in caricamento ...
PARALLELISMI: NO, l’Italia non è la Grecia!
Confrontare la Crisi Italia e la Crisi Grecia non è proponibile. Basta mettere a confronto gli asset bancari, il debito pubblico e le dimensioni del PIL. E a livello sistemico non c’è proprio paragone. E quindi Bruxelles come si comporterà con Roma? Arriva la Troika?
I timori per l’operato del governo gialloverde sono legati non solo al programma di Governo.
Molti hanno paura del momento in cui si andrà a chiedere a Bruxelles maggiore flessibilità di bilancio, con un potenziale deficit che sarà ben al di fuori di parametri previsti.
E difatti, in ogni dove si inizia a parlare, in modo più che giustificabile, dei cosiddetti “Worst Cases”, ovvero degli scenari peggiori che ci potrebbero succedere.
E quindi diventa quasi matematico il parallelismo con quanto è accaduto alla Grecia.
Un paese che ad un certo punto è finito in mano al populismo, e poi l’arrivo della Troika, i piani di super austerity e la rinegoziazione del debito.
E la creazione di un deserto economico che ancor oggi non dà segni di tangibile e concreta ripresa economica.
Ma facciamo attenzione. L’Italia non è la Grecia.
Se la Grecia poteva essere l’agnello che poteva essere sacrificato perché non così “pericoloso” a livello di contagio, ecco che l’Italia è invece “l’elefante nella stanza dei cristalli” ed il suo peso specifico è ben diverso rispetto alla Grecia.
Quindi il “worst case” assoluto, ovvero un trattamento paritetico a quello di Atene, mi sento di escluderlo perché rappresenterebbe per il sistema economico internazionale e soprattutto europeo, un pericolosissimo domino che poi farebbe cadere tutti gli altri tasselli nei paesi limitrofi.
In altri termini, cosa credete possa capitare alle banche di Francia e Germania? Come potrebbe mai la nostra Banca d’Italia, in caso di uscita dall’Euro a “rimborsare” il saldo negativo di Target2? Come potete immaginare il sistema bancario italico ed il tessuto economico nostrano e, soprattutto gli effetti economici nei confronti degli altri paesi?
Una parentesi su Target2. I saldi Target2 fotografano una situazione debitoria dell’Italia molto pesante, a causa però sopratutto alle operazioni di QE della BCE, che hanno fortemente penalizzato i paesi periferici (nelle intenzioni dichiarate i principali beneficiari). Quindi in realtà potrebbe essere un problema “meno invasivo” di quanto poi appaia anche se…resta sempre un saldo in negativo importante che l’Italia dovrebbe COMUNQUE regolare alla BCE. E visto cosa è successo in passato (proprio con la Grecia ma anche con Brexit) è sicuro che la BCE non farà sconti.
No, l’Italia non è a Grecia. E la stessa Bce ne è ben cosciente e dovrà usare toni magari non teneri ma atteggiamenti sempre costruttivi perché l’Italia è una bestia troppo grande per lasciarla andare a ramengo.
Sarà fondamentale un comportamento quantomeno diplomatico del nostro Governo che sarà ovviamente scettico nei confronti delle regole (comportamento anche difendibile, RISCRIVIAMO i trattati!) ma dovrà anche ricordare che siamo in UE e bisognerà sempre dare la parenza di essere collaborativi.
Avremo tempo e modo per approfondire la questione. Intanto, per dare un peso logico a quanto vi ho detto, eccovi un interessante parallelismo di Italia e Grecia come PIL, debito pubblico e asset bancari.
No, l’Italia non è la Grecia!
STAY TUNED!
–
(Clicca qui per ulteriori dettagli)
Segui @intermarketblog
Questo post non è da considerare come un’offerta o una sollecitazione all’acquisto. Informati presso il tuo consulente di fiducia.
NB: Attenzione! Leggi il disclaimer (a scanso di equivoci!)
draziz@finanza,
….occorre consentire nuove forme di equilibrio anche per tutti i Paesi che ne hanno bisogno, in base a quei principio di solidarietà tanto conosciuto ma inapplicato.
….Da chi dovrebbe partire la richiesta di flessibilità se non dall’Italia?
….In ogni caso, dici, come se ne esce?
