Dove è finita la Cina?

Scritto il alle 14:41 da gaolin@finanza

Guest post by Gaolin: non si parla più della Cina e soprattutto da che parte sta? La regola del NIMBY.

Di questi tempi, la Cina pare sia sparita dal contesto delle agende dei lavori delle grandi istituzioni europee, dai discorsi dei grandi leader, dai media e quasi anche dalle discussioni che animano bar e osterie di tutta Italia.

Eppure è ancora là, con i suoi oltre 1.300.000.000 abitanti, con il suo apparato produttivo più che mai in guerra con tutto il resto del mondo, con la sua immane bolla immobiliare da 70.000.000 di abitazioni non occupate, con la sua sorniona classe dirigente, che assiste al disastro dell’occidente in fase di forte accelerazione. Ma, se andiamo al fondo del problema che attanaglia l’occidente sviluppato nel suo complesso, ovvero alla mancanza complessiva di crescita, la Cina c’entra eccome.

Tutti hanno un’opinione più o meno realizzabile su cosa bisognerebbe fare in Italia o altrove per sistemare le cose. Però, se facciamo un’analisi su come e dove trovare le risorse, vale la regola del NIMBY.   I già pensionati, anche quelli d’oro placcato con uno strato di 2 cm di platino, dicono che quelle non si toccano e che, per realizzare questa crescita, bisogna andare a tirarle fuori da altre parti. Quelli che ci sono vicini non ne vogliono sapere di aspettare un giorno di più, perché hanno già tanto dato e sono stufi di vedersi, a intervalli sempre più brevi, allontanare il sospirato traguardo. Gli impiegati delle pubbliche amministrazioni e assimilati, con posto di lavoro non in pericolo, non ci pensano neppure a considerare una decurtazione del loro stipendio, per lasciare un po’ di soldini a un fondo per la crescita dell’economia reale che, fino a prova contraria, è ancora quella che mantiene tutti. I lavoratori impegnati nell’economia reale, magari dipendenti in aziende dove vedono che il lavoro sta sparendo, da tempo stanno vivendo la decurtazione pratica del loro salario e ritengono, credo giustamente, che da loro ci sia ben poco da spremere.

Gli imprenditori, che in Italia operano nei settori sottoposti alla concorrenza internazionale, da molto tempo ormai stanno vivendo una situazione che progressivamente li sta mettendo fuori gioco. Questi sono impegnati a cercare di sopravvivere in qualche modo tagliando costi da tutte le parti, o a trovare un modo per uscire dal sistema con qualche soldo in tasca o, nei casi peggiori, a trovare il modo di non essere strangolati dalle banche a cui hanno rilasciato garanzie personali. A questi c’è poco, o meglio nulla, da chiedere.

Gli imprenditori che operano in settori protetti dalla concorrenza estera o monopolisti, pur avendo molto da ringraziare il sistema e la fortuna per esserci, devono continuare a darsi da fare per mantenere questi privilegi foraggiando, in modo legale e non, coloro da cui questi privilegi dipendono, nonchè a pagare coloro che devono trovare modi per evadere o eludere la tasse dovute. Costoro hanno potenti mezzi per attuare il NIMBY e nessuna voglia di mollare un cent.

Le banche italiane sono ormai letteralmente ossessionate dal rischio insolvenza dei clienti, sia imprese che famiglie. Questo delle insolvenze bancarie è ormai una vera emergenza nazionale che, come effetto immediato genera sfiducia e diffidenza. La conseguenza di ciò è la progressiva riduzione della liquidità nelle banche e la conseguente necessità per queste di avviare politiche di restrizione nell’erogazione del credito e avviare azioni di recupero che mettono definitivamente KO le imprese in difficoltà.

L’agricoltura, nel suo complesso, sta vivendo in Italia momenti terribili. Un vero disastro biblico. Si può solo sperare che quanto prima cambino le cose, altrimenti sono guai seri. Insomma qui più NIMBY che mai.

