PIR FREE RISK: alternativa ad una imposta patrimoniale?

Scritto il alle 08:16 da Danilo DT

In questo fine 2020 sto cercando di staccare qualche giorno, confidente sul fatto che, dopo tante tensioni, i mercati godano un po’ di pace. E per certi versi è proprio così. Tutte le news che attendevamo sono arrivate, il quadro sembra ben delineato e per qualche giorno il sistema può continuare a portare avanti il suo lavoro.
Senonché arriva un fulmine a ciel sereno. Nulla di rivoluzionario, nessun nuovo virus o nessuna nuova campagna di politica monetaria, ma una notizia che colpisce duro nel mondo degli investimenti. Si tratta in realtà di un Bonus, un bonus governativo che potrebbe risolvere un problema che da sempre affligge il risparmiatore: il rischio sugli investimento.
Andiamo con ordine.
Prendo come riferimento l’articolo de Il Sole 24 Ore  che tratta l’argomento. E l’apertura dell’articolo spiega con poche parole il vero obiettivo della manovra.

(…) Rilanciare gli investimenti in piani individuali di risparmio a lungo termine (Pir). È questo l’obiettivo del nuovo credito di imposta in caso di perdite previsto da uno degli emendamenti alla manovra 2021 approvati dalla Camera. (…)

Rilanciare i PIR. Ma con obiettivi molteplici, in realtà…

Piccolo ripasso: come ricordano i giornalisti che firmano l’articolo, i Pir sono uno strumento di risparmio gestito e mirano a veicolare le scelte delle persone fisiche verso l’economia reale e, in particolare, verso le imprese italiane di piccole e medie dimensioni. A fronte del mantenimento dell’investimento a portafoglio per almeno cinque anni, garantiscono la completa detassazione dal reddito, ordinariamente assoggettato ad aliquota pari al 26% (o 12,5% nel caso dei titoli di Stato), e l’esenzione dall’imposta di successione.

E fin qui nulla di nuovo. Investo sulle small cap italiane, mi assumo un rischio superiore perché compro anche qualche scommessa per il futuro, con delle potenzialità di guadagno maggiori della media. Per certi versi mi piace definire questo una sorta di “rischio di impresa” dell’investitore.

Rapporto rischio rendimento abbastanza rispettato. Dico abbastanza perché al risparmiatore resta un piccolo beneficio che è già di per sé un bonus. Ed è un bonus fiscale che inventiva l’investimento, andando ad abbattere le imposte in fase di liquidazione grazie alla detassazione sopra descritta. Ma ecco la nuova bomba che cambia le regole del gioco.

(…) La novità introdotta dall’emendamento alla legge di Bilancio 2021 si riferisce quindi alla previsione di un credito d’imposta pari alle perdite, minusvalenze e differenziali negativi derivanti dai piani di risparmio a lungo termine costituiti dal 1° gennaio 2021 per gli investimenti effettuati entro il 31 dicembre 2021. Il credito di imposta, che non concorre alla formazione del reddito, spetta alle persone fisiche titolari dei piani ed è pari alle perdite, minusvalenze e differenziali negativi realizzati con riferimento a questi strumenti finanziari qualificati, a condizione che essi vengano detenuti per almeno cinque anni e il credito di imposta non ecceda il 20 per cento delle somme investite negli strumenti medesimi. (…)

Avete letto bene? In massima sintesi, investo 100 Euro. Dopo 5 anni, a seguito di una situazione complicata sull’investimento, mi ritrovo con una perdita pari a 20 Euro. Questi 20 Euro, non saranno propriamente persi, ma godranno di un rimborso. E chi paga? Lo Stato, tramite dei bonus fiscale. Dove sta il problema? Semplice, lo Stato siamo NOI.
Non dimenticatelo MAI.

Inutile domandarsi DOVE si pescheranno questi soldi per i rimborsi e se ci saranno mai tali fondi. Impossibile sapere, ad oggi, cosa ne pensa Bruxelles (secondo me manda il Bel Paese a quel paese…). Però tutto questo va ad abbattere una delle logiche più naturali. Il rapporto rischio rendimento. Investo su asset molto rischiosi…senza rischiare (visto che in 5 anni diventa secondo me probabile non perdere oltre il 20%).
Questo avviene perché si fanno CARTE FALSE per far utilizzare ai risparmiatori, che hanno fermi sui c/c miliardi di euro, i loro denari, facendoli tornare in circolo nel sistema economico e finanziando economia e ripresa (visto che questi denari, lo Stato, non li ha).

Una sorta di imposta patrimoniale alternativa? Possiamo anche vederla così, se volete, ma con la differenza che una patrimoniale comporta una perdita secca sul patrimonio. Qui invece la perdita…non c’è, e anzi, nel caso in cui le cose vadano bene, potrebbero non solo portare benefici economici (utili) ma anche benefici fiscali (visto che sui PIR dopo 5 anni, non si paga il capital gain).

Restano ancora molto dubbi sulla fattibilità della cosa, a parer mio, intanto però non possiamo negare che in Italia siamo maghi ad inventarsi le cose più incredibili per cercare di rilanciare l’economia in modo alternativo. Ripeto: lavorare sul cuneo fiscale non sarebbe più sano anche se molto più oneroso e credibile?

STAY TUNED!

Danilo DT

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