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WALL STREET: fase distributiva in atto
Ormai è chiaro. Stiamo vivendo una fase di transizione che non porterà a breve ad un vero bear market, ma che sarà propedeutica ad una correzione che potrebbe essere importante in concomitanza della prossima recessione. Analisi COT Report del CFTC [Guest post]
Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali non hanno fornito alcuna probante indicazione circa la direzione futura delle diverse asset class. Come avevamo previsto, continua il periodo d’estrema incertezza, e la volatilità la fà da padrona. L’attenzione dei mercati è tutta focalizzata sulle decisioni politiche della nuova Amministrazione Usa, in tema di dazi commerciali. E quand’è la politica a conquistare il centro della scena è del tutto normale assistere, sui mercati, a periodi come quello attuale.
E’ noto infatti che politica ed economia seguono spesso logiche diverse e spesso inconciliabili. In particolare fa specie osservare che siano gli Usa, patria del libero mercato, a imporre barriere, dazi ed impedimenti al libero commercio, e contro chi poi ? Contro la Cina, per anni additata dagli stessi come emblema e simbolo dell’avversione ad ogni libertà e ad ogni regola di mercato. Insomma una vera e propria nemesi della storia, inimmaginabile solo qualche anno orsono. Che le ragioni dell’attuale volatilità siano tutte d’origini politiche, e non economiche, è testimoniato dallo scenario intermarket, che non esprime particolari tensioni e preoccupazioni. Nell’ultimo anno, infatti, solo il dollaro, espressione anch’esso di scelte politiche, ha costituito un serio problema d’ordine economico.
Deprezzatosi di quasi l’11% ha di fatto imposto una rivalutazione di tutte le monete concorrenti, in particolare di euro e yen. Per la Cina, invece, ciò non risulta sufficiente, e quindi è necessario imporre loro anche dei dazi. La debolezza del dollaro non ha, tuttavia, indotto un concomitante ed equivalente apprezzamento delle quotazioni delle commodities. Negli ultimi dodici mesi, infatti, le commodities, in termini reali, hanno perso il 9,6 % del proprio valore. Il neo-protezionismo Usa non stimola dunque gli scambi, ne tantomeno la crescita economica, anzi tutt’altro. Ciò è confermato anche dagli andamenti recenti del mercato obbligazionario. I rendimenti dei bond decennali Usa, dopo aver sfiorato quota 3 %, sono infatti nuovamente retrocessi, ed oggi stazionano a quota 2,77 %. L’inclinazione della yield curve Usa ci dice, inoltre, che siamo ormai entrati nell’ultima fase di quest’anomalo ciclo economico. Non immaginabili pertanto ulteriori e significativi rialzi dei rendimenti. Permangono, dunque, tutti i fattori che, in questi anni, hanno sostenuto ed alimentato lo storico bull market dei mercati azionari, ossia i bassi costi dei più importanti fattori produttivi ( materie prime, capitale e lavoro ). Non dovremmo pertanto logicamente assistere a nessuna tensione. Ma, come già accennato, oggi è la politica la turbativa dei mercati. Turbativa che viene poi amplificata ad arte dalla speculazione.
Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 149.299
Large Traders : + 85.808
Small Traders : + 63.491
S’assesta e si consolida, pertanto, la volatile configurazione del marcato dei derivati azionari Usa, già presente ed in essere da 4 mesi. In quest’ultima ottava, registriamo variazioni nelle posizioni dei diversi operatori, pari a 16.001 contratti. In particolare, gli Small traders, confermandosì degli operatori contrarian, acquistano l’intero lotto dei 16.001 contratti long e rafforzano, ai livelli massimi degli ultimi anni, la loro posizione Net Long. Per contro i Large traders, notoriamente trend following, capiscono che il tend è divenuto molto più incerto del passato, vendono infatti 10.917 contratti long, ma restano ancora e saldamente in posizione Net Long. I potenti Commercial traders, infine, ben sanno le difficoltà del momento, cedono infatti altri 5.084 contratti long e portano la loro posizione di copertura Net Short sui livelli più estremi degli ultimi anni. Le movimentazioni di quest’ultima settimana, non mutano l’assetto e l’orientamento dei diversi operatori di mercato, anzi lo consolidano ulteriormente. Posizioni sempre molto ingenti ed estreme. La configurazione in essere, come già detto in miei precedenti post, è statisticamente molto volatile. I livelli estremi raggiunti dalla stessa ci dicono che il periodo attuale potrebbe risultare ancor più volatile di quelli registrati in passato.
Inoltre il mercato volatile potrebbe accompagnarci ancora per molti mesi e forse per l’intero anno. Non credo, tuttavia, che la correzione in corso si trasformi a breve in un vero e proprio bear market. A mio avviso, infatti, dovremmo essere all’inizio di una complessa e prolungata fase di distribuzione. Il vero bear market inizierà solo quando terminerà il ciclo economico espansivo e l’economia Usa entrerà in recessione. Molto probabile che ciò avvenga nei primi mesi del prossimo anno. A quella data il processo distributivo dovrebbe esser terminato e le posizioni Net long dovrebbero essere tutte nelle mani degli sventurati Small traders. Nel frattempo non sarà comunque facile ottenere delle performance, in mancanza di trend, ossia in una fase di lateralizzazione come quella che si prospetta, solo un efficace stock picking può risultare profittevole.
Futuro prossimo che si prospetta, quindi, laterale ed incerto per i mercati azionari, che cercherò, comunque, di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. In questo movimentato inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ Azioni Italia – LTM “, ha conseguito una perdita, pari al 2,43 %. Performance inferiore a quella realizzata dal Ftse All Share, pari nel contempo al + 4,13 %. Una sotto-performance del 6,56 %, che evidenzia le difficoltà operative di quest’ultimo periodo, ma che non fa venir meno la fiducia nel mio trading system, che negli ultimi 5 anni ha conseguito una sovra-performance media annua pari al 16 %. Ciò detto, in coerenza con l’analisi sopra esposta, questa settimana riduco dal 65 al 55 % le mie posizioni long e innalzo dal 35 al 45 % le mie posizioni short, assumendo di conseguenza una posizione Net Long, limitata al solo 10 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.
Lukas