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Sorpresa: anche in Cina le aziende possono fallire!
Ma cosa nasconde il mondo dei crediti di Pechino? Siamo sicuri che il mercato NON stia sottovalutando enormemente il rischio sofferenze bancarie (e non solo) in Cina?
Sulle pagine di questo blog avete già letto più volte il mio timore nei confronti del gigante economico cinese, protagonista da sempre di poca trasparenza e di una crescita economica sempre notevole.
Anche per quest’anno gli analisti si dividono, in merito al tasso di crescita del PIL, tra un 7% ed un 8%. Livelli che sono “monstre” soprattutto se ripetuti nel tempo in modo quasi sistemico.
CINA: crescita prevista dagli analisti. Saranno mantenute le promesse?
Il governo cinese, comunque, vuole assolutametne restare in questi parametri di crescita e se i dati dovessero peggiorare ulteriormente ha già dichiarato che interverrà sulle riserve delle banche.
(Reuters) – China’s central bank is prepared to take its strongest action since 2012 to loosen monetary policy if economic growth slows further, by cutting the amount of cash that banks must keep as reserves, sources involved in internal policy discussions say.
A cut would be triggered if growth slips below 7.5 percent and towards 7.0 percent, they said, and would come on top of money market operations and currency intervention via state banks that traders say has already loosened monetary conditions.
In questi giorni però, la notizia più curiosa di tutte è un’altra… Sembra che sia successo un Cina un misfatto inenarrabile…
Shanghai, 7 mar. (TMNews) – La Chaori Solar Energy ha avvertito di non essere in grado di onorare il pagamento di obbligazioni in scadenza per 89,8 milioni di yuan, poco più di 10 milioni di euro, che erano state emesse nel 2012. Di fatto una insolvenza sui pagamenti, ha confermato Gan Guolong, avvocato che rappresenta un gruppo di creditori.
Secondo alcuni esperti si tratta del “primo caso di default sui pagamenti” da parte di una impresa nella Cina continentale. Tuttavia non è certamente il primo dissesto finanziario di un grade gruppo cinese di questo particolare settore, che negli anni scorsi ha avuto un vero e proprio boom grazie agli incentivi a verde e fotovoltaico in molti paesi avanzati, specialmente in Europa. Ma che più di recente si è ridimensionato sia per il venir meno di parte di questi incentivi, sia per alcune dispute commerciali con l’Ue.
Altrettanto se non più rumoroso era stato nel marzo dello scorso anno il default di un altro gigante cinese del fotovoltaico, la Suntech Power. Che però formalmente era finita insolvente negli Usa, dove è quotata, per oltre mezzo miliardo di dollari in bond.
(…) (fonte Afp)
Ovviamente mi starete chiedendo cosa ha dell’incredibile questa notizia. Beh, nulla. O meglio, ci deve stupire il fatto che solo ORA le aziende cinesi, che sembravano indistruttibili, iniziano a fallire. Senza mai dimenticare che noi, qui, sappiamo solo l’indispensabile di quanto accade all’interno dei confini cinesi.
Ma non trovate un po’ strano che solo ora arrivino questi fallimenti? E soprattutto, cosa potrebbero significare? Tanto per cominciare non dimentichiamo i fenomeni di shadow banking e la bolla degli investimenti di cui ho parlato QUI in passato, che ha “danneggiato” quel tessuto economico che oggi deve essere ricreato, con un orientamento non solo tarato sull’export ma anche sui consumi interni.
La verità è che noi occidentali stiamo ponderando in modo eccessivamente ottimista il rischio sulla Cina. Per farla breve, molto probabilmente il governo “lavava” molti panni sporchi in passato, ma con lo scoppio della bolla dello shadow banking, non ci sta più a fare da “lavatrice” del sistema e lascerà che, in perfetto stile capitalistico, le aziende, anche se grandi ed importanti, falliscano e facciano il loro corso.
Ora, la domanda è più che lecita: quante altre Chaori ci sono sul mercato pronte ad esplodere? E quante di queste sono “sistemicamente “ molto più pesanti di Chaori? E fin dove il governo cinese sosterrà, e cosa salverà?
Mi resta solo una certezza che è un parere personale, e quindi quanto mai relativa.
Il mercato cinese sta cambiando pelle e questo ve l’ho detto in tutte le salse. Ma è anche vero che deve cambiare (scusate, lo so, è una mia mania…) il metro di ponderazione del RISCHIO. O se preferite: OGGI il mercato pondera CORRETTAMENTE il rischio Cina ed in particolar mondo il SUO mondo crediti e sofferenze?
Un meracto in forte evoluzione con la “tranquillità” di uno stato che andava spesso e volentieri a coprire problemi societari, avevano spinto molti investitori verso i corporate bond cinesi. Difatti questo mercato ha avuto negli ultimi anni una crescita geometrica. Dagli 800 miliardi di yuan del 2007 ai 8.700 miliardi toccati ad inizio 2014.
Più che decuplicato in sei anni. La crescita dei finanziamenti e del debito corporate quindi è stata impressionante. Una evidente bolla. Oggi lo stato sta intervenendo cercando addirittura di rivalutare lo Yuan. Ma potrebbe essere troppo tardi.
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ciao dream, in realtà se vai a vedere quante società cinesi sono saltate quotate sul nasdaq da dieci anni a questa parte rimani a bocca aperta. Tanto per lo stato cinese non conta nulla se una azienda non ripaga i debiti, salta e il giorno dopo rinasce uguale a prima con i denari pibblici. La cina ha riserve pazzesche.
La cosa importante per la Cina è uccidere le altre aziende competitor facendo una guerra sul prezzo, poi quando il mercato è saturo di prodotti a basso costo cinesi e i competitor sono trozzati il gioco è fatto = monopolio
Quindi cari miei comprate pure i prodotti cinesi, poi fra qualche anno se i nostri figli non avranno uno straccio di lavoro non lamentiamoci!!!!!
e pensa che una perdita d 14 mld su una capitalizzazione di 37 implica una abbattimento del capitale x perdite…. alla faccia dell’aumento di capitale. Il mercato premia gli avvoltoi e non considera le eccellenze, vedi Ferragamo…. che schifo….
Occhio, ribadisco, “primo caso cinese di default sui pagamenti”
che la situazione in Cina non sia del tutto chiara è ormai un fatto scontato.
Quello che mi ha lasciato, invece, perplesso è la reazione del mercato a fronte dei dati Unicredit; la mia lettura è che le sofferenze sono spaventose tanto da evidenziare una perdita di circa 14 MLD, si mandano a casa migliaia di persone sia in Italia che nelle branches estere, si sono fatte una barca di chiacchere su ipotetici profitti dei prossimi anni (devono aver imparato da Draghi), etc.
L’unica cosa positiva è che non hanno annunciato altri aumenti di capitale, altrimenti sarebbe stato un disastro, aumento che se la situazione dell’economia non migliora non è poi da escludere nel prossimo futuro. E la speculazione galoppa…..