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WALL STREET: siamo alla fine dei giochi?
Il quadro del CFTC di Chicago ci riporta uno scenario dove i Large Traders sembrano prendere il sopravvento e i Commercial risultano in evidente difficoltà. Ma facciamo molta attenzione, lo scenario è molto singolare e creare dei paragoni col passato diventa persin pericoloso. [Guest post]
Cari amici, anche nella settimana appena trascorsa, nessuna buona notizia per ciò che concerne la guerra tra Russia ed Ucraina. Il conflitto prosegue, e rischia di prolungarsi ben oltre quanto sinora ipotizzato ed immaginato. Alla NATO pensano, e sperano, fino al 2023. Putin, invece, dice che, con questa guerra è finito il dominio unipolare del Mondo.
Rombi di tuono che non fanno presagire nulla di buono per l’economia e, di conseguenza, per gli andamenti dei mercati finanziari internazionali. Già in questi primi 4 mesi di guerra, i danni prodotti sono stati davvero ingenti. Basti pensare che l’S&P 500, benchmark azionario mondiale, ha già perso circa ¼ del proprio valore. Solo in quest’ultima ottava, il calo è stato pari al 5,8 %.
Perdite che riflettono un deterioramento evidente, e marcato, delle condizioni economiche che stanno alla base del sistema capitalistico di produzione. In particolare, risultano del tutto insostenibili, e fuori controllo, i prezzi delle commodities, ed in particolare quelli di petrolio e gas. Ciò ha determinato un’impennata del tasso d’inflazione, che ha raggiunto, rapidamente, livelli che non si vedevano da oltre 40 anni.
La risorgente e preoccupante inflazione ha messo in allarme tutte le maggiori Banche Centrali. Questa settimana la FED ha aumentato, addirittura dello 0,75 %, il livello dei fed funds rate. E la BCE si prepara anch’essa ad intervenire a partire dal prossimo mese di luglio. A mia memoria, incrementi dei tassi sono sempre stati usati per frenare degli eccessi di domanda. In questo caso, però, così non è. Non v’è infatti alcun eccesso di domanda aggregata nel sistema.
C’è, invece, un evidente deficit d’offerta, causato dalla guerra e dalla tensioni geo-politiche in corso. Mi chiedo, pertanto, se questi interventi restrittivi sul costo del denaro, sia davvero utili ed opportuni. Io non lo credo. Bisogna affrontare il problema dal versante giusto, ossia dal lato dell’offerta. E per farlo bisogna rapidamente finirla con l’antiquata demagogia bellicista oggi imperante, sedersi intorno ad un tavolo con Putin, e con gli altri attori dell’economia mondiale, ed immaginare e costruire un nuovo e diverso governo del’economia mondiale. Cosa vanno ancora a fare Macron, Draghi e Scholz a Kiev ?
Vanno a promettere altre armi, e ad alimentare il conflitto, sperando di sconfiggere Putin e la Russia ? E’ mai possibile che non comprendano che non è questa la via, e che faremo male solo a Noi stessi ? Ho letto che molti cercano già d’individuare il bottom del bear market in corso. Un esercizio, a mio avviso, del tutto prematuro ed inutile. Fino a quando non ci sarà un mutamento d’orientamento politico, che metta fine a quest’assurda guerra, e progetti un nuovo governo multipolare dell’economia e del Mondo, sperare che la crisi dei mercati s’arresti è soltanto una pia illusione.
Dopo le sopra esposte considerazioni, di carattere prettamente personale, andiamo ad esaminare cosa ci indica, al momento, il sistema intermarket. Il dollar index è sempre più forte, lievita infatti di un altro 0,53 %, e raggiunge quota 104,70. I prezzi delle commodities, invece, sentono aria di recessione imminente, ed all’improvviso stornano in misura ingente, – 5,86 % in termini reali. Movimenti preoccupanti si registrano anche nel mercato obbligazionario.
Il rendimento del bond decennale Usa, cresce infatti di altri 7 bps e sale a quota 3,23 %. Il rendimento dei bonds a 2 anni, invece, lievita di 11 bps, e raggiunge quota 3,18 %. L’inclinazione della yield curve Usa, pertanto si contrae a soli 5 bps, e rende sempre più incombente il pericolo di una recessione per l’economia americana. I mercati azionari Usa, avvertono anch’essi il pericolo recessivo. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, cede infatti un altro 5,8 %, e retrocede di nuovo a quota 3.674,84 punti. .
Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 1.120
Large Traders : + 3.732
Small Traders : – 2.612
Cambia, quindi, l’assetto del Cot Report sui derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni nelle posizioni dei vari operatori sono state pari a ben 20.061 contratti. In particolare, i Commercial Traders, ovvero le MANI FORTI di questo mercato, cedono l’intero lotto dei 20.061 contratti long, ed invertono addirittura la loro posizione, che torna Net Short. I Large Traders, invece, acquistano 8.416 contratti long, ed invertono anch’essi la loro posizione, che diventa Net Long.
Gli Small Traders, infine, acquistano 11.645 contratti long, e contraggono pesantemente la loro posizione, che resta però Net Short. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, ci danno ulteriore conferma circa la particolarità, e pericolosità, dell’attuale situazione geo-politica ed economica. Le Mani Forti, hanno dovuto infatti anch’esse arrendersi, cedendo oltre ventimila contratti long, ed invertendo la loro posizione. La situazione esula evidentemente dal loro potere d’influenza. La questione è infatti questa volta d’ordine prettamente politico, e non economica.
Nonostante il loro impegno non sono riusciti ad arginare la sfiducia presente nei mercati. Passano il testimone ai Large traders, che al contrario tornano Net Long. Sperare che quest’ultimi riescano dove hanno fallito i Commercial è a mio avviso, alquanto improbabile ed azzardato. E’ una situazione, quella attuale, lo ribadiamo, davvero particolare ed anomala. Ogni confronto con il passato è del tutto inutile.
E ciò vale anche per le indicazioni provenienti dal Cot Report. Personalmente, in coerenza, con quanto detto anche in premessa, riconfermo anche per quest’ottava la mia sfiducia e la mia vision negativa sulle prospettive dei mercati azionari internazionali.
Mercato, pertanto, in marcato down-trend, che cercherò comunque di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. Da inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito una perdita dell’1,66 %. Il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, invece, ha registrato, nel contempo, una perdita del 20,40 %.
20Conseguita pertanto, sinora, una sovra-performance del 18,74 %. Nei precedenti 9 anni, il mio trading system ha, invece, conseguito una sovra-performance media annua del 7,1 %, e presenta un’equity line in progresso del 175 %. Questa settimana, modifico leggermente l’assetto del mio portafoglio, innalzo cioè dal 32,5 al 35 % le mie posizioni long, e riduco nel contempo dal 67,5 al 65 % le mie posizioni short, ovvero assumo una posizione operativa Net Short pari al 30 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire, e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può,se vuole, consultare direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.
LUKAS