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SHOCK GEOPOLITICI: effetti duraturi o transitori sull’economia?
La speranza che tutti nutrono è che un giorno, il più vicino possibile, Ucraina e Russia arrivino ad un compromesso e finalmente il conflitto venga meno. Purtroppo però, giorno dopo giorno, ci ritroviamo di fronte ad un conflitto sempre più lungo e logorante, con effetti deleteri sulle economie dei due paesi interessati, ovvio, ma anche di tutti quegli stati che in un modo o nell’altro, stanno subendo conseguenze sempre più invasive dal conflitto.
Italia in primis.
Basta guardare gli effetti sull’inflazione. La guerra ha prodotto uno shock inflazionistico all’interno di un sistema che tendeva già ad essere inflazionistico causa ripartenza da Covid. E adesso le sempre maggiori prospettive di una guerra prolungata non aiutano.
Intanto però, se guardiamo i mercati, sembra che siamo tornati in un regime di calma apparente. Fateci caso, i prezzi di azioni, obbligazioni e materie prime non oscillano più a seconda dei principali sviluppi del conflitto o della situazione geopolitica. E’ come se il mercato avesse già somatizzato (o scontato) tutto.
Ma è veramente così? Dirlo con certezza non è certo facile. Però mi sembra chiaro che qualcosa potrebbe ancora accadere proprio sul lato “inflazione”.
Per esempio, leggiamo cosa ci racconta l’AIE, ovvero l’Agenzia Internazionale per l’Energia.
L’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) ha avvertito che l’impatto sulle forniture di petrolio raggiungerà il proprio picco solo da maggio in poi, lasciando al mondo un buco da tre milioni di barili al giorno da riempire. Riteniamo dunque che il relativo prezzo, nell’immediato futuro, sia destinato a rimanere sui 100 dollari al barile, con il rischio di ulteriori rincari. [Source]
Ma se la situazione è complicata per petrolio e gas, cosa dobbiamo dire per le derrate alimentari?
(…) «L’inflazione è già partita, i prezzi al consumo sono aumentati e non si parla solo di quelli agricoli», (…) «La crisi permane e i costi sono destinati a salire perché le materie prime sono difficili da reperire. In agricoltura, tutti sono stati colpiti: aumenti si sono registrati nel prezzo dei fertilizzanti, di mangimi e ovviamente del gasolio. Risultano maggiormente colpite le serre che hanno un consumo superiore di gas ed energia».
Le cause, tuttavia, non addebitabili solo alla guerra. «La situazione era già difficile prima dello scoppio del conflitto in Ucraina, avevamo sentore che qualcosa non andasse visti gli aumenti indiscriminati dei prezzi che abbiamo sempre denunciato». Quali le possibili soluzioni? «Abbiamo chiesto all’ultimo tavolo ministeriale di rimettere in coltura superfici abbandonate, e poi sgravi fiscali e sostegno delle istituzioni». [Source]
Esatto, ci vuole un’adeguata politica fiscale, ma come agire quando ormai la coperta è cortissima? Ed una guerra che si trascina, non può far altro che aumentare il rischio di danni economici più duraturi.
Gli effetti sulla globalizzazione mi sembrano evidenti (una marcia indietro da parte di tutto il sistema), l’ipotesi dell’inflazione transitoria ormai è ampiamente archiviata. Ma quello che non dobbiamo archiviare è la prudenza, proprio perché gli effetti di questo quadro di mercato potrebbero NON essersi ancora pienamente manifestati.
Chart by Pictet
Interessante questa slide di Pictet che ci illustra un quadro previsionale a seconda degli scenari.
- Azionario di qualità innanzitutto, magari non così legato al Beta di mercato.
- Bond che potrebbero anche riservare delle sorprese. Le banche centrali hanno fatto intendere una politica monetaria fin troppo aggressiva. Un rallentamento economico potrebbe portare a tendere uno scenario più “dovish”.
- Materie prime sempre nel mirino: sono salite molto, vero, ma potrebbero non aver finito la loro corsa perché su determinate commodity, gli effetti veri, reali, devono ancora venire. Pensiamo al grano per esempio e alla crisi dei fertilizzanti.
Sperando poi che un’ulteriore speculazione non ci metta lo zampino.
STAY TUNED!