Se ho ben capito il tuo pensiero (se no correggimi) il ns. governo dovrebbe andare a Bruxelles chiedendo un atteggiamento ‘concreto’ di solidarietà, ovvero la sottoscrizione del maggior debito che andremmo a fare fuori dai parametri che gli altri (chi più chi meno) cercano di rispettare, con un atteggiamento quasi ricattatorio, mettendo sull’altro piatto della bilancia non un progetto di ‘avvio’ al risanamento delle ns. finanze (sia pure in un arco temporale ampio che dovrebbe esserci concesso) ma un bel…ciuffolo.- Altrimenti minacciamo di uscire dalla comunità con tutti i danni che potremmo provocare agli altri e soprattutto a noi.- Mi pare l’atteggiamento di quel marito che per fare un dispetto alla moglie…..
Ma certamente devo aver capito male, quindi chiedo lumi !
E quindi Bruxelles come si comporterà con Roma? Arriva la Troika?
MI SA PROPRIO DI si, ma non subito purtroppo fra un annetto, quando ci saremo dissanguati per bene (economicamente si intende) se non riusciamo a zittire prima i 2 bazurloni che come solito straparlano !! a vanvera
ho riletto l’articolo Per evitare che l’Italia sia la Grecia di domani
Scritto il 23 giugno 2011 alle 12:42 da Danilo DT
che dire 7 anni buttati nel cesso, quante cose dovevamo fare e non ci siamo riusciti colpa (sicuramente in parte) dei governi Monti_letta:_Renzi-gentiloni ma nel senso che hanno fatto poco di quello che avrebbero dovuto fare, servivano leggi molto piu’ AUSTERE E SEVERE quindi tasse ancora piu’ forti per speculatori e sgravi fiscali per aziende che investivano e lavoratori che producevano PIL E GALERA A GO-GO PER EVASORI FISCALI, BANCAROTTIERI, MPS, POP VICENTINA, VENETO BANCA E COMPAGNIA CANTANDO…
Caro DT,
su una cosa non concordo: l’accezione dispregiativa del termine populismo.
Contrapposto a cosa? Quale altro termine può definire il blocco contrapposto?
Che so…”finanziesimo”? (la mente corre al…feudalesimo…)
Oppure “egemonismo unificatore”?
Se è vero che in Italia solo tra 12 o 16 anni torneremo ai livelli di reddito pro capite del 2007 allora il sistema ha fallito e l’insistenza del voler mantenere un’unione solo con la moneta, o con l’unificazione del sistema bancario, è pura follìa, autolesionismo.
E’ la sistematica programmazione del progressivo impoverimento di strati sempre più ampi di popolazione europea, di quel popolo che non vive quotidianamente di finanza, ma che è costretto a subire un’economia malata fatta di improvvisazione (spacciata come irrinunciabile).
Da quanti anni pretendono di farci vedere la luce in fondo al tunnel?
Non può essere solo colpa di una crisi economica mondiale.
Non confondiamo il termine “populismo” con i bisogni reali, con le necessità di sopravvivenza del singolo e del gruppo, ormai sempre più vasto, che continua a perdere reddito, fonti di reddito, beni e risparmi.
Se Francia e Germania in passato hanno aggiustato i loro conti (o quelli di alcune banche) per i propri interessi (comodi), occorre consentire nuove forme di equilibrio anche per tutti i Paesi che ne hanno bisogno, in base a quei principio di solidarietà tanto conosciuto ma inapplicato.
Necessità di riqualificare la spesa?
Questo Paese ne ha sempre avuto bisogno.
Da chi dovrebbe partire la richiesta di flessibilità se non dall’Italia?
Il nostro Paese è sempre stato invidiato per la flessibilità del suo sistema produttivo, capace di produrre qualità e di adattarsi su tutti i mercati, inchiapp…hem…sbaragliando la concorrenza di alcune nazioni che fanno la voce grossa sul RIGORE!!
L’inevitabile destinazione di gran parte della popolazione se il futuro non cambia?
Una bella unione denominata “konzentrazionlager EUROPE”: uomini a destra, donne a sinistra, negri…ehm…immigrati al centro.
In ogni caso, dici, come se ne esce?
Quelli che hanno combinato il casino disinneschino la bomba…prima che gli esploda in faccia.