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Ma è correttamente ponderato il rischio immobiliare?

Scritto il alle 11:03 da Danilo DT

Negli ultimi giorni abbiamo assistito ad una fase decisamente confusionale per quel che riguarda le previsioni macroeconomiche dell’economia americana. Il personaggio che sicuramente ha influenzato di più il “sentiment” di mercato negli ultimi giorni è stato senza ombra di dubbio quell’uomo che per anni ha guidato la  FED, ovvero Alan Greenspan. E proprio lui, dopo aver detto che le possibilità di una recessione USA erano forti, ha corretto il tiro dicendo che questa possibilità è solamente pari al 33% e dopo 6 anni di crescita economica forte è normale che qualche squilibrio salti fuori. Puntiamo il dito sull’immobiliare, per esempio… Ma restano comunque toni sempre pacati. Sarà mica che qualcuno gli ha fatto una telefonata dicendogli: “Ehi Alan, visto che sei in pensione, perché non pensi alla tua salute invece che all’economia USA?”. Per farla breve, la confusione regna sovrana mentre i dati macro usciti in questi giorni, sono contrastanti. Quelli di ieri appaiono negativi con l’incremento significativo del costo del lavoro per unità di prodotto (+6.6% annualizzato contro attese di +3%) mentre le vendite delle case esistenti sono scese del 4.1% a gennaio dopo essere salite del 4.5% a Dicembre. Gli ordini all’industria sono calati poi del 5.6% a Gennaio dopo essere cresciuti del 2.6% a dicembre. Economia Usa quindi che comincia a dare segni di debolezza ed economisti che cominciano ad indicare date possibili di ribasso del costo del denaro, secondo alcuni già a giugno. Ecco un motivo in più per restare alla larga dal $. Tornando al settore immobiliare, come già detto in passato e come ho già discusso qualche giorno fa con un lettore del blog, il momento che stiamo vivendo è decisamente catartico. Bernanke minimizza, dicendo che tutto è sotto controllo, o per lo meno fino a ieri diceva così. Paulson, segretario al Tesoro è d’accordo però…inizio a temere che non ce la raccontino giusta, ovvero diciamo che forse non ci viene detto tutto, proprio per evitare situazioni destabilizzanti sui mercati. Nel frattempo difatti iniziano a saltare alcune società, come la New Century Media, leader nei mutui subprime. Molte altre società sono sull’orlo della crisi e, soprattutto, diversi big player bancari USA corrono il serio rischio di aver sottovalutato o, se preferite, non aver considerato in modo ponderato, l’impatto di una crisi immobiliare. E il termometro è senza dubbio il CDS. Per farla breve, come risulta dal mercato dei credit default swaps, stanno crescendo notevolmente i prezzi medi pagati per proteggere i capitali dal rischio default. Credo che la situazione debba portare ad una piccola riflessione sulla facilità con cui si sono portate a termine operazioni che, per carità, hanno contribuito a gonfiare a dismisura gli utili di grandi colossi bancari (Goldman, Merrill, MSDW…), ma che potrebbero risultare per il mercato in generale tremendamente destabilizzanti. Pensate allo scenario che ne potrebbe derivare. L’americano medio è un gran spendaccione. Non risparmia ma si indebita e proprio grazie a questo stile di vita i consumi restano molto elevati. Ma che succede se, tutto contemporaneamente : 1 –  aumentano i tassi (negativi per i debiti e soprattutto per i mutui fatti per acquistare case) 2 – rallenta la crescita economica (e magari molti perdono il lavoro) 3 – crolla la fiducia dei consumatori (non si arriva a fine mese, le rate non vengono più onorate) 4 – si devono vendere gli immobili per rientrare dai mutui/finanziamenti 5 – l’offerta degli immobili , già molto elevata, aumenta a dismisura facendo crollare il prezzo delle case. Che dite, lo scenario è sufficientemente drammatico? Temo di si, am è soplo un analisi pessimistica (non voglio essere una cassandra…). Però cosa voglio dire? Semplicemente che il mercato immobiliare resta un elemento da monitorare con attenzione. Non so perché ma inizio a temere che il in linea generali mercato non sia (di nuovo!) sano come ci vogliono fare credere…


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