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Ma che STRESS! Sui mercati torna evidente la TENSIONE

Scritto il alle 11:39 da Danilo DT

stress-financial-indexGli indici di stress più comuni (St. Louis Fed Financial Stress Index e Cleveland Financial Stress Index) danno chiari segnali si inversione. E se negli USA aumenta lo stress finanziario, in Eurozona la situazione non è differente (Euro Area Systemic Stress indicator Composite Index)

L’economia USA a gonfie vele: O per lo meno questo è quanto ci riferisce la FED ed i mirabolanti dati macroeconomici sul lavoro che hanno ormai raggiunto il regime di “piena occupazione”. Le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti sono aumentate ieri più del previsto, prendendo un po’ in contropiede le attese. Il risultato è stata una Wall Street in tensione, con buona apertura e successiva erosione dei guadagni fino a chiudere vicino alla parità. Ma finito un giorno ce n’è subito un altro ricco di insidie. E se ieri era la giornata degli ADP, oggi è quella del tasso disoccupazione. Attese a 5.2%, ancora in calo dello 0.1%. Per assurdo (cosa che già conoscete), un dato positivo significa possibile elemento negativo. Se la disoccupazione scenderà ancora, il rischio di un aumento dei tassi USA diventa (a livello psicologico, che poi venga fatto è tutto da vedere) più probabile.

Condizionale d’obbligo e chi segue I&M sa perché (per gli altri un ripassino QUI potrebbe non essere male), sempre che poi non si voglia seguire il messaggio del FMI che ormai chiede a gran voce una certa clemenza, e senza nascondersi troppo, lancia appelli affinché il presidente Janet Yellen e la maggioranza del Fomc, il comitato decisionale della Fed, considerino anche il contesto globale (economia in frenata e paesi emergenti in affanno) che sarebbe condizionato dalle mosse USA
Mancano due settimane alle date clou (16 e 17 settembre) dove finalmente scopriremo se la FED avrà il coraggio di alzare o meno i tassi.

Come avete però capito, quel clima “rilassato” sta venendo meno e malgrado i buoni numeri, la situazione risulta tesa. Sarà forse perché siamo in cima alla montagna della crescita (e quindi, essendo sul picco, anche gli USA rischiano la frenata)? Oppure perché si è coscienti del fatto che questa crescita economica è fondata su basi di argilla?

Intanto la situazione di stress è visibile anche da un paio di indicatori che vi propongo in questa sede.

stress-meterCHE STRESS! St. Louis Fed Financial Stress Index e Cleveland Financial Stress Index

Questi due indici, per la verità molto simili, vanno a misurare lo stato di stress nel mercato.

The St. Louis Fed Financial Stress Index measures the degree of financial stress in the markets and is constructed from 18 weekly data series: seven interest rate series, six yield spreads and five other indicators. Each of these variables captures some aspect of financial stress. Accordingly, as the level of financial stress in the economy changes, the data series are likely to move together. (Source)

The Cleveland Financial Stress Index tracks stress in six types of markets: credit markets, equity markets, foreign exchange markets, funding markets, real estate markets, and securitization markets. The CFSI is a coincident indicator of systemic stress, where a high value of CFSI indicates high systemic financial stress. Units of CFSI are expressed as standardized differences from the mean (z-scores). (Source)

Entrambi gli indicatori sono composti da più indici che vengno presi, frullati, rielaborati. La logica è semplice. Se lo stress finanziario aumenta è perché va a salire su più fattori: credito, tassi, borse, forex ecc ecc.

Il grafico

st-louis-cleveland-financial-stress-indexNon siamo chiaramente ai livelli del 2008 e ci mancherebbe, ma è assolutamente visibile un aumento dello stress finanziario. Entrambi gli indici sono in fase di inversione. (Area R sta per periodo di recessione).
Ma se negli Usa aumenta la tensione, in Europa che sta succedendo?
Anche in questo caso vi lascio un grafico molto particolare che vi sfido a trovare su altri blog (in esclusiva per I&M) che rappresenta lo stress in Eurozona. A dire il vero, lo trovate eccome essendo un indice creato (ma non pubblicizzato) dalla BCE stessa (cliccate qui) . Però io l’ho scovato e rielaborato. E questo è quando ne deriva. In fondo trovate il grafico complessivo, in alto invece alcuni sub-indici.

Euro Area Systemic Stress indicator Composite Index

Euro-Area-Systemic-Stress-indicator-Composite-IndexL’indice composto va oltre lo 0.2 per la prima volta dal 2012, e I sub indici sono in chiara inversione e non solo per quanto riguarda l’equity.
Insomma, avrete capito una cosa. Che comunque vada a finire, l’armonia sui mercati è finita e torna a regnare la tensione. Se poi la stessa tensione tenda ad aumentare, questo lo vedremo: certo è che le tendenze sembrano ormai chiare e definite.

