FONDI, appello per sostenere le quotazioni delle banche italiane
A volte fatico veramente a capire dove certe proposte e certe idee vogliano arrivare.
E’ chiaro che il sistema si sia mosso a favore del sistema bancario, con importanti iniziative (non sufficienti, sia ben chiaro) per sopperire alle problematiche di capitale (Fondo Atlante) e di sofferenze (Atlante ed Atlante 2) delle banche.
Tutto questo però non ha migliorato quel clima di fiducia che sarebbe necessario per una ripartenza del settore e, quantomeno, delle quotazioni in borsa. E se le azioni ripartono sui mercati, aumenta la capitalizzazione delle banche stesse, si ricreerebbe quel clima di fiducia di cui parlavo prima con tutto quello che ne deriva.
Ma se Atlante ed Atlante 2 cercano (ripeto, in modo non sufficiente) a migliorare indirettamente il bilancio delle banche, poco possono fare per migliorarne la quotazione, in quanto non hanno il mandato, non hanno le risorse e non hanno comunque intenzione di mettersi a comprare azioni in borsa.
Quindi che fare? Ci vorrebbe un Abe anche in Italia, che ordina alla banca centrale di comprare direttamente ETF e quindi azioni in borsa. Ma ovviamente tutto questo non è possibile. Ed ecco allora che si cerca una soluzione “all’italiana”, andando a fare cosa? Come sempre chiedendo la “collaborazione” dell’anello più debole della catena, ovvero il risparmiatore “ignaro”.
Come mai, Perchè gli unici che possono fare qualcosa sono appunto i risparmiatori. Non potendo ordinare ad ogni singolo cittadino di comprare azioni, ecco l’idea illuminante, si fa per dire…
Andando a prendere un ormai celebre modo di dire del telecronista Meda, commentatore delle scorribande motociclistiche di Valentino Rossi in MotoGP (Rossi c’è!) ecco che nasce la proposta “La banca c’è”….
(…) “Gli investitori non si espongono per il timore di altre brutte sorprese e purtroppo non ricevono segnali che possano rassicurarli”, ha sintetizzato ieri alla trasmissione Report di ClassCnbc Carlo Pelanda, professore di economia geopolitica all’Universita’ Marconi di Roma, ma anche, in chiave piu’ operativa, consigliere di Quadrivio sgr. “Per questo avrebbe senso una forma di garanzia dello Stato, che per varie ragioni in Italia non c’e’ stata. A questo punto giusta la proposta “La banca c’è” avanzata da MF-Milano Finanza al mondo del risparmio gestito nazionale e degli investitori istituzionali affinche’ scendano in campo non solo per sottrarre, in borsa, il comparto bancario al tiro al bersaglio della speculazione, ma anche per approfittare di quotazioni depresse e con forte potenziale di recupero”.(…) (MF)
Piccola nota: vedo che “on line” è stata cancellata la scritta “la banca c’è” che invece è presente su carta nell’articolo del 11/08/2016. Si saranno vergognati? Poco conta, tanto il concetto invece rimane ed è indirizzato ai signori gestori. Io lo leggerei però in questi termini “amici gestori, possiamo capire che fate gli interessi dei clienti sottopesando il settore bancario italiano, ma ora dovete fare qualcosa per il sistema comprando a piene mani le banche, sostenendone la quotazione”.
Ma poveri illusi! Questione etica a parte, come diavolo possono pensare che un intervento dei fondi italiani potrebbe veramente sostenere il mercato, magari con una successiva presa di posizione della speculazione (di segno opposto) che poi porterebbe a cocenti perdite?
E poi a proposito di etica, significherebbe fare (tanto per cambiare) gli interessi del sistema, dimenticando che i clienti PAGANO fior di commissioni di gestione, spesso già non giustificabili per la qualità della gestione, per avere una gestione attiva con creazione di alfa. In questo caso si chiederebbe invece di sacrificare il tutto per il been del sistema, senza avere tra l’altro la minima garanzia di successo.
E, notate bene, a parlare sono anche fior fiori di professori universitari. Decisamente in conflitto di interesse, ovvio, ma che lasciano comunque dei segnali e dei pareri assolutamente discutibili.
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Le azioni italiane sono tendenzialmente sottoprezzate? Quelle delle banche, in base al valore di libro, si, ma le prospettive degli utili futuri contano. E allora? Intesa stacca un dividendo del 10%; ma allora? E c’è il rischio Italia, quello di fallimento (delle banche e dello stato). Ma al momento non si vede un pericolo imminente. E poi c’è il referundum. Già. Come se cambiasse veramente qualcosa. L’unica cosa vera mi sembra soltanto il job act (e neanche lo conosco bene); cioè con o senza Renzi non mi pare che per l’economia italiana sia come dire o la vita o la morte. Sostanzialmente così il problema è che l’Italia non riesce a essere attrattiva per gli investimenti stranieri (a causa un po di tutto, compreso per come sono gli italiani), e così anche gli investitori italici se ne scappano. Peccato. Ma è anche un ciclo che si ripete; e credo che prima o poi si ripeterà. Si, ma quando?
Una semplice ma efficace considerazione:
il sistema, non solo quello delle banche, non riparte perchè è improntato alla rapina.
Imposta di bollo, commissioni, tobin tax, tasse, prelievi forzosi, espropri legalizzati…
Gli asini non volano e i ladri e gli approfittatori, anche se mascherati, rimangono tali.
Che se ne siano accorti anche gli “ignari” risparmiatori?
Vedrai che bello se si ferma la giostra…