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CREDIT CRUNCH: arrivano le conferme
Proprio qualche giorno fa ho messo l’accento sulla questione credit crunch e di quanto possa diventare determinante per ragionare in termini di rallentamento se non addirittura di recessione USA. Ne abbiamo parlato in questo post.
Per chi non fosse troppo del mestiere il credit crunch è un’improvvisa riduzione della disponibilità generale di prestiti con un altrettanto improvviso stringimento delle condizioni richieste per ottenere un prestito dalle banche.
Detto in modo più semplice, le banche sono meno disponibili a concedere prestiti e le condizioni degli stessi diventano più onerose, proprio perché c’è una diversa percezione della qualità (risk off) e si tende a prediligere investimenti meno rischiosi (finanziando quindi chi è più solido): e per gli altri, meno credito e condizioni molto più pesanti. (spesso a spese delle piccole e medie imprese).
Facciamoci due conti facili facili. I fallimenti bancari negli Usa e la riduzione dei depositi a favore dei money market funds hanno già portato a una conseguenza negativa per l’economia: i prestiti delle banche commerciali si sono ridotti, di 105 miliardi di dollari. Il peggior calo dal 1973.
Ora, se le banche non finanziano più l’economia, quali possono essere gli effetti sulla crescita economica? Il tutto non nell’immediato ovvio, ma con effetti nei prossimi mesi. Senza poi dimenticare che a breve si ricomincia con le trimestrali USA. E sono proprio le banche le prime ad essere messe nel mirino.
Venerdi 14/4 avremo JPM, Citigroup, e poi GS, MS ecc.
Si prevedono utili per il sistema a -6,8%. Ai posteri l’ardua sentenza
STAY TUNED!
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