WALL STREET: e poi succede quello che non ti aspetti…

Scritto il alle 12:44 da Lukas

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La settimana appena trascorsa ha scompaginato tutto il quadro previsionale. Addirittura si sente odore di recessione ed in questo quadro, diventa difficile ipotizzare un rialzo dei tassi della FED. [Guest Post]

Cari amici, confesso doverosamente che gli accadimenti della scorsa settimana hanno letteralmente scompaginato il mio personale scenario previsivo circa l’evoluzione prospettica dei mercati finanziari internazionali.

Certo, vedevo anch’io da mesi un deciso rallentamento dell’economia globale ma, ancor oggi, non riesco a credere che, con un petrolio a 40 dollari al barile, con un costo del capitale azzerato, e con un livello di disoccupazione, almeno in Europa, ancora molto elevato, possa tornare in occidente lo spettro della recessione. Indubbiamente la frenata dell’economia cinese e di tutte le economie emergenti comporterà una contrazione delle esportazioni, ma rammento che il PIL occidentale è basato prevalentemente sui propri consumi interni. Per tale ragione, sono molto più propenso a credere che il crash dei mercati dell’ultima settimana non sia ascrivibile alla contrazione economica asiatica, che è solo un buon pretesto, ma rappresenti innanzitutto una preventiva roboante sconfessione del proposito della FED di far venir meno, a breve, uno dei sostegni fondamentali della sua tuttora debole crescita interna, aumentando il costo di finanziamento dei propri consumi ed investimenti interni.

Quanto allo scenario intermarket, questa settimana, abbiamo assistito all’esasperazione di tutti trend già in voga da alcuni mesi. In particolare le quotazioni del dollar index hanno registrato un ulteriore storno dell’1,6 % che cerca in tal modo di difendersi e di compensare la perdita di competitività accusata nei confronti della svalutazione cinese. Prosegue inoltre lo storno massiccio delle quotazioni delle commodities, stornate anche in quest’ultima ottava, di un ulteriore 4,4 % in termini reali. A differenza della scorsa settimana, in quest’ultima ottava abbiamo assistito anche ad uno storno ingente dei rendimenti obbligazionari. I bond decennali Usa, segnano, infatti, un rendimento del 2,04 %, in calo di 15 bps rispetto alla scorsa settimana, il bund della Germania, invece, denuncia una situazione ancor peggiore segnando un tasso dello 0,56 %. Questa settimana, però, è il crash dei mercati azionari che guadagna tutte le prime pagine dei quotidiani internazionali. Il nostro benchmark azionario mondiale, rappresentato dall’S&P 500, ha registrato infatti il maggior storno degli ultimi 4 anni, perdendo il 5,77 %. Ancor peggio le borse europee che registrano tutte storni ricompresi tra il 6 e l’8 %.

Dopo tale premessa, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : + 3.683

Large Traders : – 4.536

Small Traders : + 853

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Dopo una settimana di bufera, si riconferma comunque la configurazione generale del mercato dei derivati azionari Usa. In quest’ultima ottava, registriamo movimentazioni, pari a 9.346 contratti, che conducono tutti gli operatori in una posizione di estrema indecisione. In particolare, questa settimana, del tutto ragionevolmente sono stati gli Small Traders a prender maggiore paura, cedono infatti l’intero lotto dei 9.346 contratti long, e riducono la loro abituale posizione Net Long a livelli davvero minimi, al limite dell’inversione. I potenti Commercial Traders, forse per esercitare maggiore pressione sulla FED affinchè rinunci all’insano proposito di aumentare i tassi, incrementano solo di 572 unità la loro dotazione di contratti long, e restano significativamente nella loro inusuale posizione Net Long. Più deciso invece l’intervento dei Large traders, che riacquistano i restanti 8.774 contratti long, riducendo a soli 4.536 unità la loro contingente posizione Net Short.

Gli accadimenti dell’ultima settimana hanno per il momento platealmente sconfessato tutte le precedenti risultanze di configurazioni analoghe del Cot Report sui derivati azionari Usa. Segnalo, tuttavia, che la configurazione in discorso, sempre positiva negli ultimi 5 anni, non è stata ancora chiusa ed è ancora in auge, anche se non appare al momento proprio solidissima. Visto il pesante handicap di partenza, credo che questa volta sarà comunque davvero molto difficile confermare i positivi precedenti. Inoltre l’esiguo contributo in acquisto dei Commercial Traders di quest’ultima settimana mi fa ritenere che in questa occasione non assisteremo comunque ad una veloce inversione a V, come spesso accaduto nel recente passato, ma che l’eventuale processo di recupero, se ci sarà, sarà molto più lento ed articolato. Prospettive azionarie, pertanto, davvero molto incerte e difficili, che cercherò comunque di tradare con il mio originale trading system che, come ormai ben sapete, si propone di valorizzare l’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, individuato nelle pregevoli ricerche condotte dai professori Jegadeesh e Titman, ed i cui presupposti scientifici sono illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. Dopo quest’ultima disastrosa settimana, in cui il mio portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ ha perso circa il 40 % dei guadagni conseguiti nei primi 7 mesi, lo stesso segna ancora una performance annua positiva, pari al + 10,8 %, inferiore di 5,3 punti percentuali rispetto a quella conseguita dal nostro benchmark nazionale, rappresentato dal Ftse All Share, pari nel contempo al + 16,1 %. Per ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ gli eventuali interessati possono, se lo desiderano, consultare direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.

Lukas

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