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L’ONU e gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio: rendere universale l’istruzione primaria

Scritto il alle 14:45 da lampo

Nel settembre del 2000 durante un incontro internazionale tenutosi a New York, le nazioni aderenti all’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), ovvero quasi tutte le nazioni mondiali, fecero una solenne promessa. Firmarono una storica dichiarazione d’impegno ([1])

Si tratta degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals o MDG), ovvero una serie di importanti obiettivi da raggiungere entro il 2015 ([2]).

Sono otto, elencati in questo breve video (in inglese):

1. sradicare la povertà estrema e la fame (eradicate extreme poverty and hunger);

2. rendere universale l’istruzione primaria (achieve universal primary education);

3. promuovere la parità dei sessi e l’autonomia delle donne (promote gender equality and empower women);

4. ridurre la mortalità infantile (reduce child mortality);

5. migliorare la salute materna (improve maternal health);

6. combattere l’HIV/AIDS, la malaria ed altre malattie (combat HIV/AIDS, malaria and other diseases);

7. garantire la sostenibilità ambientale (ensure environmental sustainability);

8. sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo (develop a global partnership for development).

Furono partecipi dell’accordo anche importanti istituzioni internazionali, tra le quali:

– Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE);

– la Banca Mondiale (BM), che comprende due istituzioni: la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BIRS) e l’Agenzia Internazionale per lo Sviluppo (AID o IDA);

– il Fondo Monetario Internazionale (FMI).

Vi siete già resi conto che si tratta di tematiche fondamentali, talmente importanti… che la dichiarazione d’intenti sembra quasi il frutto di un collettivo eccesso di euforia, come di solito accade durante i festeggiamenti di un evento raro, quale l’inizio di un nuovo millennio…

Invece no… sono stati sviluppati una serie di indicatori per tenere accuratamente monitorato il percorso per raggiungere tali obiettivi (li esamineremo più avanti).

In questo post voglio affrontare l’obiettivo n. 2, ovvero rendere universale l’istruzione primaria.

In particolare, vista la complessità e vastità dell’argomento, farò solo un accenno, per invogliare la vostra curiosità. In fondo al post trovate (come al solito) le fonti e molti elementi per approfondire gli aspetti che ritenete più interessanti.

Iniziamo.

Cosa c’era scritto nella dichiarazione d’impegno?

Questo ([1]):

To ensure that, by the same date, children everywhere, boys and girls alike, will be able to complete a full course of primary schooling and that girls and boys will have equal access to all levels of education.

ovvero:

Garantire che entro il 2015 tutti bambini, ragazzi e ragazze, del mondo, possano completare un intero ciclo di istruzione primaria e che le ragazze e i ragazzi abbiano uguale accesso a tutti i livelli di istruzione.

Vi pare poco?

Si tratta di un tema che considero cruciale, specie in un momento di crisi finanziaria, economica e sociale come quello che stiamo attraversando.

Soggiogati dal pessimismo indotto da una situazione momentaneamente sfavorevole, come la recessione in corso, spesso non ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati ad essere nati in un’area del mondo che offre molte opportunità. Soprattutto la possibilità di realizzare le nostre aspettative, oltre a permetterci di crescere individualmente (anche nella nostra consapevolezza). Al contrario, esistono aree mondiali più disagiate e sottosviluppate, dove non è garantita neanche l’istruzione primaria (senza parlare del cibo ed acqua per sopravvivere).

Ma perché è importante rendere UNIVERSALE l’istruzione primaria?

Ci risponde sempre l’ONU nel rapporto conclusivo del summit “We the peoples” ([3]):

Education is the key to the new global economy, from primary school on up to lifelong learning. It is central to development, social progress and human freedom.

cioé:

L’istruzione è la chiave della nuova economia globale, dalla scuola primaria fino all’apprendimento permanente (per tutta la vita). E’ fondamentale per lo sviluppo, il progresso sociale e la libertà umana.

Ma soprattutto ([4]):

Knowledge expands people’s possibilities. It promotes creativity and imagination. In addition to its intrinsic value, it has substantial instrumental value in expanding other freedoms. Being educated empowers people to advance their interests and resist exploitation. Educated people are more aware of how to avoid health risks and to live longer and more comfortable lives. They also tend to earn higher wages and have better jobs.

 ovvero:

La conoscenza espande le possibilità della gente. Promuove la creatività e l’immaginazione. Oltre al suo valore intrinseco, fornisce un contributo decisivo nello sviluppo di altre libertà. Essere istruiti consente alle persone di coltivare i loro interessi ed opporsi allo sfruttamento. Persone istruite sono più consapevoli di come evitare rischi per la salute e condurre una vita più lunga e soddisfacente. Inoltre tali persone tendono a guadagnare salari più alti e a disporre di migliori posti di lavoro.

