ETF: SEMPRE PIU’ SOFISTICATI
E’ da un po’ di tempo che alcuni lettori mi chiedono di approfondire un argomento che sempre più è di attualità: gli ETF. Ma non gli ETF tradizionali, quelli legati ai bechmark e che permettono di replicare, con strategia “long” un indice di riferimento, bensì quelli “che funzionano al contrario” (come spesso si dice), ovvero quei prodotti che permettono di sfruttare i ribassi del mercato. Ma non solo. Il mercato degli ETF corre come un treno e si evolve con estrema rapidità. Tanto che il risparmio gestito tradizionale rischia seriamente di avere i giorni contati.
L’offerta si evolve: ETF short, intelligenti e strutturati
Gli ETF (Exchange Traded Fund) sono una particolare tipologia prodotti finanziari che ha un obiettivo: replicare nel modo il più possibile fedele le performance di un indice di mercato, azionario o obbligazionario. Il tutto con costi più contenuti rispetto ai tradizionali fondi comuni di investimento.
In Italia sono conosciuti da poco tempo, mentre nei paesi Anglosassoni sono certamente più comuni. Ne è un esempio il “mitico” QQQ che replica il Nasdaq, uno dei prodotti finanziari più scambiati al mondo.
Ma non ci sono solo questi ETF. Come dicevo prima l’offerta di questi prodotti si è sempre più evoluta, tanto da creare dei nuovi “cloni” di grande qualità e strategicamente molto interessanti
Per shortare: ETF short
Come non partire dagli ETF short? Questi ETF permettono di scommettere sul ribasso di un indice: al momento a Piazza Affari ne abbiamo due, emessi da Deutsche Bank, che permettono di “shortare” il DAX e l’indice EuroStoxx50. Ma non è tutto. Tanto per cominciare è giusto ricordare che l’offerta di ETF è ben più ampia su altri listini internazionali (CAC e DAX tanto per citarne 2 vicini a noi): Quindi, chi vuole, può rivolgersi anche all’estero. E poi, la vera chicca. Molte banche permettono anche di vendere allo scoperto gli ETF long, ottenendo quindi lo stesso risultato ottenute acquistando un ETF short. Esempio: se vendo allo scoperto l’ETF SPMIB, e la borsa italiana perde in un giorno il 2%, il mio guadagno sarà pari a (circa) 2%.
ETF strutturati: protective put e buywrite-covered call
Ma non è finita qui. Per esempio ci sono sul mercato degli ETF che permettono di beneficiare dei ribassi delle borse, ma anche di proteggersi da improvvisi recuperi. Sono gli ETF strutturati, come i “protective put”. Praticamente un mix tra un acquisto di un ETF log e un acquisto di un opzione put. E quindi adatto a chi prevede dei ribassi ma vuole controllare la volatilità dell’investimento.
Meritano di essere citatin anche gli ETF strutturati buywrite-covered call, strumenti che risultano ideali per chi vuole investire in uno scenario “flat”.
ETF intelligenti e di terza generazione (Wise Quantitative Strategy)
Questi ETF sono quelli che provano a replicare il lavoro fatto dai più comuni “fondi di investimento” . Investono sulle aziende dai fondamentali più solidi, con particolari criteri di selezione aziendale: cash flow, dividend yield, oppure altri requisiti patrimoniali. Sono i veri antagonisti dei fondi comuni e delle SICAV in quanto, anche se sono teoricamente “passivi”, hanno un portafoglio che può variare nel tempo e quindi diventa “attivo”. A muoverlo non è un gestore ma un software. E chissà ancora che non diventi in futuro la più normale e vincente forma di investimento di risparmio gestito
Chiudo con una novità: gli ETF Wise Quantitative Strategy. Addirittura più evoluti di quelli “intelligenti”. Qui l’ETF segue un indice costruito da un modello “quantitativo” creato da una banca d’affari. Il tutto rivisto in modo molto dinamico (mensilmente) e quindi non certamente passivo. Per la serie: il risparmio gestito tradizionale, se vuole sopravvivere, deve cambiare pelli, in quanto gli ETF stanno diventando sempre più cloni, non solo di eventuali indici, ma di blasonati fondi con pluridecorate strategie di investimento.