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Banche e Criptovalute: quale futuro ci attende ?
Ripensando in questi giorni al clamore che ha suscitato Libra, la moneta digitale che ha presentato Facebook assieme ad un consorzio di imprese, mi è sembrato più chiaro quale potrebbe essere il logico futuro del mondo bancario e delle criptovalute. Vediamolo assieme.
Le radici nella storia
Se consultiamo Wikipedia alla voce “banca” troviamo delle notizie piuttosto interessanti dal punto di vista storico. Ad esempio scopriamo che le banche sono un’invenzione tutta italiana, che si è sviluppata tra Firenze, Venezia e Genova, tra il tardo medioevo ed il rinascimento.
Le funzioni delle banche del tempo erano quelle di finanziare le spedizioni commerciali, soprattutto dei mercanti che si muovevano via mare lungo le rotte del Mediterrano, ma naturalmente anche di custodire somme di danaro, di cambiare le varie valute ed infine di prestare denaro, anche a papi ed imperatori.
Il passato recente
Facciamo ora un salto temporale in avanti e portiamoci ad un epoca molto più vicina. Andiamo nel dopoguerra, quando l’elettronica ha iniziato il suo repentino sviluppo per via dell’invenzione del transistor (1947). Con questo dispositivo piccolo ed economico si sono potuti sviluppare rapidamente i grandi computer ad uso aziendale, ad esempio per mano di IBM, computer che sono entrati prima di tutto nelle grandi aziende e nelle banche.
L’informatizzazione delle banche ha reso più automatica e semplice la gestione dei conti, tanto che le banche si fatte carico di effettuare pagamenti di importi via via sempre più modesti con commissioni sempre più basse, fino ad arrivare ai tempi attuali dove i si fanno pagamenti che un tempo i cittadini regolavano direttamente tra di loro con gli spiccioli che avevano in tasca.
Per rendersene conto basta prendere ad esempio una qualunque famiglia e notare quanti “micropagamenti” effettuati con il POS /Bancomat affollano l’estratto conto (non vi dico quelli di una famiglia come la mia, con cinque figli: un delirio !)
Ma siamo sicuri che le banche debbano occuparsi del pagamento del panettiere o della panino al bar ?
Io credo di no. In primo luogo non credo che far passare per un istituto di credito cifre microscopiche sia economicamente sostenibile.
In secondo luogo, non capisco quale senso possa avere creare una “azienda” con personale specializzato in mutui, cambi, prestiti alle imprese, con i corrispondenti aspetti legali e normativi .. e poi occuparsi anche dello scontrino delle scarpe ?
Direi che non c’è logica, o almeno non riesco a vederla. .
Un futuro possibile
Non sono in grado né ho le competenze per prevedere che futuro avranno le banche, ma credo che in un eventuale futuro nel quale fossero presenti nel mercato criptovalute di qualunque natura, private come Libra o decentrate come Bitcoin, le banche avrebbero ragione di esistere nel ruolo che storicamente hanno sempre avuto.
Primo, la custodia.
Il primo ruolo che viene richiesto ad una banca è quello di avere la competenza nel detenere valori in modo sicuro. Questo vale per i contanti, per i conti correnti oggi completamente digitali, ma anche per le criptovalute come Bitcoin. Queste sono tecnologicamente sicure (nel senso che non possono essere falsificate) ma se vi rubano la “password”, vi troverete rapidamente svuotato il conto, come può accadere se vi rubano la carta di credito. Solo che i pagamenti con le criptovalute non sono reversibili!
Ecco quindi che c’è bisogno di un posto sicuro dove depositare le proprie chiavi di accesso (nel gergo, le chiavi private) perché le persone non sono in grado né hanno tempo da dedicare per metterle al sicuro, per tenerle in un luogo non accessibile e non attaccabile da un incendio o una alluvione, oppure al riparo da hacker e virus.
Le banche hanno tutta la competenza ed i dispositivi hardware per erogare questi servizi, che comunque costeranno meno di caveau e furgoni blindati.
Secondo, cambiavalute
Una seconda funzione richiesta alle banche, è quella di effettuare i cambi tra valute a corso legale e criptovalute, oppure tra le stesse criptovalute, una funzione che oggi è delegata agli “Exchange”, società di tipo informatico, che di recente si stanno attrezzando anche con le tecnologie del punto precedente (quelle della custodia). Sono i famosi “Hack” anche milionari dei quali si è parlato più volte negli ultimi tre anni, dovuti proprio alle debolezze degli software degli exchange o dell’infedeltà dei loro dipendenti.
Terzo, il credito e tutto il resto
Non mi soffermo sulle altre funzioni delle banche, che sono tante altre, dai mutui ai prestiti, ecc. Ma non è detto che in futuro questi servizi non possano essere erogati con criptovalute o, ancora meglio, con smart contract. Alcune iniziative come ETHLend ne hanno dimostrato la fattibilità tecnica ed economica, ma è altrettanto vero che questi servizi, a prescindere dai mezzi con i quali verranno eroganti, possono essere gestiti da una banca.
Un’altro settore che credo debba essere in qualche modo “maggiormente partecipato” dalle banche è quello del venture capital, con strumenti che la tecnologia sta mettendo a disposizione, come ad esempio quello dell’iniziativa italiana Seed Venture (Link qui), che sfrutta la trasparenza della blockchain per monitorare l’evoluzione dei capitali che vengono usati dalle start-up.
Conclusioni
Permettetemi, per concludere, un parallelismo con un settore del quale mi sono occupato per parecchi tempo, quello dell’energia. In questo settore, in Italia dopo il 2010 si è vissuto uno spostamento da una clientela prevalentemente industriale o comunque “business” ad un mercato prevalentemente domestico, cioè abbiamo visto un rapido passaggio dalla qualità e professionalità alla quantità e banalità.
Ecco, l’informatizzazione delle banche, a mio modo di vedere, anche se si è svolta in un arco di tempo molto più lungo, ha avuto uno sviluppo similare: dagli anni ’90 in avanti si sono riempite sempre di più i server di numeri “microscopici”, numeri che, tra l’altro, portano ad una dequalificazione del personale.
Non vedo quindi nulla di strano, ma anzi lo trovo positivo, che il settore dei pagamenti e dei pagamenti quotidiani si sposti su altre piattaforme.
Forse le criptovalute non saranno dannose per le banche, piuttosto saranno il pretesto per farle tornare a fare il loro lavoro.