La politica. Qui si dice che ha i suoi costi e finora non c’è stata alcuna dimostrazione di voler incidere su questa tipologia di spesa, tanto elevata quanto poco virtuosa e redditizia. Qui si applica la regola del NIMBY per definizione e, a sentire i politici, verrebbe da dire che il buon MOSE’ si è dimenticato di scrivere l’undicesimo comandamento.

Per non dilungarsi molto, si può dire che altri settori e categorie, più o meno grandi, sono più o meno in difficoltà. Insomma la coperta è corta, tutti tentano di tirarla dalla loro parte e, cosa gravissima, si sta restringendo sempre di più. Cioè la crescita non c’è anzi, complessivamente in occidente assistiamo alla decrescita, ovvero al nostro declino. Alla fine però, tutte le idee per dare una soluzione al problema partono dal tentativo di individuare nell’orto altrui i frutti da sottrarre. In questo modo però non si aumentano complessivamente i frutti. Al massimo, se riesco a sottrarli, li posso distribuire ad altri con aggravio di costi ma poi induco l’ortolano a farsi attento per non farsi fregare. Nessuno che pensa che la decrescita attuale dell’economia ha un’origine molto chiara ed è legata al progressivo smantellamento dell’apparato industriale occidentale, determinato dalle politiche monetarie degli stati che applicano sistematicamente il dumping valutario, per rendere il proprio sistema produttivo industriale più competitivo rispetto a quello degli altri.

Lo sviluppo impetuoso di tutti i paesi dell’est asiatico si è basato principalmente su questo fattore e ne abbiamo sotto gli occhi gli effetti. Giappone, Corea, Taiwan e ora Cina hanno a casa loro implementato in questo modo un apparato industriale che va dal molto valido all’eccellenza assoluta.

In fondo questi paesi hanno usato la propensione al consumismo, che si è creata nell’occidente a partire dagli USA, per invadere i nostri mercati con prodotti neppure frutto della loro cultura ma costruiti per le nostre esigenze. Questi paesi hanno sempre adottato politiche di scoraggiamento, per evitare che prodotti occidentali arrivassero nei loro mercati a prezzi accessibili alle masse. Hanno invece sempre attuato politiche normative e finanziarie di incentivazione dell’export attraverso il controllo della parità monetaria delle loro valute, consci che con questo sistema si assicura il miglioramento dell’economia del proprio paese a ogni livello e in ogni settore. Piuttosto che a fare baruffa e a fare sorrisini di compiacimento o derisione a vicenda, i partner dell’Unione Europea dovrebbero cominciare a capire dov’è la chiave del problema e dei casini che stiamo vivendo.

Il peccato originale sta nell’avere fatto regole, stipulato trattati e accordi che consentono, a chi li sa usare nel modo che gli è più conveniente, di agire per i propri interessi a discapito degli altri fino a distruggerli. Questo processo alla lunga non farà benissimo neppure ai vincitori ma stabilirà nuove gerarchie in cui i fessi che non si accorgono di cosa sta succedendo saranno i perdenti. L’occidente nel suo complesso e in particolare l’Italia in questo momento sta dalla parte sbagliata.

Invece la Cina da che parte sta?

Temo che, invece di dare una chiara inequivocabile risposta, ci sia come al solito la propensione a tentare di individuare ed evidenziare i tanti problemi che questo enorme paese ha, gli errori che commette per alimentare una crescita esponenziale assurda, che dovrà prima o poi arrestarsi.

Il prossimo G20 di novembre dovrebbe avere come tema prioritario quello delle politiche di dumping valutario ma non sarà sicuramente così. In questo caso i dirigenti cinesi neppure parteciperebbero. Mica sono fessi.

