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DOLLARO USA al guinzaglio. Almeno nelle intenzioni della FED.
I discorsi fatti dalla Yellen due giorni fa, hanno fatto trapelare tutta l’insicurezza di una banca centrale ormai in balia del mercato.
Per certi versi, il programma sembra chiaro. Tassi oggi fermi, possibile passare solo più a due rialzi (anziché i quattro programmati) ma tutto dipenderà da come vanno le cose. E quindi nessuno può dirlo con certezza. Inoltre l’inflazione da salari al momento non è un problema, ora. Ma domani potrebbe diventarlo, cambiando le prospettive.
Leggendo la nota post comunicato, sorprende la quantità di nozioni relative e di “tuttavia”. Quindi ci si ritrovano contrasti, incertezze, incongruenze. Ma questa è la FED che cerca di nuotare nel mercato, subendone le correnti che agisce “di conseguenza”. Ed è proprio quella FED che lascia intendere chiaramente una cosa: un Dollaro USA troppo forte NON è gradito. E quindi, indirettamente, il suo operato terrà conto di questa variabile che non deve diventare un problema soprattutto per il tessuto produttivo (come scritto nel post di ieri).
Grafico EURUSD
Ed è palese che un percorso di quattro rialzi nel 2016 avrebbe un altro impatto sia sulla curva dei tassi, sia sulle dinamiche di carry trade e anche sui bilanci dei paesi emergenti. Ma con un Dollaro USA “sotto controllo” le cose cambiano. Ed ecco spiegato il perché del rimbalzo dell’Euro. La FED ha messo (o vuole mettere) il guinzaglio al Dollaro USA e condurlo in un territorio dove possa monitorarlo senza rischi. Mission Impossible? Per certi versi si, visto che la FED SUBISCE il mercato. Pensate se l’inflazione da salari, come ha suggerito Fischer recentemente, diventa un problema. E pensate se poi arriva un accordo a livello di OPEC e il petrolio torna a salire. Puff… tutti i sogni della Yellen svaniscono, il falco arpiona la colomba e la abbatte. Navigare a vista, nothing else….
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STAY TUNED!
immodestamente mi domando che alternative aveva la Yellen a fronte dell’evolversi degli eventi degli ultimi tre mesi???? sinceramente credo che in maniera ” candide” ha detto che l’economia USA è condizionata e condiziona quella degli altri continenti ed è necessario quindi avere una visione globalizzata, valutare gli effetti collaterali non solo in termini economici ma anche geopolitici. Tutti eravamo convinti, pertanto, che non avrebbe fatto mosse aggressive e che sarebbe stata molto “colomba”. Probabilmente ci stiamo avviando verso mercati stabili, anche perché non si intravedono “gatti neri” (il gatto è più esplicito del cigno) che possono sconvolgere i mercati. Peraltro anche il petrolio non fa più premio e si potrebbe, a questo punto, salvo episodi imponderabili, dire che non è più condizionante dell’andamento dei mercati.