WALL STREET: tutti si aspettano forte inflazione

Scritto il alle 16:11 da Lukas


A quanto sembra, malgrado tutto gli operatori si aspettano una forte spinta inflattiva. Ma sarà veramente così? Analisi del Cot Report sullo SPX. (Guest post)

Cari amici, anche nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali non hanno sciolto i nodi e gli interrogativi circa l’evoluzione futura dell’economia. In particolare, non sembra ancora ben chiaro quale sarà l’entità e soprattutto la natura della tanto auspicata ripresa. A dire il vero degli indizi ci sono, ma gli stessi appaiono, allo stato, davvero poco fondati e credibili. Assistiamo, infatti, a dinamiche del tutto diverse ed opposte a quelle in auge nell’epoca pre-covid. La pandemia ha sicuramente impattato su molte variabili economiche, ma qui si comincia a paventare, non un semplice impatto, bensì un vero e proprio sovvertimento. Io personalmente non né sono affatto convinto, ma può darsi che mi sbaglio, e che son io a non riuscire ancora a  cogliere appieno i nuovi paradigmi. Ciò detto, devo riconoscere che una novità rilevante, rispetto all’epoca pre-covid, esiste, ed è costituita dalle politiche fiscali iper-espansive messe in atto in tutto l’Occidente. Un elemento, un fattore, sicuramente nuovo rispetto al passato, del quale ogni buon analista deve tener conto. Ma può bastare questo fattore, seppur importante, a giustificare non un semplice impatto, bensì un vero e proprio un sovvertimento delle precedenti dinamiche economiche ? E’ questa, a mio avviso, la domanda chiave da porsi in questo particolare frangente della storia, e dell’economia. Cercare una risposta alla stessa è una condizione imprescindibile per disegnarsi un plausibile orizzonte strategico di riferimento, e poter poi compiere delle oculate scelte d’investimento. Personalmente ho sempre dato maggior importanza alle dinamiche dell’economia reale, e non a quelle dell’economia monetaria e fiscale. Per tale motivo, negli anni passati, ho sempre ritenuto che le enormi immissioni di liquidità operate dalle Banche Centrali, non avrebbero sostanzialmente scalfito lo scenario deflazionistico allora in auge, ma solo evitato che lo stesso degenerasse ancor di più. Intuizione, ragionamento, rivelatosi, a posteriori del tutto fondato. Allo stesso modo, oggi ritengo che, nemmeno le politiche fiscali ultra-espansive, da ultimo intraprese, riusciranno a sovvertire il precedente scenario ed a trascinarci in un ambiente inflattivo, o ancor peggio iper-inflattivo. Ancora troppo forti, a mio avviso, i fattori che spingono il sistema nell’opposta direzione, ossia quella della strisciante deflazione. Ben che vada, si riuscirà al massimo a lenire gli enormi dolori sociali imposti, ormai da anni, dalle nuove dinamiche di sviluppo dell’economia capitalistica. Nessuno allo stato ha infatti la forza ed il potere di sovvertire i paradigmi dell’attuale sistema di produzione. Ci ha provato finanche l’ex presidente Usa, Donald Trump, considerato, a torto od a ragione, l’uomo più potente del Mondo, ma come ben sapete, è andato inesorabilmente a sbattere.

Dopo aver precisato quale sia il mio personale scenario strategico di riferimento, andiamo ad esaminare, cosa ci indica, al momento, lo scenario intermarket. Il dollar index, continua nella sua fase di rimbalzo,        nell’ultima ottava lievita infatti dell’ 1,21 %, e risale sino a quota 92. Un elemento che contrasta alquanto con l’ipotesi di un imminente scenario inflattivo. Le commodities, invece, continuano inesorabilmente a lievitare. Nell’ultima settimana le loro quotazioni crescono infatti dell’1,9 % in termini reali. Negli ultimi 9 mesi l’incremento è invece pari a ben il 28 %, e ciò dà fiato alle sirene inflazionistiche. Sirene a mio avviso un po’ smemorate, poiché dimenticano che, nonostante quest’ultimo corposo rimbalzo, le commodities registrano ancora un – 45 % rispetto alle quotazioni di 15 anni orsono. Segnali, a loro dire, ancor più preoccupanti giungono anche dal mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale americano, infatti, lievita di altri 17 bps e raggiunge quota 1,58 %. Il rendimento dei bond a 2 anni, invece cresce di un solo bp e raggiunge quota 0,14 %. L’inclinazione della yield curve Usa, pertanto si amplia sino a 144 punti, e ci indica che il mercato dei bond intravvede una forte ed imminente rapida ripresa dell’economia Usa. Il  mercato azionario, nonostante le tante cassandre, regge, seppur in un contesto sempre più volatile. L’S&P 500 guadagna lo 0,81 % e quota oggi 3.841,94 punti, non molto lontano dai propri massimi storici.

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati solo ieri sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 5.989

Large Traders :  – 4.540

Small Traders : + 10.529

Si riconferma, pertanto, la non proprio idilliaca configurazione del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa settimana, le variazioni, nelle posizioni dei vari operatori, sono state pari a soli 1.989 contratti. In particolare, le MANI FORTI, ossia i Commercial traders, accentuano il loro scetticismo, cedono infatti 1.536 contratti long, e consolidano la loro abituale posizione di copertura, Net Short. I Large traders, cedono anch’essi 453 contratti long, e restano ancora in posizione Net Short. Gli Small traders, acquistano invece l’intero lotto dei 1.989 contratti long, e consolidano la loro tuttora solitaria posizione Net Long. Le movimentazioni di quest’ultima ottava non apportano sostanziali novità al precedente incerto quadro. Per le ragioni sopra esposte le prospettive del mercato appaiono di sicuro meno nitide e più incerte di quelle degli ultimi 10 anni. Si è insinuato, a mio avviso a torto, il tarlo di un cambio radicale di scenario a livello macroeconomico. Si teme una ripresa con caratteri fortemente inflattivi. E’ quindi del tutto naturale che gli investitori ne siano un po’ preoccupati. Si tratterebbe infatti di uno scenario di cui s’è persa addirittura la memoria. E giustamente lo si teme. Come detto, io non credo all’avverarsi di tale scenario, ma nell’incertezza attuale, trovo del tutto giustificata la contingente prudenza degli investitori. Prudenza contingente che faccio parzialmente anche mia. Non muto la mia view di fondo, che resta rialzista, ma in questa fase preferisco adeguarmi al sentiment prevalente, e riduco al minimo la mia esposizione rialzista sul mercato dell’equity.

Mercato dunque in cerca di nuove certezze, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. Nel corso di quest’inizio del 2021, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito una perdita dello 0,70 %. Il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha invece registrato un guadagno del 3,12 % . Conseguita pertanto, sinora, una sotto-performance del 3,82 %. Negli ultimi 8 anni il mio trading system ha invece conseguito una sovra-performance media annua del 9,9 %, e presenta un’equity line in progresso del 165 %. In sintonia con quanto sinora esposto, questa settimana non muto l’assetto del mio portafoglio, riconfermo cioè il 60 % delle mie posizioni long, ed il 40 % delle mie posizioni short, ovvero una posizione Net Long limitata al 20 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.

LUKAS

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