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SANTA CLAUS has come!
Ormai il più è fatto, le banche centrali hanno dato il loro responso che era più che previsto. Dopo la FED e la Bce, entrambe in fase attendista, è stata la volta della BOJ, che segue le big central banks.
Il tema cardine, in Giappone, oggi è la Bank of Japan che mantiene la politica monetaria ultra espansiva invariata, ribadendo la volontà di mantenere il costo del denaro all’attuale livello per garantire la crescita dei salari e raggiungere l’obiettivo di un’inflazione stabile al 2%. Al termine della riunione di due giorni, il comitato direttivo ha deciso che i tassi di interesse rimarranno in territorio negativo al -0,1%, e continuerà i massicci acquisti di asset per mantenere i tassi a lungo termine intorno allo zero percento. (Source)
Dire che i mercati stanno chiudendo il 2023 con una nota positiva sarebbe un eufemismo. Anche per come vi ho spiegato, proprio di immobilismo non si può parlare. Anzi, è stato il “turning point” ammettendo che ormai il percorso dei tassi in rialzo è concluso ed ora si ragionerà sui tagli. I mercati ovviamente hanno gradito e quindi le obbligazioni sono salite. Tanto che sia l’indice S&P 500 che il suo rapporto P/E stanno chiudendo l’anno con un nuovo massimo e sono in vista dei massimi storici stabiliti il 4 gennaio 2022. Venerdì scorso, il 47% dell’indice ha avuto uno slancio positivo dei prezzi (un RSI superiore a 70). BOOM… Il Rally di Natale è sotto gli occhi di tutti.
La sostenibilità di questo rally però è quantomeno complessa. Non dimentichiamo che la resilienza di Wall Street è dovuta anche ad un quadro di tassi che ancora deve impattare realmente sull’economia stessa, che il lavoro è ancora sotto controllo e che le previsioni sugli utili sono decisamente sfidanti. E come detto l’inflazione sembra sotto controllo ma la FED teme che succeda quanto visto in passato, e quindi non aspettiamoci tripli salti mortali carpiati da parte di Powell.
Tutto questo ha generato una curiosa situazione. Guardate questo grafico delle condizioni finanziarie USA registrate da Goldman Sachs. Hanno registrato il calo più sostanziale degli ultimi tempi raggiungendo i picchi minimi visti nel corso della crisi finanziaria globale del 2008 e della recessione dovuta al COVID. Ovviamente sono scenari non paragonabili con quelli attuali, ma mi permettete quantomeno un po’ di curiosità sulla questione?
Ovviamente tutti corrono a rivedere le stime ed i target. E quando mai si è bearish quando Berta fila? E allora diventa normale trovarsi con facili entusiasmi. Ma si dai, tanto è Natale e siamo tutti più buoni, e poi si vedrà, quando sarà il 2024 avremo modo di rimodulare tutto.
Dai, stiamo sereni ma allo stesso tempo consapevoli perché ci sono delle distorsioni di mercato che forse meritano attenzione. Era importante dare fiducia agli investitori e alimentare le aspettative, mica si poteva chiudere il 2023 con numeri nuovamente negativi! La partita è ancora lunga, e la sfida resta ancora sui due fronti. Crescita ed inflazione. Come riusciranno a convivere questi due fattori? Tutto dipende da questo.
Intanto però un interessante grafico di prospettiva ottimistica. Il forward Price earning (quello che secondo me serve) ci fa vedere un modo che ha ancora tanto valore da esprimere. Che in alcune aree è caro ma in altre non lo è per nulla. Ripeto, tutto dipende da come si comporterà in primis l’inflazione (quindi banche centrali di conseguenza) e crescita economica.
Ma insomma, non proprio per forza il futuro deve essere nero.
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