Questa frase l’ho estrapolata dal penultimo rapporto (del 2010) redatto dall’ONU sullo sviluppo umano: l’educazione infatti è uno dei tre componenti dell’Indice sullo sviluppo umano (Index Human Development).

Altre motivazioni ([5]):

l’istruzione è il migliore strumento conosciuto per ridurre la povertà e la disuguaglianza;

– rappresenta le fondamenta per garantire una crescita economica sostenuta, duratura e garantirne la competitività internazionale;

– è indispensabile per la costruzione di una società dinamica basata su principi democratici;

– fornisce le capacità per apprendere, leggere, usare la matematica e quindi accedere ad informazioni (altrimenti incomprensibili) e a fornire la conoscenza per interpretarle criticamente;

– permette di avere figure professionali di alto livello: scienziati, fisici, insegnanti, medici che a loro volta contribuiscono allo sviluppo del Paese;

– contribuisce alle entrate individuali (è stato stimato un contributo pari la 27%) e quindi favorisce la microeconomia (adesso capite perché nel 1998 l’indiano Sen e nel 2006 il bengalese Yunus hanno vinto il premio nobel per l’economia, proprio per il loro contributo al microcredito);

– favorisce il corretto sfruttamento delle risorse naturali, compresa la conservazione della foresta tropicale (il polmone del nostro pianeta) per la conseguente innovazione e  maggiore capacità di adattamento tecnologico;

– aumenta la produttività della forza lavoro.

Ma l’aspetto che ritengo più importante… è che l’istruzione primaria è indispensabile per raggiungere il completamento degli altri obiettivi di sviluppo del Millennio.

Ne costituisce il fulcro, come riportato in questo schema:

I seguenti grafici ([5]) descrivono la tendenza (in percentuale) nel completamento dell’istruzione primaria dagli anni ’90 in poi, la tendenza futura e la necessaria correzione per raggiungere l’obiettivo (aiutatevi con la didascalia e la mappa mondiale per riconoscere le aree geografiche).

MNA = Middle East and North Africa;
SAR = South Asia;
AFR = Africa;
ECA = Europe and Central Asia;
EAP = East Asia and the Pacific;
LCR = Latin America and the Caribbean.

Fonte: World Bank – Achieving Universal Primary Education by 2015 – A Chance for Every Child, pag. 3 (31 agosto 2003).

Fonte: World Bank – Achieving Universal Primary Education by 2015 – A Chance for Every Child, pag. 4 (31 agosto 2003).

Nel 2000 al mondo c’erano circa 250 MILIONI DI BAMBINI con un’età massima di 14 anni, che per permettere la sopravvivenza delle loro povere famiglie, erano obbligati ad andare a lavorare, spesso in condizioni pericolose e poco salutari.

Inoltre c’erano ancora più di 130 MILIONI DI BAMBINI che non avevano alcun accesso all’istruzione primaria, collocati soprattutto in Paesi in via di sviluppo: India, Bangladesh, Pakistan, Nigeria, Etiopia, Mozambico, Nepal, giusto per citarne alcuni.

Il seguente grafico mostra in particolare quanti erano gli anni di scolarizzazione per area geografica nel 2000 ([5]).

Eppure per garantire a questi bambini l’istruzione primaria, è stato calcolato che basterebbe un investimento pari a circa 10 miliardi di dollari l’anno per un decennio ([3]). In particolare si tratta del costo per garantire gratuita l’istruzione primaria, come già avviene nei Paesi sviluppati: libri di testo, infrastrutture, costo degli insegnanti, ecc. (precisamente è stata stimata un cifra compresa tra 7 e 15 miliardi di $ l’anno).

Pensate a quante migliaia di miliardi sono stati letteralmente bruciati in questa profonda crisi finanziaria e provate a fare un raffronto.

A questo punto, può sorgere una domanda.

C’è veramente la volontà di rendere UNIVERSALE l’istruzione primaria?

Una risposta è fornita dagli indicatori creati apposta per monitorare il raggiungimento di tale obiettivo ([6]).

