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WALL STREET: nulla di rivoluzionario, quantomeno per ora
Dopo un ottimo 2021, i mercati prendono una pausa di riflessione. Ma nulla oltre ad una classica correzione, anche perchè a livello internazionale sembra chiaro che la situazione si stia stabilizzando. (Guest post)
Cari amici, dopo quest’ultima settimana, cominciamo ad inoltrarci, con tante incertezze ed interrogativi, in questo nuovo anno. I problemi da risolvere, ed ancora sul tappeto, sono davvero tanti. Innanzitutto dobbiamo ancora fare i conti con la terribile pandemia virale. La campagna di vaccinazione su scala globale ha preso finalmente il via, ma richiederà ancora molto tempo per addivenire a risultati davvero concreti e tangibili. La pandemia ha inciso pesantemente anche sull’economia. Notevoli, soprattutto in Occidente, le perdite di PIL causate dai lunghi e prolungati lockdown. C’è dunque da riavviare, si spera al più presto, i nostri sistemi economici e produttivi. La pandemia ci lascia, inoltre, in eredità un ulteriore montagna di debito pubblico, resosi necessario per finanziare e fronteggiare le nefaste conseguenze economiche della pandemia. Insomma grandi problemi, la cui risoluzione già provoca notevoli sussulti anche sul piano politico, come dimostrano le crisi di quest’inizio d’anno, negli Usa, in Italia ed in Olanda. In tale contesto alquanto precario e dissestato, l’unico elemento di certezza è al momento rappresentato dal ruolo, e dalle iniziative, delle diverse Banche Centrali. In questo terribile frangente della storia sono infatti solo quest’ultime che garantiscono un adeguato livello di liquidità al sistema. Chi avrebbe infatti mai comprato gli oltre 100 miliardi di euro di maggior debito creato in quest’ultimo anno dalla sola Italia, già di per sè iperindebitata ? L’unanime intervento iper-espansivo delle più importanti Banche Centrali ha rassicurato anche i mercati finanziari internazionali che, a dispetto della terribile situazione economica causata dalla pandemia, hanno retto alla grande. Anzi, hanno addirittura registrato i loro nuovi massimi storici, come accaduto al nostro benchmark azionario mondiale per antonomasia, ovvero l’S&P 500. Ciò ha rinfocolato le polemiche, e le accuse di manipolazione dei mercati ad opera dei soliti noti, ormai clamorosamente smentiti ed in disastrosa rotta. Costoro, dopo quasi un ventennio, non hanno infatti ancora capito che l’S&P 500 non è più, e da tempo ormai, l’indice azionario della sola economia Usa, bensi l’indice che rappresenta gli andamenti della più vasta economia globale e mondiale. E se non crolla il vero motore dell’attuale economia globale, ovvero la Cina e l’Asia in generale, com’è razionalmente possibile attendersi un crollo del suo benchmark azionario ? Capisco, che per tanti “sovranisti” è un qualcosa d’inaccettabile, ma è ormai la realtà, e negarla conduce solo a reiterare le tante brutte figure già fatte in quest’ultimo decennio.
Ciò detto, andiamo ad esaminare, cosa ci indica al momento il più vasto e globale scenario intermarket. Il dollar index, dopo i tumulti di Capitol Hill, dà tangibili segnali di ripresa. In quest’ultima ottava rimbalza dello 0,75 % e risale a quota 90,78. Crescono ancora anche le commodities, che lievitano di un ulteriore 1,75 % in termini reali, e c’è qualcuno che già le vede come una possibile futura alternativa agli investimenti nell’azionario. Personalmente sarei molto più cauto al riguardo. Più morigerati segnali, giungono invece dal mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale americano arretra infatti di 3 bps, e retrocede a quota 1,09 %. Il rendimento dei bond a 2 anni, arretra anch’esso si 1 bp e retrocede a quota 0,13 %. L’inclinazione della yield curve Usa, pertanto, si contrae a 96 bps, e ci conferma che l’economia Usa non è ancora veramente ripartita. Del mercato azionario, abbiamo già accennato. La correzione di quest’ultima settimana, S&P 500 – 1,48 %, è del tutto fisiologica e per me addirittura salutare. Il mercato, dopo un grande rialzo, si dimostra ancora una volta intelligente e saggio.
Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati solo ieri sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 4.794
Large Traders : – 4.559
Small Traders : + 9.353
Permane, pertanto, anche se con movimenti al suo interno, la non proprio idilliaca configurazione del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa settimana, le variazioni, nelle posizioni dei vari operatori, sono state pari a 6.691 contratti. In particolare, i Commercial traders, ovvero le Mani Forti di questo mercato, cedono 513 contratti long, e decidono di rimanere ancora in una cauta posizione di copertura, Net Short. Gli Small traders, cedono anch’essi 6.178 contratti long, e riducono alquanto la loro ancora solitaria posizione Net Long. I Large traders, infine, acquistano l’intero lotto dei 6,691 contratti long, e riducono in equivalente misura l’entità della loro posizione Net Short. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, che non mutano la precedente configurazione, sembrano però allontanare le ipotesi future più negative. Il mercato non sembra infatti voler assecondare alcuna ipotesi di esuberanza irrazionale. Gli Small traders sembrano voler ritornare sui propri passi. Il mercato dei derivati sembra desiderare una pausa o, al limite, una moderata correzione. Ciò in attesa che l’economia dell’Occidente avvii finalmente la sua tanto auspicata ripartenza. Ci vorrà ancora del tempo credo. In ogni caso finchè l’economia cinese, ed asiatica in generale, regge, non vi sarà alcun crollo dei mercati azionari, con buona pace degli ormai del tutto inattendibili ribassisti. Insomma credo ci attenda un periodo di pausa ed assestamento dei mercati, del tutto logico visto l’attuale contesto economico. Assestamento che m’induce a non mutare il mio attuale e prudente atteggiamento, e la mia moderata view di medio termine, che resta cautamente rialzista.
Mercato quindi in cerca di assestamento, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. Nel corso di questo inizio del 2021, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, causa rotazione settoriale, ha conseguito una perdita del 2,31 %. Il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha invece registrato un guadagno dello 0,80 %. Conseguita pertanto, una sotto-performance del 3,11 %. Negli ultimi 8 anni il mio trading system ha invece conseguito una sovra-performance media annua del 9,9 %, e presenta un’equity line in progresso del 165 %. In coerenza con quanto sopra esposto, anche questa settimana non muto l’assetto del mio portafoglio, riconfermo cioè il 70 % delle mie posizioni long, ed il 30 % delle mie posizioni short, ovvero una posizione Net Long pari al solo 40 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.
LUKAS
LUKAS