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BANCHE CENTRALI: missione fallita!
Le banche centrali hanno sempre un obiettivo ben chiaro. Tenere a bada l’inflazione e possibilmente pilotarla entro i parametri stabiliti.
Per la FED il tasso inflazione non rappresenta la vera priorità. Un occhio di riguardo innanzitutto alla crescita. Mentre invece per la BCE è importante monitorare il tasso inflazione prima ancora della crescita. Resta però il fatto che tutte le banche centrali, in un modo o nell’altro, monitorano con attenzione il tasso inflazione anche perché molto spesso è direttamente correlato alla stessa crescita economica.
Se infatti di va in disinflazione (tasso inflazione in discesa) significa che il denaro non circola e che quindi si rischia un rallentamento economico. Eccovi una fotografia del momento attuale, che ci viene confermato dai dati di ieri.
Un’altra brusca frenata si registra nel 2015 per i prezzi al consumo della Germania mentre nell’intera are euro l’indice non si muove. È un segnale di come il piano straordinario di Mario Draghi abbia finora fallito nel suo intento di ravvivare l’inflazione. (…) A pesare è stato il forte calo registrato dai prezzi dei prodotti energetici, che sono scesi nell’anno del 7% rispetto al -2,1% del 2014. Al netto dei prezzi energetici, l’inflazione è salita dell’1,1% nel 2015. Reso noto anche il dato sull’Eurozona: l’inflazione dell’area è salita +0,2% su base annua, in linea con le attese. Su base mensile, la performance è stata invariata. Il dato di novembre è stato rivisto al ribasso su base annua da +0,2% inizialmente comunicato a +0,1%. I livelli sono in ogni caso decisamente inferiori rispetto al target stabilito dalla Bce e pari al 2%. (Source)
Qui si dice praticamente tutto. Prima cosa: tasso inflazione per la Bce fortemente sotto alle aspettative di Mario Draghi. Seconda cosa: a cosa sono serviti gli interventi a sostegno del tasso inflazione?
Due questioni che conosciamo molto bene e a cui sappiamo dare le giuste risposte. Il QE è servito ben a poco, o se preferite ha decisamente MOLTO più impatto il prezzo del petrolio di tutto quanto fatto da Draghi.
Spero che anche il buon Mario si sia reso conto della situazione e che eviti di “gonfiare” ulteriormente la bolla con altra liquidità. Sarebbe inutile e dannoso, e al massimo servirebbe per “limitare” un po’ il downtrend dei mercati, ritardando l’arrivo di nuovi minimi.
Ma come la vede il mercato?
La chiave è sempre la stessa e ve la ripresento aggiornata. Eccovi il mio grafico del tasso inflation swap forward 5y5y. Ovvero il tasso inflazione previsto tra 5 anni per i 5 anni successivi. Un vero e proprio strumento previsionale che serve non tanto per capire quale sarà tra 10 anni l’inflazione ( sarebbe una follia) ma soprattutto per capire la tendenza. E la tendenza? Lascia molto a desiderare.
Grafico Inflation swap forward 5y5y per EUR, USD e GBP
Come vedete solo la Gran Bretagna resta al disopra di certi parametri e soprattutto con una tendenza stabile. Il che fa pensare: se non ci fosse il petrolio in fase di crollo, ci sarebbe un rischio inflazione a Londra? Invece per USA ed Eurozona la situazione si fa sempre più complessa: e il downtrend del tasso inflazione previsto è sintomatico.
Ragionate un attimo sul QE Europeo e anche dell’inversione dei tassi in ambito di politica monetaria USA, e poi ponetevi la questione: ma in questo momento, le due banche centrali più potenti del pianeta, hanno la situazione sotto controllo? E questo cosa può comportare per i mercati finanziari, per la speculazione (e il deleveraging che ne deriva) e per tutto quello che riguarda la volatilità degli stessi.
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STAY TUNED!
E nel marasma che sembra aviluppare i mercati finanziari del mondo intero [guardando gli indici degli ultimi giorni, data di oggi compresa], come ciliegina sulla torta non possiamo non mettere il conflitto di strategie delle due principali banche centrali :
da una parte la BCE con il proprio QE e relativa politica accomodante programmata almeno fino a MAR2017
dall’altra la FED con il suo rialzo dei tassi [avvenuto a DIC2015] ma soprattutto con la strategia annunciata per l’anno in corso, che prevede verosimile e realizzabile un rialzo dei tassi progressivo al ritmo di uno per trimestre = 4 rialzi per il 2016…
considerata la partenza dei mercati azionari nel mese di GEN 2016, ce n’è abbastanza per prevedere una anno piuttosto movimentato e per niente noioso… 😆