Riproduzione riservata

STAY TUNED!

Danilo DT

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6 commenti Commenta
pasolo
Scritto il 4 Settembre 2015 at 12:30

Ci riprovo: secondo tentativo… vediamo se i correttivi funzionano da ora in poi ( testato dal 2007 ha dato buoni frutti )
SHORT MIB 21700 (sempre utilizzo leva 10 )

paolo41
Scritto il 4 Settembre 2015 at 14:00

l’agonia dell’aumento dei tassi USA può avere una sua compartecipazione agli stress indices, ma chi fa veramente paura è il calo generale dell’economia e la crisi Cina…..

Scritto il 4 Settembre 2015 at 14:09

E’ chiaro che è tutto strettamente correlato

ddb
Scritto il 4 Settembre 2015 at 15:26

quindi…
diminuiscono (più del previsto) i disoccupati USA, e le borse scendono.
aumenta la probabilità di incremento dei tassi USA e il $ non si rafforza.
Logico, … o no! [faccina perplessa]

pasolo
Scritto il 5 Settembre 2015 at 10:58

La configurazione sull’SP500 è IDENTICA all’estate-autunno 2011
Quindi non mi meraviglierei se tra un paio di mesi ripartisse un rally importante sull’indice americano e probabilmente dovrebbe essere anche l’ultimo dato che per me siamo arrivati ad un picco ciclico ( vedi dati sull’occupazione che dirige il tutto.. )

paolo41
Scritto il 5 Settembre 2015 at 15:15

pasolo@finanza,
Considerazioni veloci di un sabato pomeriggio!!!!!
non so se si svilupperà un nuovo mercato bearish ma è certo che le borse stanno camminando sul filo del rasoio e ogni settimana si aggiungono nuovi paesi le cui borse sono scivolate in bocca all’orso. La congiuntura negativa sta attanagliando tutti i continenti, nessuno escluso; possiamo elencare fattori economici e/o geopolitici avvenuti in questi ultimi anni, dall’Ucraina e conseguente “scambio” di sanzioni fra Russia e Occidente -grande cappellata di Obama- al calo del prezzo del petrolio dovuto al tentativo di bloccare lo shale oil ( per informazione il costo di produzione delle prime cinque aziende americane dello shale oil è già sotto i 35$ al barile tramite l’affinamento delle tecnologie applicate), oppure menzionare la Grecia o l’Abeconomics giapponese, le litanie di Draghi precedenti all’applicazione del QE ( che ha fatto più effetto prima anziché dopo la reale partenza), le ormai anch’esse classiche litanie della Yellen sull’aumento dei tassi o la indecifrabile ma reale crisi cinese. Per non dimenticare le instabilità geopolitiche che stanno attanagliando direttamente o indirettamente tutti i grandi paesi: Iran, Israele, Yemen, Iraq, Libia, Isis, Siria, più altri nell’Africa centrale o nel continente asiatico.
Il mondo economico è fermo, astonished, incapace di reagire, si trincea dietro quanto consuntivato ad oggi, attivando una sterile e inutile guerre delle valute che non incideranno mai sulla ripresa delle domanda e degli investimenti.
Nel frattempo stiamo sottovalutando grandi eventi di portata epocale quale quello della migrazione di masse dai poveri e dilaniati paesi africani e medio orientali a quelli ” ricchi” dell’Europa. Si può dare per certo che siamo solo all’inizio di tale evento e quanto accaduto negli ultimi giorni sta a dimostrare che questa fiumana di gente è irrefrenabile e condizionerà i vissuti e i trascorsi del mondo occidentale già nei prossimi anni.
Altro fatto da non sottovalutare è il continuo dilagare del digitale in ogni ramo delle attività, dall’industria ai servizi, dalla mobilità ai nuovi stili di vita. La conseguenza è quello di una continua ricerca di aumento della produttività e di prodotti sempre più efficienti e competitivi.; il che significa selezione dei posti di lavoro e assillante ricerca di nuove applicazioni e di nuovi prodotti per mantenersi competitivi sul mercato. La R&S sarà sempre più decisiva per la sopravvivenza delle aziende, così come per gli stati sarà necessario e impellente investire in infrastrutture che agevolino la mobilità e le applicazioni digitali.
Per le masse di migranti che si riverseranno nei paesi europei esistono solo due soluzioni: o si riesce a integrarli o vanno rispediti da dove sono venuti (specialmente quella miriade di clandestini, nella stragrande maggioranza giovani e senza famiglie al seguito) pronti ad andare a ingrossare le file del lavoro illegale o addirittura della malavita.
Un’altra area dove prevedo forti sviluppi è quella dell’E-commerce e anche in questo campo sono di conseguenza probabili forti riduzioni nel numero degli esercizi retail attuali e relativo personale. Probabile invece un ulteriore sviluppo nel turismo e del mondo agricolo ( e su questi due punti il nostro paese deve darsi da fare).

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