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WALL STREET: ma è l’Italia il potenziale CIGNO NERO dei mercati?

Scritto il alle 13:47 da Lukas

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Leggendo il COT Report redatto dal solito CFTC, non vediamo grandi novità, confermando il quadro later-rialzista. Ma sui mercati incombe il rischio Italia. Che sia l’elemento destablizzante che cambia i connotati ai mercati? [Guest post]

NB: articolo redatto domenica pomeriggio.

Cari amici, anche nella settimana appena trascorsa, è stata l’Italia la fonte di maggiore preoccupazione dei mercati finanziari internazionali. A ben ragione, visto che il nascente governo gialloverde mette ormai palesemente in discussione la struttura dell’euro e non vuole più onorare l’enorme debito pubblico italiano. Le loro deliranti promesse elettorali possono, infatti, trovare attuazione solo fuori dalla camicia di forza dell’euro, recuperando la sovranità monetaria. In pratica, non lo si dice, ma è il ritorno ad una nuova lira, estremamente svalutata, la via scelta per sgonfiare il nostro enorme debito, e per finanziare le nuove spese. Un programma mai sottoposto all’esame del corpo elettorale italiano. Spero pertanto che il Presidente Mattarella faccia valere le sue prerogative istituzionali ed eviti all’Italia una nuova e disastrosa avventura. Rimandi gli italiani al voto e questi poi decideranno se vogliono o meno seguire questa strada. E’ questa, a mio avviso, la soluzione meno impervia e traumatica, sia per l’Italia che per i mercati finanziari internazionali.

Diversamente il nostro Paese può veramente diventare il nuovo CIGNO NERO dell’economia mondiale, facendo deflagrare ovunque il latente e planetario problema della gestione del debito.

Lo scenario intermarket, come accennato, riflette già ora, a livello embrionale, molte delle preoccupazioni derivanti dal caso Italia. In quest’ultima ottava, abbiamo infatti assistito ad un fly to quality pressoché generalizzato. In particolare, sul piano valutario, sia il dollaro Usa che lo Yen giapponese vengono nuovamente visti come asset rifugio, e si apprezzano entrambi. Anche le commodities continuano a lievitare. Negli ultimi 2 mesi le loro quotazioni sono cresciute del 10 % in termini reali. Ma è sul mercato obbligazionario che si esprimono le maggiori preoccupazioni. In quest’ultima ottava abbiamo, infatti, assistito, alla fuga dai bond italiani, i cui rendimenti sono velocemente risaliti al 2,47 % sul decennale, ed allo 0,51 % sul biennale.

Capitali defluiti verso porti più sicuri. In particolare verso i bund della Germania, i cui rendimenti sono scesi allo 0,40 % sul decennale ed al – 0,63 % sul biennale. Anche i bond Usa vengono visti come più rassicuranti. I rendimenti dei decennali Usa infatti sono scesi di ben 13 bps, arretrando sino a quota 2,93 %. I rendimenti del biennale, invece, sono arretrati di 7 bps, raggiungendo quota 2,48 %. Anche sui mercati azionari si riflettono le stesse preoccupazioni. Infatti, mentre il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, sale dello 0,31 %, e raggiunge quota 2.721,33, pesanti storni si registrano sul nostro ftse Mib ( – 4,48 % ) ed in misura minore su tutti gli altri indici azionari europei.

Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 166.654
Large Traders : + 78.298
Small Traders : + 88.356

Si conferma, pertanto, la configurazione del mercato dei derivati azionari Usa, in auge ormai da quasi 6 mesi. In quest’ultima ottava, registriamo variazioni, nelle posizioni dei diversi operatori, pari a 13.320 contratti. In particolare, gli Small Traders, operatori notoriamente contrarian, si dimostrano, non a caso, più fiduciosi, acquistano infatti l’intero lotto dei 13.320 contratti long e consolidano ulteriormente la loro già molto pingue posizione Net long. I Large traders, invece, cedono 5.665 contratti long, e riducono, seppur leggermente, la loro posizione trend-following, Net Long. I Commercial Traders, infine, cedono i residui 7.655 contratti long, e consolidano ancor più la loro abituale posizione di copertura Net Short. Le movimentazioni di quest’ultima settimana consolidano ulteriormente la configurazione in auge nel mercato dei derivati azionari Usa.

