa salirà, ma questo non vuol dire che sarà un anno divertente.

Ai nuovi arrivati consigliamo quindi di comportarsi il più possibile come gli alpinisti di scuola classica, che vivranno il 2014, o almeno la prima metà, come la fase in cui si prende fiato nel campo base e si studiano minuziosamente tutti i percorsi possibili prima di rimettersi in cammino. Suggeriamo inoltre di non correre dietro alle sirene del nuovo Internet e di concentrarsi su solidi titoli ciclici con multipli relativamente bassi (c’è ancora qualcosa). Quanto alle rotazioni, l’attuale marcata debolezza dei petroliferi e corrispondente forza delle linee aeree delle raffinerie è un esempio di quanto continui a muoversi il mercato sotto la superficie apparentemente immobile dell’indice.

Nel breve, vorremmo continuare a rosicchiare ancora qualcosa di qui a fine anno per poi creare un po’ di liquidità nei primi giorni dell’anno nuovo. (Source)

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Il passaggio che voglio sottolineare è proprio quello che sottolinea le difficoltà che si vivranno nel 2014. Se volete viverle da soli, magari rischiando di essere gli “alpinisti della domenica” con tutti le problematiche che potrete avere, allora vi faccio gli auguri per una brillante e positivissima scalata (che potrebbe assolutamente diventare realistica!)

Se invece pensate che nella ciclicità dei mercati e nelle logiche di cui parliamo tutti i giorni, ci siano dei rischi e delle criticità da gestire che potrebbero realmente mettervi in difficoltà (sopratutto a livello emozionale, visto che fintanto che il mercato tira è sempre facile restare long, ma poi come comportarsi?) allora noi siamo qui per questo, col blog che, per continuare a fornirvi tonnellate di news e analisi free ha BISOGNO DI UN VOSTRO SOSTEGNO, e poi nello specifico, con delle proposte che sicuramente vi aiuteranno nella gestione dei vostri risparmi, CLICCANDO QUI.

STAY TUNED!

Danilo DT

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7 commenti Commenta
cabas
Scritto il 30 Novembre 2013 at 10:40

Tutto questo terrorismo per fare una promozione in stile Mastrota ?
Scherzo eh Dream 🙂

Scritto il 30 Novembre 2013 at 11:08

Purtroppo la gente sottovaluta l’impegno e il lavoro che ci costa questo blog.
Via email c’è sempre e solo gente che chiede chiede chiede e non dà mai nulla.
E se andiamo avanti così il blog tende a morire.
Resterà solo “il resto”.
Questo e quando e chiedo scusa se mi sono Mastrotizzato in questo post.
E poi il terrorismo è un’altra cosa, credo…

cabas
Scritto il 30 Novembre 2013 at 11:54

Hai perfettamente ragione e condivido il tuo pensiero Dream.
Le mie parole sono solo una boutade

Scritto il 30 Novembre 2013 at 13:26

L’articolo è interessante e lo condivido. Io aggiungerei un particolare importante in merito alle scalate alpine: Gli scalatori esperti (quelli che alla fine riescono a raggiungere la vetta) fanno anche dei passi in dietro, noin si limitano a fermarsi e e fare un campo base. Di solito riscendono in basso, fanno li il campo base, si fermano a sostare e poi ripartono. Questo secondo me rende bene l’idea di cosa sia un sano rialzo di borsa: cioè dei ripiegamenti importanti e delle lateralizzazioni, per poi ripartire meglio e più riposati e arrivare piùin alto. Un mercato che sale soltanto, senza soste, come un alpinista inesperto, alla fine si ritrova senza ossigeno e rischia di capitombolare in modo più rovinoso. Il passato ci fornisce tanti esempi in tal senso.

dfumagalli
Scritto il 30 Novembre 2013 at 19:14

Io invece non condivido alcune cose:

1) Il bisogno di riempire il video con 8 indicatori, quando la non novità è che l’SP 500 sta salendo.

2) Il bisogno di raccontare nozioni di buon senso che non verranno lette o comunque prese in considerazione da coloro che sono gli alpinisti spericolati. In pratica stai facendo la predica ai preti.

3) Il fatto che EURUSD sia “incognita per il futuro”. EURUSD in linea di massima è un pessimo investimento in swing trading, la più pericolosa coppia in intraday (prima che la cancellassero c’era uno studio tedesco che mostrava i tassi di insuccesso del trading sulle varie coppie, EURUSD era la peggiore, le -JPY le migliori). Questo non da oggi, ma da anni.

Scritto il 30 Novembre 2013 at 19:27

dfumagalli@finanza,

1) Mi spiace che non sai interpretare gli indicatori, ma ognuno di questi hanno un messaggio…
2) I preti sono i primi che predicano bene e poi razzolano male
3) Sui cambi sfido chiunque a parlare di storie di successo. Lo JPY ORA è una storia di successo. Io conosco gente che si è mangiata una casa sperando in un indebolimento che poi non arrivava mai…. E poi dopo anni di pene hanno chiuso le posizioni, ovviamente ante Abenomics

gremlin
Scritto il 30 Novembre 2013 at 21:18

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