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Borse a rischio, ma il P/E dice il contrario
Un lettore mi ha messo la cosiddetta “pulce nell’orecchio” e quindi non ho potuto fare a meno di scrivere un post. So che ultimamente ho scritto abbastanza, ma devo sfogarmi visto che la settimana prossima sono una settimana in ferie (l’ultima) prima di una full immersion che ci porterà in un autunno di fuego. La domanda, per farla breve, che veniva posta era la seguente.
Il rapporto tra i P/E e le cedole dei bonds
Ma scusate, le borse sono a rischio di un crack per le note vicende descritte precedentemente. Però c’è una cosa che non mi torna. I P/E dei più importanti indici non sono mai stati così interessanti.
Dal punto di vista della logica, il ragionamento del lettore non fa una piega. Quando il rapporto P/E è basso, significa che l’azienda è cheap, ovvero a buon prezzo. Un rapporto P/E, ad esempio, pari a 10 , significa che l’azienda, a livello di capitalizzazione di borsa, vale 10 volte gli utili che produce e quindi, generalizzando all’inverosimile, quest’azienda dovrebbe darmi un ritorno del 10% tra rivalutazione e utili distribuiti. A questo punto entra in gioco un paragone che spesso viene fatto sui mercati finanziari, ovvero comparare il rendimento di un’azione con quello di un bond, soprattutto a livello cedolare (distribuzione dividendi, ovvero la parte di utili che poi verranno distribuiti al mercato). Se quindi, l’azienda di cui parlavo prima, distribuisce il 60 % degli utili prodotti (chiaramente generalizzo sempre…), significa che avrò un dividendo del 6%. Se facciamo questo ragionamento, sia dal punto di vista dei dividendi medi distribuiti confrontati coi tassi delle obbligazioni che del livello di P/E medio di mercato, non c’è dubbio che oggi bisognerebbe riempirsi le tasche di azioni. Volete la prova? Eccola qui… Ennesimo grafichino. Prendo in oggetto il solito S&P 500 e il suo P/E.
Come potete vedere, negli ultimi anni abbiamo assistito ad un generale abbassamento dei P/E (qui si parte dal 2002) fino a stabilizzarsi sull’ottima soglia di 16.57, con una media del P/E stimato per il 2007 pari a 15. E se notate, siamo a contatto con la linea verde che segna i minimi storici periodali. E quindi non possiamo dire che le borse sono care. Il P/E è la scala di destra, i corsi dello S&P 500 quella di sinistra.
Quindi capite benissimo che vien voglia di dire che non c’è alcun dubbio, le borse sono da comprare. E per la cronaca , il discorso fatto per lo S&P 500, vale anche per l’indice mondiale di riferimento, il MSCI World, che è pari ben a 14,20 circa… C’è un però….
Il P/E è sufficiente?
Il rapporto di P/E è sicuramente uno dei più diffusi ed importanti ratio usati dai fondamentalisti. Tutto sarebbe perfetto se…ci non ci fosse il rischio di una crisi o comunque di un rallentamento del sistema. Difatti, lasciando perdere il P/E 2006 che oramai è storia, il P/E 2007 è solo teorico ed è stato calcolato su previsioni per il 2007 ampiamente ottimistiche. Idem per il P/E 2008. Ora, cosa potrebbe succedere se a livello mondiale arrivasse un deciso ridimensionamento delle stime di crescita economica? E se venisse diagnosticato il rischio di una recessione? State pur certi che, P/E o non P/E le borse scenderebbero. E nel frattempo le stime dei vari P/E per il 2007 e 2008 verrebbero riviste in modo peggiorativo. E quindi tutte le previsioni fatte, andrebbero a farsi benedire.
Ma è affidabile il P/E?
Resta il fatto che l’indice P/E è uno degli indicatori fondamentali per valutare la bontà di un investimento in borsa. Quindi, quando volete fare un acquisto in stile “value” e quindi non troppo aggressivo, un P/E basso e possibilmente costante nel tempo è un eccellente sinonimo di solidità finanziarie, che però in questa fase di mercato potrebbe non essere sufficiente per difendersi dai ribassi. Difatti, quando le borse scendono, scende tutto. Ma quando ripartono, la qualità verrà premiata.