ITALIA: siamo ritornati nel tunnel della crisi?
Produzione industriale e prestiti bancari in difficoltà. I margini sono minimi, il tasso delle sofferenze bancarie continua a salire. E la finanza non offre più quegli spazi visti negli anni passati. Come se ne esce?
Tutti concentrati a vedere il bicchiere mezzo pieno. Ed è giusto che sia così. Gli sforzi su più fronti sono evidenti. Il Governo italiano abbozza qualche riforma, anche se al momento gli effetti non si vedono per nulla.
I dati di ieri sulla produzione industriale italiana, però, parlano chiaro. Un -0.7% su base mensile, che cozza di brutto con le previsioni a +0.2%.
Produzione Industriale ITALIA
Se poi guardiamo questo grafico, occorre ammetterlo, c’è da inorridire. Dal 2000 solo la Grecia ha fatto peggio di noi e cosa gravissima, siamo l’unico paese che ha una tendenza in ambito di produzione industriale che è ribassista. L’unico assieme alla Francia che però ha un quadro di fondo migliore del nostro.
Produzione industriale dal 2000
E poi torniamo ancora a parlare di prestiti del canale bancario. Un discorso già fatto in passato mille volte e che bisogna aggiornare.
Sempre Bankitalia ci dice che i prestiti al canale privato sono nuovamente scesi, quindi una flessione pari al – 1,8% a gennaio dopo il -1,6% visto a dicembre e novembre 2014. Ma la situazione da Confindustira è vista in miglioramento.
ROMA, 10 marzo (Reuters) – L’inatteso calo della produzione industriale di gennaio potrebbe essere dovuto a un effetto statistico legato al calendario, mentre un incremento dello 0,4% è ora stimabile per il mese di febbraio dalla precedente previsione di +0,2%.
Lo scrive il centro studi di Confindustria (Csc) commentando il dato sulla produzione industriale diffuso oggi dall’Istat che ha segnalato un calo inatteso dello 0,7% su mese e del -2,2% su anno.
Staremo a vedere, intanto la tendenza non inverte, cari lettori.
Riuscirà il favoloso QE di Draghi a cambiare il quadro della situazione? C’è da augurarselo altrimenti non vedo possibili miglioramenti all’orizzonte. Anche perché il canale bancario italiano ha un problema che si chiama sofferenze. Questo grafico dice tutto.
Sofferenze bancarie: ancora in aumento
La tendenza è indiscutibile e non sembra voler invertire. Cosa che invece accade alla Spagna che ha sofferenze sempre maggiori rispetto all’Italia ma con un trend in miglioramento. E noi invece? Tutto come prima ahime… Anzi forse peggio.
Le banche non riescono più a fare utili prestando denaro in quanto è troppo alto il rischio di non vedersi ritornare le cifre prestate. Chi invece è un cliente più solido, o ha liquidità a josa, oppure è lui stesso a fare le condizioni. Quindi dai prestiti margini minimi. Non resta che la finanza. Ma in questo ambito c’è spazio?
Il 2015 sarà un altro anno difficile per il settore del credito con conti zavorrati da una montagna di crediti malati che diventa sempre più alta. Per farvi fronte serviranno ovviamente altri soldi, circa 70 miliardi di euro nei prossimi due anni e qualche concreto miglioramento arriverà, forse, solo dal 2016. A tratteggiare questo scenario poco incoraggiante è l’agenzia di rating Standard and Poor’s in uno studio sul settore bancario italiano pubblicato ieri. (…) I cosiddetti non performing loans, (…) potrebbero raggiungere i 390 miliardi di euro a fine 2016 con un incremento di altri 115 miliardi di euro rispetto ai valori attuali. (…)
Il problema è che i crediti malati drenano risorse a scapito dei nuovi finanziamenti e pesano sui conti erodendo i profitti. (…) Fare utili con il margine d’interesse, la differenza tra quanto una banca paga per attrarre risparmi e quanto si fa pagare per concedere prestiti, in una situazione come quella attuale – con tassi Bce prossimi allo zero – è missione quasi impossibile. (…) (source) .
La Bce ci sta mettendo del suo, ma le banche non possono più far festa come hanno fatto nel 2013 e nel 2014. I margini sui bonds sono minimi, i rischi intrinsechi elevati e anche con gli acquisti BCE è difficile ipotizzare ancora grossi rally per i titoli governativi che compongono la maggior parte delle tesorerie delle banche italiane.
E se i bond li cedono alla BCE? Saranno cariche di liquidità. La presteranno ai privati? Sono se con garanzie solide e con un margine soddisfacente. In caso contrario, che ne fanno della liquidità? Ovvio che a questo punto si aprono le ipotesi più strane. Compreranno titoli esteri? Azioni? Valute? Non dimentichiamo che non potranno permettersi grandi rischi. Sopperiranno alla diminuzione degli utili con i servizi (assicurativo, gestioni patrimoniali, consulenza fee only)? Ne dubito. Quindi il rischio di dover dare ragione a S&P (in ambito di diminuzione di utili pari anche al 50%) è concreto.
Problema: oggi il mercato sconta l’esatto opposto. Questione di punti di vista.
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Ma come n’eravamo usciti ? Azzz non m’ero accorto del bagliore accecante … colpa degl’occhiali da sole. Per mia fortuna ci sei tu Dream e i miei orecchi non sono per Renzi e compagni. Ciao.
non solo di sostanze stupefacenti e altre diavolerie della criminalità organizzata….. ora entra nel pil anche la pas..ra!!!!! attività che è diminuita da quando hanno inviato i peccatori ai servizi sociali !!
non solo di sostanze stupefacenti e altre diavolerie della criminalità organizzata….. ora entra nel pil anche la pas..ra!!!!! attività che è diminuita da quando hanno inviato i peccatori ai servizi sociali !!
incompreso. Era un progetto avanzatissimo di contrasto alla disoccupazione giovanile.
E ci vuole poco!
Cosa pensavano…che bastasse immettere altra benzina in un motore inefficiente e scassato per vedere il carretto di legno trasformarsi in un poderoso bolide da formula 1 ?
Non si può pensare di mantenere inalterato tutto ciò che esisteva prima (ed inalterato non è perchè si continua a perdere sistema produttivo) agendo solo su ciò che viene creato di nuovo.
I costi di gestione del sistema attuale sono ingestibili, sono inadeguati ed ingiustificati in qualsiasi momento di fronte ad una concorrenza estera più agile e meno costosa e nell’ambito di una domanda globale ancora in calo.
L’Euro è in calo ed allora esporteremo di più?
Se il “genio della lampada” ci avesse pensato 2 anni fa, magari !!
Oggi, dopo aver perso ulteriori occasioni, la domanda è: chi compra dall’estero per importare i nostri prodotti?
Inoltre, le imprese che non esportano che fanno?
Aspettano che la ricaduta della ricchezza pompata a livello finanziario si trasformi in più automobili e case vendute o in più pasti al ristorante di un sistema dalla tassazione nazista e dal comportamento vessatorio nei confronti di ogni attività produttiva, commerciale o di servizi?
Aumentano le sofferenze bancarie? E come potrebbe essere altrimenti?
Pensate che le banche diano soldi alle imprese per far loro pagare le tasse od un eccesso di lavoratori non altrimenti ricollocabili?
Ecco perchè sono stati inseriti nel calcolo del PIL anche il proventi della vendita di sostante stupefacenti…perchè da qualche parte qualcuno ne abusa…