Gaolin

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14 commenti Commenta
paolo41
Scritto il 27 Ottobre 2011 at 16:06

Gaolin, al solito concordo al 100%

_andy_
Scritto il 27 Ottobre 2011 at 16:58

In Europa stiamo attuando la regola del MENGA, che è l’esasperazione del NIMBY e che gli angloamericani chiamano BANANA. Che gira, gira sempre dall’ortolano torna…

idleproc
Scritto il 28 Ottobre 2011 at 00:40

Il problema con Voi è che quando si smette di leggervi per qualche giorno perché non sai da che parte girarti col lavoro… bisogna rileggersi tutti i post del blog a ritroso. Commenti sempre intelligenti e differenziati… anche nelle battute. Letture rimandate a domenica.

_andy_@finanzaonline,

Cerchiamo di ritrovare insieme il senso di appartenenza civile e di Nazione e vediamo di applicare uniti l’altra parte della “regola” a cui fai riferimento. Quella del VOLGA, onde reindirizzare l’oggetto ai mittenti.

caposci
Scritto il 28 Ottobre 2011 at 09:15

UNA DOMANDA AL COT è CAMBIATO QUALCOSA?? CI SONO SEGNALI DI INVERSIONE?IO DICO LA VERITà. I VOLUMI SONO ELEVATI, PERò SE CONFRONTATI A DELLE CANDELE DA VERO RALLY I VOLUMI SAREBBERO ALMENO UN 30 € IN PIù CONCORDI DT?

gremlin
Scritto il 28 Ottobre 2011 at 09:53

caposci@finanza,

spero che tu non sia ancora short sul mib
scordiamoci un’inversione a brevissimo, se ne riparla fra qualche mese

caposci
Scritto il 28 Ottobre 2011 at 10:14

No sono chiaramente long, però vediamo che succede oggi

Scritto il 28 Ottobre 2011 at 10:39

caposci@finanza: UNA DOMANDA AL COT è CAMBIATO QUALCOSA?? CI SONO SEGNALI DI INVERSIONE?IO DICO LA VERITà. I VOLUMI SONO ELEVATI, PERò SE CONFRONTATI A DELLE CANDELE DA VERO RALLY I VOLUMI SAREBBERO ALMENO UN 30 € IN PIù CONCORDI DT?

Porta pazienza, ma fare una domanda sul COT in un post dedicato alla Cina è completamente fuori luogo. Devi farla nel post del COT REPORT: Non ti pare? 😉

hironibiki
Scritto il 28 Ottobre 2011 at 14:53

Interessante questa notizia:
“I cinesi si comprano anche la Saab…La casa svedese in crisi finanziaria venduta
per 100 milioni di euro” (corriere)

Wow ormai non c’è più nulla che non possono comprare a prezzo scontato…

ottofranz
Scritto il 28 Ottobre 2011 at 22:43

Complimemti Gaolin, Sempre perfettamente sul pezzo !

In questo assordante silenzio valuterei come piano piano il commercio cinese ci stia silenziosamente invadendo. Io vedo una progressione esponenziale di nuove aperture ed attività commerciali in moltissimi settori.

Con tra l’altro ottimi risultati,anche con Clienti che ormai non sono più solo cinesi. Si stanno meritando il rispetto e l’omologazione anche del cittadino italiano che li sta acccettando completamente riconoscendo loro professionalità e capacità, anche in settori che noi ci eravamo dimenticati e che erano li solo da utilizzare

Nella mia cittadina sta facendo affari d’oro una sartoria che fa riparazioni dii tutti i tipi. Con velocità e perizia encomiabili.

Fanno perfino le ricevute fiscali.

Poi se qualche volta non sono in doppia copia fa lo stesso.

Il mercato dell’abbigliamento di fascia bassa è ormai quasi appannaggio completo loro. I banchetti del mercato sono composti praticamente al 90 % di merce di provenienza cinese. In questo settore l’evasione e la concorrenza sleale sono fortissime e rischiano di creare un danno molto molto serio.

