ECONOMIA REALE: la sentenza del Baltic Dry Index
Il Baltic Index (per la precisione il Baltic Dry index) è un indice che è stato più volte discusso su questo blog. Anche se per alcuni è un indice ormai poco importante, per il sottoscritto invece rappresenta ancora un ottimo indicatore anticipatore.
Ma come funziona il Baltic Dry Index e come viene calcolato?
Il metodo di calcolo del Baltic Dry Index è proprio il motivo per cui continuo a considerarlo un indicatore anticipatore interessante.
Vi riporto qui un interessante spiegazione tratta dal sito EuropaE.
Ogni giorno al porto di Singapore vengono caricate decine di grandi navi porta-container: navi che percorrono il pericoloso stretto di Malacca, attraversano l’Oceano Indiano, passano al largo delle coste somale, risalgono il Mar Rosso e attraversano, in ordinata fila, il canale di Suez, per entrare nel Mediterraneo e dirigersi infine verso i porti europei, Anversa, Genova, Marsiglia, Rotterdam.
Prima ancora che la nave salpi però, un mediatore marittimo, in inglese shipbroker, telefona alle compagnie di navigazione e chiede quanto costa trasportare un determinato carico, verso una determinata destinazione. Se il prezzo è buono, conclude l’accordo e prenota la spedizione. Alcuni di questi mediatori, attivi sulle rotte più importanti, non hanno davvero un cliente che intende spedire merci attraverso gli oceani. Lavorano per la Baltic Exchange, sede a Londra, storia che risale a un vecchio ufficio di commercio aperto nel 1744 in Threadneedle Street con il nome di Virginia and Baltik, perché dal Baltico arrivavano gli armatori. Il mediatore segna il prezzo che gli viene comunicato dalla compagnia di navigazione, per un carico di materie prime. Lo fanno in tanti, sparsi nel mondo, e tutti inviano il loro dato alla Baltic Exchange, che elabora in questo modo il Baltic Dry Index.
Baltic, anche se non ha nulla a che fare con il Mar Baltico: si trattano rotte e spedizioni in tutto il mondo. Dry, questo è banale, perché le materie trattate sono, letteralmente, secche. Niente cibo o prodotti composti: solo materie prime, dal carbone al grano al petrolio. Index, perché è un indice, consultabile sui principali siti finanziari del mondo, aggiornato ogni giorno dell’anno. Per l’esattezza, un indice che misura il costo di spedizione delle materie prime nel mondo, calcolato su venti rotte molto trafficate.
Dunque, il Baltic Dry Index mette a confronto domanda (le materie prime da spedire) e offerta (la flotta di navi mercantili) delle spedizioni navali. Ma perché è considerato un indicatore affidabile? Perché costruire nuove navi richiede anni di lavoro: il lato dell’offerta quindi non subisce improvvise variazioni. In modo simile, il mercato delle spedizioni non è soggetto, come altri, alla speculazione: se prenoto una nave e una spedizione, considerati i costi, è perché ho davvero necessità di inviare una merce.
Perché allora consultare il BDI? Perché le materie prime sono utilizzate come primo strumento di qualunque processo produttivo, dai computer ai grattacieli. Se il BDI scende, vuol dire che il prezzo di spedizione è sceso, e dunque la richiesta di materie prime globalmente sta diminuendo. Un primo segnale di rallentamento economico. E viceversa: quando l’indice sale, vuol dire che non ci sono abbastanza navi per soddisfare la domanda di spedizioni e dunque l’economia va verso un periodo di crescita e maggiore produzione. Un cambiamento che, attenzione, è immediato: dall’oggi al domani una nave da qualche parte ha un carico in più o in meno.
Il Baltic Dry Index ha toccato il suo massimo nel 2008 per precipitare subito dopo, anticipando, per chi lo ha saputo vedere, il crollo che dopo le borse ha colpito l’economia reale. L’indice ha poi recuperato, anche se mai del tutto per poi laterallizzare. Fino a oggi, quanto ci siamo portati sui minimi assoluti fatti registrare a febbraio di quest’anno, ovvero area 500. Un crollo che, dal 2008, è pari al 95% (!!!) .
Certo, sono calati anche i costi di spedizione, è vero che l’offerta era stata aumentata enormemente proprio nel 2008, però un crollo del genere è figlio di un difficile momento per l’economia reale. A questo poi va aggiunto un altro fattore che non viene considerato ma che, secondo me, è molto interessante. Ovvero la velocità di queste navi cargo.
Baltic Dry Index e Vessel Fleet Movement average speed
Non credo che troverete facilmente certi dati altrove e quindi potrebbe essere un’anteprima interessante per voi (anche se proprio QUI in passato ne abbiamo già parlato).
Come vedete dal grafico, la velocità delle navi è altrettanto collassata. Il motivo? Molto spesso le navi vengono tenute ferme nei porti ed usate come “deposito”. Brutto segno, significa che la merce non ha fretta di essere scaricata oppure che il prezzo di mercato, in quel momento non è interessante e quindi la nave cargo diventa un “deposito ambulante” anche perché, come detto prima e come è visibile nello stesso grafico, il nolo è a prezzi minimi. E tra le altre cose il dato diventa ancora più preoccupante se analizzato dal punto di vista stagionale. Infatti MAI a novembre il Baltic Dry Index è stato così basso.
Baltic Dry Index (Stagionalità)
Il crollo del Baltic Dry Index rappresenta il crollo dell’economia reale, in un mondo dove il peso dei servizi è certamente aumentato a dismisura ma che resta condizionato da altri fattori che di “reale” hanno ben poco. Ovvio, ormai lo abbiamo imparato, fare terrorismo psicologico, soprattutto in questo momento con banche centrali in movimento, potrebbe essere assolutamente controproducente.
Signori però, siatene quantomeno consapevoli.
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Infatti le petroliere non sono “dry” e quindi non vengono calcolate proprio dall’indice.
L’incremento della flotta è stato immenso, la cina ha rallentato la crescita ed è diminuito il ton-miles, quindi il rapporto domanda/offerta è crollato…
esatto : 1) hanno costruito valanghe di navi prima della crisi 2) da oltre un anno il prezzo del petrolio per farle funzionare è crollato (meno male dico io e che continui così) 3) il grafico del “baltic” indicato non è abbastanza ampio: se si va indietro nel tempo , si noterà che ci sono stati anche altri momenti ( certamente meno drammatici di quest’ultima grande crisi) in cui l’indice ha toccato minimi relitivi simili a quelli odierni
….. senza considerare le vecchie navi che sono ancorate in rada cariche di petrolio. Ma queste vanno nelle…. scorte…. e non sull’indice….