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BCE a braccetto dei mercati. Ma questo basta per il Rally di fine anno?
Più di Jerome Powell e della sua FED. Mario Draghi ha dimostrato di essere il banchiere centrale più lucido e coerente in questo momento. (Vedremo la risposta dei prossimi giorni del banchiere USA).
La settimana scorsa, come avrete avuto modo di leggere, ha confermato con il suo stile sempre indirizzato al mantenimento dello “status quo”, una linea di coerenza nella politica monetaria già ampiamente annunciata.
a) Il Consiglio Direttivo ha deciso di lasciare invariati i tassi ufficiali almeno fino alla fine dell’estate del 2019, vincolando l’eventualità di un rialzo al proseguimento della convergenza del tasso di crescita dell’inflazione verso l’obiettivo del 2%.
b) Termina il programma di acquisti di titoli pubblici e privati.
c) La BCE inizierà a reinvestire il capitale sui titoli rimborsati proseguendo “ben oltre la data in cui cominceremo ad alzare i tassi di riferimento e in ogni caso fin quando sarà necessario per mantenere delle favorevoli condizioni di liquidità e una politica monetaria ampiamente accomodante”
d) Crescita europea: revisione al ribasso dallo 0.4% registrato nei due precedenti trimestri allo 0.2%.
e) Inflazione: continuerà a convergere verso il 2%, prevedendo 1,8% nel 2018, 1,6% nel 2019, 1,7% nel 2020 e 1,8% nel 2021. Ma attenzione, Draghi ha ribadito che la BCE è “pronta ad impiegare tutti i suoi strumenti”.
f) TLTRO: se sarà il caso si prenderà in considerazione (nessuna strada è preclusa) ma al momento tutto rimandato.
Il messaggio però è stato chiaro. Il sostegno non mancherà e la fine del QE non deve essere visto come la fine del mondo.
Dire che non è la fine del mondo mi trova d’accordo. Ma non possiamo ignorare il cambiamento di “mood” delle banche centrali principali del pianeta. La FED non è più espansiva, la BCE stabilizzerà il bilancio anche se non lo aumenterà più (per ora). Ma secondo me non possiamo sottovalutare il fatto che le banche centrali saranno meno proattive.
Quindi, Draghi basterà, assieme alla FED che giovedi svelerà la sua di strategia, a stabilizzare, tranquillizzare e stimolare positivamente i mercati?
Ho scambiato qualche giorno fa al telefono un paio di opinioni con il responsabile per l’Italia di una importante banca d’affari USA. Secondo questa persona le banche centrali non influenzeranno i mercati perché in passato non sono state determinanti in un percorso espansivo che le BC hanno accompagnato in area reflattiva.
Io non sono così d’accordo.
E anche nel breve periodo ci sono tanti elementi di disturbo. Tensioni commerciali globali, Brexit, e inquietudini politiche nell’eurozona dovute alla situazione italiana, il tutto condito da previsioni per l’economia globale in fase di peggioramento, condizioni della liquidità che continuano a peggiorare e gli indicatori tecnici che lanciano allarmi vari (vedi video TRENDS) per molte delle principali classi di attivi.
Se guardiamo i multipli, probabilmente ci sono già adesso interessanti opportunità di investimento ancora da cogliere, ma è impossibile negare che questo mix potenzialmente destabilizzante (quantomeno a livello psicologico) crea timore nel sentiment degli operatori. E allora, prendere posizione oggi, significa “investire” oppure “scommettere”?
STAY TUNED!
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