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WALL STREET: il mercato sembra senza grandi energie
Con il passare del tempo, non vediamo ancora scenari particolarmente negativi, ma sembra chiaro un logoramento del trend rialzista. Il mercato sembra quindi stanco, e il mese di ottobre non è un mese statisticamente straordinario. (Guest Post)
Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali non hanno sciolto nessuna delle incognite che gravano sul futuro dell’economia globale. Sono stati pubblicati molti dati inerenti l’andamento dell’economia Usa. Dati, alquanto contraddittori, che non fanno piena luce sulla situazione odierna, nè tantomeno sulle prospettive future. In particolare L’ISM manifatturiero scende a quota 47,8, il livello più basso degli ultimi 9 anni. Dato preoccupante, ma bisogna tener conto che il settore manifatturiero rappresenta oggi solo il 30 % circa del PIL Usa. L’ISM non manifatturiero, che misura il ben più importante settore dei servizi, rimane, invece, seppur anch’esso in contrazione, ancora saldamente sopra quota 50.
Nell’ultimo mese, inoltre, sono stati creati, negli Usa, ben 136.000 nuovi posti di lavoro. Insomma, dati ed indicazioni che disegnano un’economia in rallentamento, ma non certo sulla soglia di una nuova recessione. Rallentamento effetto di molti problemi ancora irrisolti. In particolare si sente il peso della politica protezionistica e dei dazi doganali imposti dall’Amministrazione Usa. Dazi non solo contro le merci cinesi, ma da questa settimana estesi anche sulle merci della claudicante Europa. Una politica miope che rischia di rivelarsi un vero e proprio boomerang per la stessa Amministrazione Usa. Trump lo sà, ma oggi usa i dazi, ed il conseguente rallentamento economico, per piegare le resistenze della FED, ed indurla a ridurre ulteriormente i tassi. Non a caso, dopo gli ultimi deludenti dati macro, un nuovo ribasso dei tassi in ottobre, è dato quasi per certo. In tale contesto, incerto e denso di contraddizioni, i mercati finanziari non prendono una direzione, e proseguono nella loro estenuante fase di lateralizzazione.
Lateralizzazione difficile da tradare e sostanzialmente improduttiva per la gran parte degli investitori. Basti pensare che il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, negli ultimi 12 mesi, pur tra mille peripezie, segna un incremento esiguo, pari al + 2,3 %. Auguriamoci, quindi, che questa fase abbia presto fine, in un senso o nell’altro, altrimenti anche nei prossimi mesi sarà dura produrre performance soddisfacenti.
Ciò detto, vediamo cosa ci indica, al momento, lo scenario intermarket. Il dollar index, nell’ultima ottava, ha un po’ accusato i deludenti dati macro Usa, ed ha ceduto lo 0,3 %, retrocedendo a quota 98,81. Resta comunque un fattore di grande stabilità, in un quadro molto incerto. Le commodities cedono anch’esse un ulteriore 0,82 % in termini reali, avvalorando la tesi del rallentamento economico globale. Rallentamento confermato anche dagli andamenti del mercato obbligazionario. I rendimenti dei bond decennali americani, infatti, cedono ben 16 bps ed arretrano a quota 1,53 %. I rendimenti dei bond a 2 anni, cedono ancor più, ossia ben 23 bps, e retrocedono a quota 1,41 %. L’inclinazione della yield curve Usa tuttavia si amplia fino a 12 bps e ciò allontana la probabilità di un’imminente recessione dell’economia americana. Il mercato azionario, come al solito in questi anni, resiste a tutte le incertezze. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, cede, infatti, solo lo 0,33 %, e retrocede a quota 2.952,01 punti, non molto lontano dai suoi massimi storici.
Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 35.610
Large Traders : +28.973
Small Traders : + 6.637
Si riconferma, pertanto, la nuova recente configurazione del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei diversi operatori, sono pari a soli 3.888 contratti. In particolare, in una settimana alquanto incerta e volatile, i Large Traders cedono 356 contratti long, e riducono appena la loro esposizione Net Long. I Commercial Traders, cedono anch’essi 3.532 contratti long, e consolidano la loro abituale posizione di copertura Net Short. Gli Small Traders, confermano la loro natura di operatori contrarian, non a caso in un frangente difficile sono gli unici ad acquistare l’intero lotto dei 3,888 contratti long. I movimenti di quest’ultima ottava, disattendono un po’ quelle che erano le mie speranze. Gli Small traders infatti non tornano in posizione Net Short, anzi consolidano la loro nuova posizione Net Long. Tale movimento riconferma una configurazione ed un assetto del mercato dei derivati azionari Usa, storicamente molto volatile ed incerto, seppur lievemente rialzista. Ciò mi induce a ritenere che la lunga fase laterale, tuttora in corso, sia destinata purtroppo a permanere e proseguire ulteriormente. D’altronde se non intervengono fatti rilevanti che sciolgono i numerosi nodi oggi presenti è difficile immaginare mutamenti di rilievo negli attuali trend di mercato. In particolare solo un accordo commerciale tra Usa e Cina potrebbe oggi riportare nuova fiducia sui mercati e sbloccare l’attuale impasse. Accordo che appare però ancora molto lontano ed improbabile. Saggio pertanto assumere, nel frattempo, un atteggiamento abbastanza cauto e prudente, ed attendere buone nuove.
Riconfermo pertanto la mia view rialzista, ma con un cautela accresciuta rispetto alle scorse settimane. View moderatamente rialzista, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo studio del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. In questo difficile 2019, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, registra una perdita del 12,71 %. La perdita attuale è ascrivibile alla nostra errata posizione short d’inizio d’anno, nonchè alla successiva estenuante fase di lateralizzazione del mercato. Nel frattempo, il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha conseguito un guadagno del 16,08 %. Conseguita pertanto, sinora, una sotto-performance del 28,97 %. Un incidente di percorso, per un portafoglio che nei precedenti 6 anni ha conseguito una sovra-performance media annua del 16,2 %, e che presenta una equity line in progresso del 148 %. Non perdo, quindi, la fiducia in esso, anzi sulla base della pregressa esperienza storica, confido, nei prossimi mesi, di poter recuperare almeno una parte dell’attuale inaccettabile sotto- performance. A tal fine, in coerenza con quanto sopra espresso, questa settimana modifico l’assetto del mio portafoglio, riduco cioè dall’82,5 al 67,5 % le mie posizioni long, ed innalzo dal 17,5 al 32,5 % le mie posizioni short, ossia assumo una moderata posizione rialzista pari al 35 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.
LUKAS