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WALL STREET: il toro dei mercati è stanco ma non lascerà spazio agli orsi
Il mondo sta rallentando e questo è evidente, malgrado questo sembra però evidente che le condizioni di positività dei mercati non siano ancora scemati. (Guest Post)
Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali hanno evidenziato che la fase di rallentamento dell’economia mondiale non è stata ancora superata e risolta. A testimoniarlo è, peraltro, il dato del Pil cinese del secondo trimestre, pari ad un + 6,2 %, dato per noi sicuramente ancora eclatante, ma per il gigante asiatico il più basso degli ultimi 27 anni. Evidentemente i dazi Usa stanno già producendo i loro nefasti effetti. Rallentamento dell’economia cinese che, a differenza degli auspici di Trump, fa sentire i suoi effetti anche in altre parti del globo, ivi compresi gli stessi Stati Uniti. Ne ha preso atto, seppur con colpevole ritardo, la stessa FED che si appresta ad effettuare, a fine luglio, un primo taglio dei tassi.
Taglio di 25 o 50 bps ? I mercati sperano in un taglio consistente, ossia di 50 bps, ma visti i precedenti della FED, crediamo che lo stesso sarà più contenuto, ossia pari a soli 25 bps. Con un’inflazione Usa ancorata all’1,7 % si giustificherebbe, a mio avviso, un taglio di 50 bps. Ciò consentirebbe di sanare la strana forma assunta dalla Yield Curve Usa, che nella sua parte a breve presenta un’evidente e pericolosa inversione. Strana forma determinata dalla ingiustificata stretta monetaria operata dalla FED lo scorso anno. Insomma, una serie di errori, sia politici che monetari, costringono oggi gli Usa a correre ai ripari, onde evitare di ritrovarsi, dopo oltre 10 anni, in una nuova fase recessiva. Recessione che determinerebbe, quasi certamente, la sconfitta di Trump nelle elezioni presidenziali del prossimo anno. Da qui gli irrituali ed alquanto scomposti attacchi del Presidente Usa nei confronti di Powell. Cose mai sentite e mai viste prima d’ora, ma come già detto la scorsa settimana, quelli odierni non sono tempi normali, anzi tutt’altro.
Ciò detto, andiamo ad esaminare cosa ci dice oggi lo scenario intermarket. Sul piano valutario, nell’ultima ottava, abbiamo registrato un leggero rafforzamento ( + 0,35 % ) del dollar index, risalito a quota 97,15.
Evidenzio al riguardo che da ormai 3 anni la valuta Usa ha smesso di apprezzarsi, e ciò è un indubbio successo di Trump, a danno però delle economie concorrenti. Le commodities, invece, mostrano nuovi segnali di debolezza, in quest’ultima settimana cedono l’ 1,7 % in termini reali, e confermano l’ipotesi della persistenza del rallentamento economico a livello globale. Ipotesi avvalorata, peraltro, anche dal mercato obbligazionario. I rendimenti dei bond decennali americani arretrano infatti di 6 bps e retrocedono nuovamente a quota 2,06 %. I rendimenti dei bond a 2 anni, invece, si contraggono di 2 bps ed arretrano a quota 1,82 %. L’inclinazione della yield curve Usa si contrae pertanto leggermente ed oggi è pari a soli 24 bps. Urge quindi un ribasso dei tassi per scongiurare i pericoli di una recessione per l’economia Usa. Anche il mercato azionario si prende una pausa di riflessione, dopo i record storici della scorsa settimana. In particolare, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, cede l’1,23 % e retrocede a quota 2.976,61 punti.
Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 35.083
Large Traders : + 35.361
Small Traders : – 278
Cambia pertanto nuovamente la configurazione del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei diversi operatori, sono pari ad 11.371 contratti. In particolare, i Large Traders riacquistano l’intero lotto degli 11.137 contratti long, e consolidano la loro posizione Net Long. I Commercial Traders, invece, forse paghi dei risultati raggiunti sinora dagli indici, cedono 10.705 contratti long, e tornano in una posizione di copertura Net Short, più marcata e consistente. In quest’ultima ottava sono però le movimentazioni degli Small Traders a costituire l’aspetto più interessante. Gli stessi cedono infatti 666 contratti long e, dopo 2 sole settimane, tornano nuovamente in posizione Net Short. I movimenti di quest’ultima ottava confermano la mia personale view, ossia che i mercati azionari costituiscono ancor oggi il luogo migliore ove investire i propri soldi. A differenza del passato, infatti, questo imponente rialzo dei mercati azionari, che dura ormai da oltre 10 anni, non ha prodotto alcuna euforia, anzi è proseguito tra lo scetticismo generale. Lo testimonia la posizione inusuale, ancor’oggi Net short, degli Small Traders. A pensarci bene, in un ambiente tendenzialmente deflazionistico, come quello dell’ultimo decennio, era difficile aspettarsi un atteggiamento euforico da parte dei piccoli investitori. Il contesto deflattivo, peraltro, è ancora presente ed incombente, nonostante gli ampi sostegni di carattere monetario e fiscale messi in campo negli ultimi anni.
E’ pertanto molto probabile che continueranno a persistere le favorevoli condizioni che hanno sinora alimentato quest’ormai storico rialzo dei mercati azionari. Insomma credo che siamo tuttora immersi in una fase di mercato toro, di carattere secolare, che è ancora ben lungi dall’essersi esaurito. Confermo pertanto la mia view rialzista, nei prossimi 12 mesi mi attendo un ulteriore rialzo dell’8-9 % delle quotazioni azionarie, ed un S&P 500 intorno a quota 3.250 punti.
View rialzista, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo studio del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/.
In questa prima parte del 2019, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, registra una perdita del 3,57 %, causata dalla nostra errata posizione short d’inizio d’anno, assunta peraltro in assenza di informazioni da parte della CFTC, a causa dello shutdown Usa. Nello stesso periodo il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha conseguito un guadagno del 16,98 %. Conseguita pertanto una sotto- performance del 20,55 %. Un incidente di percorso, per un portafoglio che negli ultimi 6 anni ha conseguito una sovra-performance media annua del 16,2 %. Incidente che non fa, però, venir meno la fiducia nel mio trading system. Anzi, proprio sulla base della pregressa esperienza storica, confido, nei prossimi mesi, di poter progressivamente recuperare l’attuale sotto-performance. A tal fine, in coerenza con quanto sopra espresso, questa settimana modifico leggermente l’assetto del mio portafoglio, riduco cioè dall’82,5 al 75 % le mie posizioni long, ed innalzo, nel contempo, dal 17,5 al 25 % le mie posizioni short, assumo cioè una posizione Net Long pari al 50 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “, può, se vuole consultare direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.
LUKAS
STAY TUNED!