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WALL STREET: arriva il momento della cautela
Dopo tante avvisaglie è arrivata la correzione, e il mercato prende una piega complicata. Meglio essere prudenti e coprirsi. Analisi del COT Report from CFTC. [Guest post]
Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali, dopo mesi d’incertezze e tentennamenti, sembrano aver imboccato una strada ben precisa. Ci riferiamo in particolare ai mercati azionari, soprattutto Usa. Il nostro benchmark azionario per antonomasia, l’S&P 500, ha infatti registrato uno storno, davvero pesante ed ingente, del 5,68 %. Ed ha rotto decisamente la trend-line ascendente in auge da circa due anni.
Erano mesi che denunciavamo una situazione nuova e diversa, molto più difficile e complessa del passato. Ma i mercati avevano comunque sinora retto. Nell’ultima ottava, invece anche gli operatori più ottimistici, non hanno più potuto negare l’evidenza. A mio avviso, il problema maggiore del momento è che non si comprendono bene i motivi della fiammata inflazionistica di quest’ultimo anno. Sicuramente non appare come un‘inflazione causata da un eccesso di domanda. Con la pandemia tuttora in corso, non sembra proprio che via sia una corsa verso i consumi. Il problema stà dunque dal lato dell’offerta. Qualcuno ha parlato dell’esistenza di strozzature sul versante produttivo. Una tesi che non convince appieno.
A mio avviso, contano, e molto, le nuove tensioni geopolitiche fra Usa e Russia. L’amministrazione Biden ha infatti compiuto una virata di 360 gradi, della precedente politica estera Usa. Rispetto a Trump, si sono attenuate le tensioni con la Cina, e si è ripreso il vecchio ed annoso confronto con la Russia. Si pensa addirittura di far entrare l’Ucraina nella Nato, e di dispiegare di conseguenza missili ad appena 600 km da Mosca. Una scelta alquanto azzardata e pericolosa. Fonte, già da mesi, di notevoli e preoccupanti tensioni sia militari che economiche. La Russia è infatti il maggior produttore al mondo di petrolio e gas.
E’ del tutto inevitabile che un’escalation di tensioni con essa abbia ripercussioni sulle fornitore e sui prezzi degli stessi. Anche la politica verso la penisola Arabica, altro grande produttore di petrolio, non appare affatto chiara e definita. Si cerca, infatti, di recuperare un rapporto con l’Iran, scontentando nel contempo l’Arabia Saudita, e tutta la componente culturale sunnita. Insomma, a me pare proprio che l’Amministrazione Biden si stia infilando, dal punto di vista geopolitico, in un pericoloso vicolo cieco, senza apparenti e plausibili vie d’uscite. Ma c’è di più.
A fronte di tale complessa situazione geopolitica, avente come detto, anche pesanti conseguenze economiche, c’è chi adombra l’ipotesi che la FED intenda quest’anno procedere a ben 4 aumenti dei tassi. Un’ipotesi, a mio avviso, scellerata e priva di senso. Non sarà infatti una stretta monetaria a risolvere i problemi sopra descritti. Anzi finirà per aggravarli ulteriormente, e condurrà gli Usa, e di conseguenza il mondo intero, in un’inevitabile situazione di stagflazione. Speriamo, pertanto, che si ravvedano in tempo, e che tutti riacquistino la ragionevolezza necessaria.
Peraltro la pandemia non appare affatto debellata e sconfitta, e continuerà purtroppo, dal punto di vista economico, a produrre gli effetti depressivi che già ben conosciamo. Insomma i mercati hanno oggi ben ragione di essere preoccupati, e lo storno di quest’ultima ottava rischia di non rimanere affatto un episodio transitorio ed isolato.
Dopo le sopra esposte e preoccupate considerazioni, esaminiamo, cosa ci dice, al momento, lo scenario intermarket. Il dollar index, come in tutte le occasioni di tensioni geopolitiche, è avvertito come un bene rifugio. Rimbalza, infatti, dello 0,5 %, e raggiunge quota 95,63. Le commodities, invece, per le ragioni sopra esposte, continuano nella loro forsennata corsa al rialzo. Lievitano, infatti di un ulteriore 2,26 % in termini reali. Negli ultimi 12 mesi il rialzo in termini reali è, invece, pari a quasi il 40 %.
Le tensioni sulle commodities, trovano solo parziale riscontro nel mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale Usa, infatti non lievita, anzi cede 2 bps, e retrocede a quota 1,77 %. Il rendimento del bond a 2 anni, invece, lievita di altri 4 bps e raggiunge quota 1,01 %. L’inclinazione della yield curve Usa pertanto si contrae di altri 6 bps, e rende sempre più plausibile e concreta l’ipotesi di una futura stagflazione.
I mercati azionari, come detto, manifestano coerentemente tutte le loro preoccupazioni. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’$&P 500 nelle ultime 4 settimane registra infatti uno storno dell’8,21 %. .
Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 44.824
Large Traders : + 28.880
Small Traders : + 15.944
Trova, pertanto, conferma, e si consolida, l’incerta e volatile configurazione del Cot Report sui derivati azionari Usa, in voga ormai da ben 9 mesi. Rispetto alla scorsa settimana, le variazioni nelle posizioni dei vari operatori sono state pari a 10.381 contratti. In particolare, i Commercial Traders, le MANI FORTI di questo mercato, cedono l’intero lotto dei 10.381 contratti long, e consolidano in analoga misura l’entità della loro posizione di copertura, Net Short.
I Large Traders, invece, acquistano 7.416 contratti long, e consolidano la loro attuale posizione Net Long. Gli Small Traders, infine, acquistano i residui 2.965 contratti long, e rafforzano ai livelli massimi degli ultimi 2 anni la loro esposizione Net Long. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, pur confermando il quadro d’insieme, incerto e volatile, rimarcano il crescere delle preoccupazioni degli investitori.
Le Mani Forti accentuano infatti nuovamente il loro livello di copertura, manifestando in tal modo le loro crescenti incognite sull’evoluzione della situazione geopolitica, economica e pandemica. Da segnalare anche il fatto che gli Small Traders, pur non mostrando ancora alcuna pericolosa esuberanza, hanno raggiunto il livello di esposizione massima degli ultimi 2 anni.
Insomma, a differenza di 7 giorni orsono, sembra che i mercati vogliono ora approfittare dei tanti problemi esistenti sul tappeto, e dar corso ad una fase di correzione, che riconduca i multipli e le valutazioni di borsa a livelli più consoni ed accettabili. Del tutto coerentemente, aggiorno anch’io la mia precedente e cauta posizione operativa, e dopo molti mesi passo con accresciuta convinzione in una morigerata posizione Net Short.
Mercato, dunque, alquanto in difficoltà, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. Nel corso di quest’inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito una perdita del 5,48 %.
Il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, invece, ha registrato nel contempo una perdita dell’1,49 %. Conseguita pertanto, sinora, una sotto-performance del 3,99 %. Nei precedenti 9 anni, il mio trading system ha invece conseguito una sovra-performance media annua del 7,1 %, e presenta un’equity line in progresso del 175 %. Questa settimana, come già accennato, modifico alquanto l’assetto del mio portafoglio, riduco cioè dal 65 al 35 % le mie posizioni long, ed innalzo nel contempo dal 35 al 65 % le mie posizioni short, ossia assumo una posizione operativa, Net Short, pari al 30 % del mio portafoglio.
Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.
LUKAS