Eccoli:

1. Tasso di iscrizione alla scuola primaria (net enrolment ratio in primary education);

2. Percentuale di scolari che, partendo dalla prima classe, completano la scuola primaria (proportion of pupils starting grade 1 who reach last grade of primary);

3. Tasso di alfabetizzazione (che siano in grado di leggere e scrivere) dei maschi e femmine con età compresa fra 15 e 24 anni (literacy rate of 15-24 year olds, female and male).

Esaminiamoli in dettaglio.

1. Tasso di iscrizione alla scuola primaria.

Si tratta del rapporto fra il numero di bambini in età scolare (secondo le disposizioni definite dal sistema scolastico nazionale) iscritti alla scuola primaria, rispetto al totale del numero di bambini che sono in tale fascia di età ([7]).

Ricordo che l’istruzione primaria fornisce ai bambini la capacità di base nella lettura, scrittura e matematica oltre alla elementare comprensione di materie come storia, geografia, scienze naturali, scienze sociali, arte e musica.

Nelle prossime tabelle riporto l’evoluzione di tale indicatore nelle aree geografica più arretrate che avevo evidenziato nel precedente grafico, in base ai dati disponibili forniti dalle Nazioni Unite ([8]).

Se volete approfondire in fondo ho riportato il link ([8]) dove potete trovare tutti i dati.

Per una più agevole lettura ho evidenziato in rosso l’anno della dichiarazione d’intenti: il 2000.

Africa sub-sahariana:

Dai dati notiamo che effettivamente, nella maggior parte dei Paesi, c’è una crescita e quindi un miglioramento di tale indicatore.

Però in alcune nazioni abbiamo una crescita che si è interrotta e poi invertita: Eritrea, Nigeria, Guinea equatoriale, ecc.

Alcune sono addirittura peggiorate: Capo Verde, Namibia, Lesotho, ecc.

Di una cosa siamo sicuri: l’obiettivo è ancora molto lontano dal raggiungimento!

Sud-Asia:

In questo caso il miglioramento è inequivocabile. C’è qualche ombra, come il Pakistan e le Filippine che sono peggiorate.

Siamo ancora distanti dal raggiungimento dell’obiettivo, ma meglio dell’area geografica precedente.

2. Percentuale di scolari che, partendo dalla prima classe, completano la scuola primaria.

Qui non credo che sia necessario spiegare tale definizione.

Andiamo ad esaminare le solite due aree geografiche.

Africa sub-sahariana:

Risultati impressionanti: nessun miglioramento, anzi c’è un complessivo peggioramento (anche se di modesta entità)!

Invece ci sono parecchi Paesi in cui la situazione è drammaticamente degradata: Chad, Costa d’Avorio, Etiopia, Gambia, Guinea, ecc.

Complessivamente le uniche nazioni che hanno visto un sensibile miglioramento sono Mauritania e Swaziland.

Sud-Asia:

Anche qui, come si nota, il contesto non è cambiato in meglio… rimanendo in media agli stessi livelli del 2000.

3. Tasso di alfabetizzazione dei maschi e femmine con età compresa fra 15 e 24 anni.

Rappresenta la percentuale di popolazione con età 15-24 anni in grado di leggere e scrivere, ovvero di comprendere un semplice breve testo in cui possono imbattersi nella normale vita quotidiana. A volte, la definizione comprende anche una minima conoscenza dell’aritmetica di base ed altre capacità utili nella vita di tutti i giorni ([7]).

Ecco il risultato nelle due zone geografiche.

Africa sub-sahariana:

E’ indubbio che la situazione nell’ultimo decennio sia migliorata… ma sono presenti ancora molti Paesi in cui meno di due terzi della popolazione possiede le capacità descritte: Angola, Benin, Chad, Repubblica Centrale Africana, Costa d’Avorio, Congo, Mali, Sierra Leone, ecc.

Poi, se vogliamo andare ad analizzare i dati più a fondo, scopriamo anche una enorme disparità fra uomini e donne ([9]):

Sud-Asia:

Dati molto frammentari ed incompleti, che nel loro insieme indicano una stabilizzazione dell’indicatore, con qualche miglioramento (Filippine, Nepal, Bangladesh).

Conclusione.

Dall’esamina degli indicatori, notiamo che nel suo complesso, è evidente qualche miglioramento nell’ultimo decennio, ma siamo molto lontani dal raggiungimento dell’obiettivo fissato nel 2000.

Certo …mancano ancora 3 anni. Pochi.

Se poi andiamo ad analizzare nel dettaglio i dati, notiamo che c’è ancora una forte disparità fra uomini e donne.

Ricordo che se non si raggiunge l’obiettivo dell’istruzione… gli altri sono difficili da conseguire!