Configurazione in essere già da circa 6 mesi, che rischia di perdurare ancora a lungo, forse per l’intero anno. Configurazione statisticamente associata ad un mercato azionario volatile e lateral-rialzista. In questi primi 6 mesi non ha proprio smentito le sue caratteristiche peculiari, anzi tutt’altro. Ne abbiamo già visto delle belle, in termini di volatilità, il mercato, inoltre, già da alcuni mesi è privo di una direzionalità ben definita e marcata. Scenario non proprio ottimale sia per i trader che per gli investitori istituzionali, che rischia peraltro di proseguire anche per i prossimi mesi. La circostanza che gli Small traders siano oggi gli operatori più ottimisti non depone certo a favore degli investitori. Personalmente, Italia a parte, non credo che gli indici azionari Usa siamo prossimi a cedimenti e storni importanti. Lì la crescita economica è ancora forte, inoltre non si palesano particolari tensioni inflattive. Ciò detto, credo però che anche lì i margini di crescita siano ormai molto limitati e ridotti. L’enorme crescita degli utili aziendali ( + 20 % ) è infatti in gran parte già stata scontata dal mercato.

Inoltre sono alle viste almeno altri due aumenti dei tassi ad opera della Fed. Molto probabile pertanto che il 2018 ricalchi quanto già visto nel 1994, anno in cui gli utili aziendali crebbero del 20 %, ma l’S&P 500 registrò solo un modesto + 1%. Futuro prossimo che si prospetta, quindi, sempre incerto per i mercati azionari, che cercherò, comunque, di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. In questo movimentato inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ Azioni Italia – LTM “, registra una perdita del 4,33 %, imputabile alla notevole volatilità affrontata, nonchè alle bizzarrie della borsa italiana, che ha registrato, nel contempo un incremento dell’ 1,69 %.

Conseguita pertanto una sotto-performance del 6,02 %, che non fà venir meno la fiducia nel mio trading system, che negli ultimi 5 anni ha conseguito una sovra-performance media annua pari al 16 %. Ciò detto, in coerenza con quanto esposto in precedenza, questa settimana muto l’assetto del mio portafoglio, riduco cioè dall’ 87,5 al 67,5 % le mie posizioni long, ed innalzo dal 12,5 al 32,5 % le mie posizioni short, assumendo di conseguenza una posizione Net Long, pari al solo 35 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.

Lukas

2 commenti Commenta
watyr
Scritto il 28 Maggio 2018 at 21:59

Commentando sia questo che l’articolo precedente, Mattarella, la crisi politica,quella finanziaria (vd npl e situazione bancaria ) sono pretesti. Prove? Guardate il grafico FTSE-MIB. Mi aspetto una 1° discesa a 17000-17600 bsp (sotto i minimi del 2018) una bella seconda
spalla ( a 23300 ? ) per poi infognarsi tra i 16550-15000.Prendiamo anche ad es il btp 2034 al 5%; il 3 maggio era a 136 bsp ora a 124,6 : aspettare e comprare tra i 90 e i 70 ( minimi di luglio 2012 governo Monti ,Monti-Cottarelli vi ricorda qualcosa? ) Naturalmente sono solo mie
valutazioni: non ho la palla di cristallo nè sono Buffett. Susate della lunghezza.Cordiali saluti ,
Walter.

watyr
Scritto il 28 Maggio 2018 at 22:04

rettifica la prima discesa era a 21700-21760 non 17000 come scritto sopra

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