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WALL STREET: dura resistenza alla recessione
Il quadro del CFTC di Chicago ci riporta uno scenario dove le mani forti, continuano a provare a riacquistare peso ma è molto difficile dire che qualcosa possa cambiare. Andiamo verso una fase di difficile lettura ed alta volatilità. [Guest post]
Cari amici, anche nella settimana appena trascorsa, nessuna nuova circa la guerra tra Russia ed Ucraina. Il conflitto purtroppo continua, e non s’intravvede ancora nessuna soluzione. Sempre più evidenti e manifeste, invece, le conseguenze politiche, e soprattutto economiche, della stessa. Il marcato rincaro dei prezzi delle commodities, ed in particolare di petrolio e gas, ha minato l’economia dell’intera Europa. E l’inflazione ha raggiunto livelli che non vedevamo ormai da circa 40 anni.
Problemi che potrebbero addirittura aggravarsi ed acuirsi se, come si teme, la Russia interromperà del tutto le proprie forniture di energia all’Europa. A fronte di ciò, le autorità politiche europee, acriticamente allineate ai voleri anglo-americani, appaiono del tutto inermi, ed incapaci di assumere qualsiasi iniziativa. Toccherà pertanto alla BCE, cercare di fronteggiare una situazione che diventa economicamente sempre più grave ed insostenibile. Molto probabile un aumento dei tassi già in questo mese di luglio. Un provvedimento che non risolverà la situazione, anzi la aggraverà, conducendo l’intera Europa verso una sempre più probabile recessione.
Recessione che i mercati azionari, con la loro proverbiale perspicacia, hanno già ampiamente scontato e previsto. Quasi tutti gli indici azionari Usa ed europei registrano infatti perdite di circa il 20 % da inizio d’anno. Molti credono che si sia già raggiunto il bottom, ovvero il fondo della discesa. Un’ipotesi plausibile, ma a mio avviso, un po’ azzardata e prematura. Non s’intravvedono infatti ancora segni tangibili e concreti di una possibile inversione. L’inflazione ha forse raggiunto il suo apice, ma non si scorge come ed in che modo farla nuovamente rientrare nei ranghi desiderati.
Essa è originata, non da un eccesso di domanda, bensì da un deficit d’offerta. Poco possono pertanto politiche monetarie restrittive, e rialzi dei tassi. Bisogna intervenire sulle sue vere cause. E ciò, gira e rigira, significa che è necessario parlare con Putin, sedersi intorno ad un tavolo, e trovare una soluzione sull’Ucraina. Ma è proprio ciò che l’Occidente oggi non vuol assolutamente fare. Quindi come si fa a parlare di bottom dell’azionario, e di possibile inversione del trend ? Il trend s’invertirà quando saranno stati trovati nuovi equilibri politici ed economici, e quando si sarà disegnato un nuovo e diverso ordine mondiale, in grado di reggere e gestire una nuova fase di sviluppo dell’economia capitalistica di produzione.
Al momento tutto ciò ancora non c’è, ma non bisogna disperare, la forza dei fatti e le necessità dell’economia lo imporranno presto.
Dopo le sopra esposte considerazioni, d’ordine personale, andiamo ad esaminare cosa ci indica, al momento, il sistema intermarket. Il dollar index continua a lievitare, + 0,9 %, e raggiunge quota 105,13. I prezzi delle commodities, invece, sentono sempre più aria di recessione, e stornano di un ulteriore 2,54 % in termini reali.
Del tutto coerenti, ed in linea, i movimenti del mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale Usa, cede infatti altri 24 bps e retrocede a quota 2,89 %. Il rendimento dei bonds a 2 anni cede anch’esso 23 bps, e torna a quota 2,84 %. L’inclinazione della yield curve Usa, resta quindi a livelli davvero esigui, soli 5 bps, e ciò fà ritenere sempre più probabile una recessione dell’intera economia occidentale.
I mercati azionari, sia Usa che europei, come detto, sfiorano già il bear market. In particolare, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, da inizio d’anno storna del 19,74 % e staziona oggi a quota 3.825,33 punti. .
Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : + 41.564
Large Traders : – 33.176
Small Traders : – 8.388
Non cambia, pertanto, l’assetto del Cot Report sui derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni nelle posizioni dei vari operatori sono state pari a ben 5.460 contratti. In particolare, i Commercial Traders, ovvero le MANI FORTI di questo mercato, acquistano l’intero lotto dei 5.460 contratti long, e consolidano la loro solitaria posizione Net Long. I Large Traders, invece, cedono altri 4.245 contratti long, e rafforzano anch’essi la loro nuova posizione, Net Short. Gli Small Traders, infine, cedono i residui 1.215 contratti long, e rimpinguano la loro posizione, Net Short.
Le movimentazioni di quest’ultima ottava, ci confermano che si sta facendo ogni sforzo per cercare di fermare il down-trend dei valori azionari. Ogni sforzo dal punto di vista, però, prettamente finanziario. Basterà ? Non credo. Questa volta, come già accennato, il problema è prima di tutto politico.
E su questo piano poco o nulla può fare la finanza. E’ necessario che quest’ultima convinca l’Amministrazione Usa a rivedere il proprio orientamento nei confronti della guerra tra Russia ed Ucraina, ed a sedersi intorno ad un tavolo sia con Putin che con la Cina, per riscrivere le regole del futuro sviluppo dell’economia capitalistica. Il compito, al momento, appare alquanto arduo e difficile, se non del tutto impossibile. Per tale motivo ritengo oggi del tutto prematuro parlare già di bottom ed inversione. Riconfermo, pertanto, la mia vision negativa sulle prospettive dei mercati azionari internazionali.
Mercato, quindi, ancora difficile, che cercherò comunque di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. Da inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito una perdita dell’1,96 %. Il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, invece, ha registrato, nel contempo, una perdita del 21,95 %.
Conseguita pertanto, sinora, una sovra-performance del 19,99 %. Nei precedenti 9 anni, il mio trading system ha, invece, conseguito una sovra-performance media annua del 7,1 %, e presenta un’equity line in progresso del 175 %. Anche questa settimana, non modifico l’assetto del mio portafoglio, confermo cioè il 35 % delle mie posizioni long, ed il 65 % delle mie posizioni short, ovvero una posizione operativa Net Short pari al 30 % del mio portafoglio.
Chi desiderasse approfondire, e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può,se vuole, consultare direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.
LUKAS
bentornata PARITA’ EURO DOLLARO ERA DAL 2000 CHE TI ASPETTAVO, L’ATTESA E’ STATA LUNGA MA MERITEVOLE !!! E GRAZIE A QUEGLI EMERITI IDIOTI DI BUROCRATI EUROPEI CHE CI HANNO SPEDITO DRITTI DRITTI IN RECESSIONE PUR DI METTERE SANZIONI A DESTRA E A MANCA SENZA TENERE IN MINIMO CONTO DELLE ECONOMIE DEI NS PAESI E DELLE LEGITTIME ASPETTATIVE DI NOI CITTADINI EUROPEI (ANCORA X POCO PENSO IO). PER IL $ HO ASPETTATO 20 ANNI , MA PER LA DISGREGAZIONE MONETARIA DELL’EURO PENSO DOVRO’ ASPETTARE MENO.