E’ stata messa fuori la concorrenza che non è in grado di competere e l’appiattimento del mercato sta diventando palpabile

gaolin
Scritto il 28 Ottobre 2011 at 23:22

paolo41,

Purtroppo siamo ancora in pochissimi a essere d’accordo al 100%.
Eppure basta osservare quello che succede in mezzo a noi come fa Ottofranz, oppure prestare attenzione alle notizie come ha fatto Hironibiki.
Gli spavaldi governanti occidentali, che si atteggiano con malcelata superiorità nei confronti dei dirigenti cinesi, non si rendono minimamente conto di avere invece a che fare con degli ossi duri, che nelle negoziazioni sono abituati a vincere, altrimenti non si va avanti oppure, eventualmente, si va al giorno o mese dopo, fino al raggiungimento dei loro obiettivi.
Un cinese alle strette non lo metti mai.
Ad esempio su qualche giornale è già apparsa la notizia che i cinesi interverranno con 100 Miliardi per salvare l’euro o l’EU.
Ovviamente non è vera. Se qualcuno spera che i cinesi siano disposti a fare regali ai nostri stati disastrati si sbagliano di grosso.
Se i cinesi, come probabile, metteranno dei soldi in questo EFSF ci accorgeremo, prima o poi, che avranno fatto l’ennesimo grande affare a loro favore e in più si saranno portati via un’altra bella fetta di konw-how, che a loro sta a cuore sempre, sempre, sempre.

lampo
Scritto il 29 Ottobre 2011 at 00:09

Bel post Gaolin… concordo con la tua visione, in particolar modo sul fatto che non metteranno soldi nell’EFSF, se non quando in Europa avranno chiarito esattamente come funzionerà (in particolar modo la leva), cosa potrà finanziare, come e quali ritorni possa comportare sul lungo termine.

Quindi credo che il viaggio di qualcuno in Cina per racimolare soldi per l’EFSF… per il momento andrà a vuoto, a parte forse una lettera di intenti… simile a quella inoltrata da un certo Presidente del Consiglio all’Europa…

hironibiki@finanza,

Il mercato auto cinese ormai è diventato il mercato più grande del mondo… superando anche gli USA.
Poi i cinesi hanno bisogno di “Cavalli di troia” per espandersi e vendere auto in Europa… e quindi usare marchi come la Volvo o la Saab per riuscire a conquistare i clienti… è il loro fine… anche per garantire la normale ed iniziale sfiducia posta da molti potenziali clienti in termini di affidabilità.

A titolo di esempio ricordo solo che la Toyota sembra stia decidendo di produrre proprio in Cina parti di uno dei suoi gioielli di punta (quasi ormai un simbolo): la Prius.
http://www.bbc.co.uk/news/business-14784031
Ricordo che questo modello gode del più alto indice di affidabilità da 2 a 3 anni secondo il TUV, il noto ente federale tedesco.
http://video.alvolante.it/TUV_report_2011_2_3_anni.pdf

E, visti i recenti e non dimenticati problemi che ha avuto la casa automobilistica giapponese, non credo che voglia rovinarsi tale posizione in classifica, producendo in Cina, se non fosse così sicura dei risultati in termini di affidabilità produttiva e qualità costruttiva.

Insomma prepariamoci alla conquista cinese del mercato automobilistico europeo… in maniera simile a quanto avvenuto con i giapponesi circa 10-15 anni fa.

elmariachi
Scritto il 29 Ottobre 2011 at 08:28

si vede che in Italia non studiate le lingue!
Sulla faz o sullo Handelsblatt c’è sempre un articolo sulla Cina

http://www.faz.net/aktuell/politik/ausland/europas-schuldenkrise-china-mit-vielfaeltigen-interessen-11509892.html

Si vede anche da questo la mediocrità dei nostri industriali come dei nostri politici
I miei complimenti!!!

P.S: invece di sparar idiozie, informatevi e studiate le lingue!!

paolo41
Scritto il 29 Ottobre 2011 at 09:14

elmariachi@finanza,

I’m fluent in english, french,….. I didn’t have time for deutsch.
For your information, the Financial Time reports on China almost every day.
By any chance, the ” 2011 annual special report for people working and doing businnes in China” has been just published.

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