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MERCATI nell’era di Donald Trump e pensieri a voce alta
Permettetemi un paio di pensieri a “voce alta”. Anche perchè , cosi facendo, rispondo ai tanti lettori che sono rimasti un po’ spiazzati dall’esito delle elezioni USA.
Il mercato ha avuto una reazione forse inaspettata per l’elezione di Donald Trump come 45° Presidente degli Stati uniti d’America. Il panico è durato…pochi minuti e subito ha preso le redini del gioco il buon amico “Toro” che ha ripreso a dominare a Wall Street.
Ma come…il paese più potente del mondo è finito in mano ad un mezzo pazzo estremista rivoluzionario ed i mercati festeggiano?
Si, perchè comunque c’è la SPERANZA che le posizioni più estreme del magnate USA vengano ad essere limate e che il neo presidente si attorni di persone “di peso” (cosa che nel breve mi sembra di non scorgere).
La sua politica, a livello di programma, rappresenta poi quella che possiamo definire come “linea di continuità”. Ne ho parlato qualche giorno fa. La politica monetaria espansiva aveva ormai esaurito i suoi effetti ed il suo corso. Era giunta l’ora della politica fiscale. Detto fatto. Il programma di Trump è proprio incentrato su questo aspetto. E quindi rappresenta per i mercati la “normale linea gestionale “ che significa appunto “continuità”.
Eccovi spiegato rapidamente il perchè di questo boom. Ma facciamo attenzione, Il mercato ha senza ombra di dubbio sovrappesato il bello della politica fiscale espansiva, dimenticandosi però che non è oro tutto quello che luccica e che, per forza di cose, c’è anche un rovescio della medaglia che merita di essere menzionato.
Tanto per cominciare, facciamo un rapido cenno al mercato azionario. Trump fa una cosa che fa sobbalzare dalla sedia (per la gioia) il Tea Party. Minore regolamentazione, maggiore espansione fiscale, minor pressione sulla tassazione nel segmento corporate. Tre tasselli che non posso che creare euforia, quantomeno nel breve. Poi però bisognerà fare i conti con la realtà e con le conseguenze legate ad un debito sempre maggiore, ad un protezionismo pericoloso anche per gli USA e le problematiche relative ad un Dollaro USA che si presenta subito molto forte e che, causa politica monetaria più restrittiva, sarà mantenuto tale da tassi di interesse in aumento ed inflazione nuovamente in crescita.
Dire che però sarà tutto facile, questo non lo possiamo dire di certo. La volatilità sarà obbligatoriamente maggiore di quanto abbiamo visto negli ultimi anni, anche perchè resta molto difficile poter tracciare un quadro politico ed economico certo, in questo momento.
L’unica cosa che sembra chiara è l’impatto che Trump potrebbe avere sul settore finanziario, sulle infrastrutture e sull’healthcare. Ma occhio, il mercato ha già corso molto, forse troppo. Meglio far passare la sbornia prima di prendere posizione.
Quindi, in conclusione, azionario USA che potrebbe sorprendere ma con un’attenta cernita, obbligazionario USA che ha il destino segnato, Dollaro USA che potenzialmente ha ancora della strada da fare ma che, allo stesso tempo, potrebbe subire gli effetti di una manipolazione voluta dallo stesso Trump che in campagna elettorale non sembrava particolarmente affascinato dal Dollaro forte. Ed infine gli emerging markets. Oggi sono “i perdenti” o “the Losers” come gli ho chiamati io. Ma la qualità anche in quest’ambito è decisamente presente e certi investimenti possono rappresentare, anche a causa di una forte debolezza. Lasciamo che il mercato si stabilizzi e poi iniziamo a valutare come investire. Le occasioni potrebbero essere molto interessanti.
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“Ma come…il paese più potente del mondo è finito in mano ad un mezzo pazzo estremista rivoluzionario ed i mercati festeggiano?”
Forse perchè questa è l’immagine che i media hanno voluto creare per favorire Hillary Clinton, e magari perchè è l’immagine che lo stesso Trump ha voluto creare per attirare l’attenzione del popolo stanco dell’establishment. Ma chi fosse veramente Trump (un abile negoziatore e patriota? almeno questo è quanto salta fuori solo ora) chi conta davvero e muove i soldi che fanno i mercati lo sapeva già, e probabilmente non lo temeva.
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