Forse… “bruciando” meno soldi (dei contribuenti) nell’industria finanziaria ed adoperandoli seriamente per raggiungere tali obiettivi, sopratutto nel campo dell’istruzione, il futuro delle prossime generazioni potrebbe essere diverso, concedendo loro maggiori prospettive e libertà.

Ogni tanto mi chiedo se esista veramente questa volontà.

E oltretutto sbalorditivo che esistano Paesi con bambini (i futuri cittadini) che non riescono a ad avere l’occasione di completare l’istruzione primaria: livello oramai dato per scontato nei nostri Paesi “sviluppati”.

In fondo servirebbero solo 10 miliardi di dollari l’anno, poco più dello 0,01% del PIL mondiale…

Buona riflessione.

Lampo

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Fonti e approfondimenti:
[1] Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) – 55/2. United Nations Millennium Declaration (8 settembre 2000).
[2] United Nations Development Programme (UNDP) – Millennium Development Goals.
[3] Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) – We the people – pag. 24,   (settembre 2000).
[4] United Nations Development Programme (UNDP) – Human Development Report 2010 – pag. 36  (novembre 2010).
[5] World Bank – Achieving Universal Primary Education by 2015 – A Chance for Every Child  (31 agosto 2003).
[6] United Nations Statistics Division – Official list of MDG indicators  (15 gennaio 2008).
[7] United Nations Statistics Division – Indicators for Monitoring the Millennium Development Goals–Definitions, Rationale, Concepts and Sources.
[8] United Nations Statistics Division – Millenium Development Goals Indicators  (02 luglio 2012).
[9] African Development Bank Group – MDG Report 2012 – Assessing Progress in Africa toward the Millennium Development Goals (2012).

3 commenti Commenta
paolo41
Scritto il 8 Settembre 2012 at 14:10

Lampo,
innanzitutto complimenti…ho aspettato sabato mattina per leggerlo attentamente e sono d’accordissimo con le tue osservazioni e conclusioni.
Poi mi sono messo a riflettere su quanto ho visto la scorsa primavera a Napoli e alcune città della Sicilia dove si riscontra facilmente il totale menefreghismo dei giovani e delle famiglie verso la scuola e, purtroppo, non esiste un sistema di controllo efficace da parte delle istituzioni. I “primi” controlli avvengono attraverso le forze dell’ordine quando questi scugnizzi vengono beccati per la prima infrazione dell’ordine.
Per inciso, rimani esterefatto nel veder circolare migliaia di scooters e moto con guidatori e passeggeri senza casco e passano a due metri da vigili e polizia.
Un amico napoletano ha commentato: sono più pericolosi quelli che girano con il casco integrale che non quelli che guidano senza casco…..lascio a te le conclusioni.

gainhunter
Scritto il 8 Settembre 2012 at 14:57

Alcune velocissime considerazioni:

1. nella lottà alla competitività tra paesi l’istruzione è un fattore molto importante per quello che riguarda l’innovazione -> meno istruzione = meno concorrenza -> non c’è motivazione da parte degli stati sviluppati per migliorare l’istruzione nei paesi poveri

2. in molti paesi del terzo mondo il contributo alla diffusione dell’istruzione nelle zone più povere da parte dei missionari cristiani è molto importante, infatti la prima cosa che fanno i missionari quando arrivano in un posto è costruire scuole e ospedali; sarebbe interessante poter quantificare tale contributo e confrontarlo con quello di FMI, BM e OCSE

3. in questa crisi finanziaria e economica la prima cosa che viene tagliata dai governi sono i fondi per la cooperazione internazionale, in particolare negli stati che si sono visti aumentare gli interessi sui titoli di stato; allentando le tensioni sui titoli di stato i bilanci migliorano e i governi probabilmente ripristineranno anche i fondi per la cooperazione internazionale. Fintanto che questa situazione continua sarà molto difficile che si vada a investire sull’istruzione dei bambini dell’Africa

lampo
Scritto il 8 Settembre 2012 at 16:25

paolo41,

Spero il tuo amico napoletano ti abbia spiegato come mai sono più pericolosi quelli che portano il casco rispetto a quelli che non lo portano.

gainhunter,

1. certo sarebbe però interessante capire come mai anche nei paesi sviluppati il grado d’istruzione stia peggiorando: sta aumentando la diversificazione la scuola privata e scuola statale.
3. se il processo da te descritto finirà quando finirà lo sfruttamento delle materie prime in quei paesi. poi c’è sempre il problema delle teorie che sostengono che siamo troppi i
n questo mondo…

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