CINA, GIAPPONE, INDIA: Cosi vicini… così lontani…

Scritto il alle 07:29 da Danilo DT

Decoupling evidente: ASIA a due velocità

Ennesimo record dal Paese del Sol Levante. Il Nikkei ha appena sfondato un nuovo massimo a 33 anni. In contemporanea, Hong Kong è scesa sotto quota 15.000 punti ad un passo dai minimi del 1997.
Anche in campo finanziario, possiamo notare forti flussi verso l’India e il Giappone e violenti deflussi continui dalla Cina.

Mi pongo una domanda: ma il futuro non era proprio la Cina? E possiamo veramente pensare che la Cina imploda dimenticando il fatto che resta la culla della tecnologia con una platea di 1.6 miliardi di persone?

E’ evidente che il problema è fondamentalmente di politica e soprattutto di fiducia. Chi ci crede ancora al PIL che fa +5%. Chi ci garantisce che veramente la Cina sia quel paese che pensavamo? Chi può dirci che l’economia massacrata dalla crisi immobiliare, non possa fare anche di peggio?

Crisi CINA, la politica inizia a preoccuparsi

In generale, la fiducia interna nell’economia cinese è stata intaccata violentemente dalla pandemia prima, soprattutto con il giro di vite di Pechino su diversi settori poi. E dopo è arrivata la crisi immobiliare che è tuttora in corso.

Aggiungiamo poi il fatto che la PBoC abbia mantenuto invariati i tassi di interesse nella riunione di lunedì, cosa che ha lasciato gli investitori insoddisfatti e con una buona ragione per continuare a vendere azioni. Tuttavia, la riunione è stata seguita dall’annuncio da parte del Consiglio di Stato di misure più forti per stabilizzare i mercati e rafforzare la fiducia.

E le prime bozze mostrano che il Governo potrebbe rilasciare fondi per un valore di circa 280 miliardi di dollari USA. Questa è una buona notizia per i mercati, in quanto significa che la debacle azionaria ha raggiunto livelli che i responsabili politici non possono più tollerare. Certo, parlando di Cina il condizionale è sempre d’obbligo, però è sicuro che qualcosa sta per cominciare a muoversi.

La Cina le sta provando tutte pur di evitare un crack finanziario sempre più probabile, a fine mese, quando toccherà a un tribunale di Hong Kong sbrogliare il nodo dei 300 miliardi di dollari di debito accumulati dall’ex re del mattone, Evergrande, in bilico tra ristrutturazione e fallimento.

Un big bang in grado di allargare gli artigli sulla finanza globale, così ieri è trapelata la voce di un intervento tampone per evitare un’ulteriore contrazione delle borse cinesi alle prese con i problemi strutturali del Paese, e cioè un piano per smobilizzare un importo grande quasi quanto il debito di Evergrande detenuto da fondi offshore legati a società pubbliche o enti locali, 278 miliardi di dollari in grado di frenare l’emorragia di risorse che stanno lasciando il Paese. (Source)

Personalmente continuo a pensare che i cicli economici e la fiducia spesso sono appunto ciclici e quindi in ottica costruttiva, certi paesi non possono essere ignorati dall’investitore. Anche perché la divergenza di performance a 5 anni è imbarazzante e non possiamo certo dire che la Cina, nel settore più sensibile e cool del momento, ovvero la tecnologia, sia rimasta con le mani in mano. Visti anche i multipli a cui scontano certi listini (Hang Seng in primis) i margini per rimbalzi molto importanti ci sono tutti.

NIKKEI vs BSE 100 INDIA vs HANG SENG

Danilo DT

(Clicca qui per ulteriori dettagli)

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