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Bassa volatilità non sempre è amica dei mercati finanziari
La volatilità è sinonimo di rischio finanziario. Quindi volatilità bassa significa anche mercati rialzisti e positivi. E allora evviva la bassa volatilità!
In questo periodo, come già ricordato qualche settimana fa, la bassa volatilità è comune a TUTTI i settori finanziari.
Ricordate questo grafico composto? Ora ve lo ripubblico aggiornato.
Troverete la volatilità dello SPX, del forex e del emrcato obbligazionario.
Chart of the day: Volatility in action (or not…)
Come potete vedere la compressione verso il basso della volatilità continua ad essere una realtà.
Ma siamo poi così sicuri che è un bene ritorvarsi con questa volatilità?
Come vi ho già detto, il solo fatto che questo mercato è UNIDIREZIONALE (ovvero…sale tutto) deve preoccupare, Qualcosa non funzina come dovrebbe.
Certo, con questa volatilità banche ed Hedge funds possono speculare poco o niente e di certo avranno difficoltà nel fare utili. Ma quello che più preoccupa è il fatto che quando ci si ritrova con un mercato complessivamente a bassa volatilità per un lungo periodo di tempo (e sempre in uno stato di crisi “latente”, se proprio vogliamo dirla tutta), ne vien fuori un segnale fortissimo. Un alert che deve metterci in guardia su una errata percezione del rischio finanziario.
La vera responsabilità di questa compressione della volatilità la si deve ritrovare nell’operatività delle banche centrali che da mesi fanno l’impossibile per rassicurare i mercati e drogarli con una politica monetaria accomodante.
E, mi ripeto, fintanto che le banche centrali riescono a spingere i mercati dove vogliono, tutto va bene. Ma poi quanto gli utili aziendali non rispecchiano le (generose) aspettative dei mercati e quando gli stessi perderanno la fiducia in FED & Co, allora vedrete come cambierà lo scenario. Un cambiamento che potrebbe essere anche MOLTO violento…
Ci risiamo. Quasi fossero lo specchio di una cultura popolare che ama il retrò, il vintage e il déjà-vu, i mercati finanziari stanno ripetendo gli errori del passato. (…) Dalle «obbligazioni-spazzatura» ai mercati azionari in Paesi difficili come la Nigeria, l’Argentina e il Vietnam; dalle case costruite per pura speculazione edilizia agli incomprensibili derivati, questo è un film che abbiamo già visto, un po’ come la Grande bellezza. Negli anni del boom del 2005-2007, l’ottimismo dei mercati aveva gonfiato un’enorme bolla in investimenti simili: roba da amici del brivido che però offriva la promessa di guadagni più alti dei conti in banca o dei Bot. Il resto, come dicono in America, è passato alla storia. (…) Per ora però il passato non importa. Si guarda avanti, anche se il futuro potrebbe essere un miraggio. Wall Street ha coniato una frase per spiegare questo ritorno di fiamma del rischio: «search for yield», la caccia al rendimento – un eufemismo tecnico, un po’ professorale, un po’ Indiana Jones, che punta a rassicurare sia chi compra sia chi vende. (…) Per gli investitori la frase è: «search for yield». Viste attraverso questo prisma, le scelte dei signori del denaro sembrano razionali. (…) La bolla finanziaria c’è ma siamo solo all’inizio del gonfiaggio – un periodo in cui i guadagni possono giustificare i rischi. In momenti come questo, è possibile fare soldi, anche molti soldi, se si azzeccano gli investimenti giusti. La salita vertiginosa dei mercati azionari americani l’anno scorso ne è la prova. (…) Ma per ora, come disse il vecchio capo di Citigroup Chuck Prince, «bisogna ballare fino a quando la musica smette». Attenzione, però, a dove sono le sedie… (Francesco Guerrera)
STAY TUNED!