Unicredit: tra aumento capitale, Tremonti bonds e spazzatura nel sistema bancario italiano
Non voglio tediarvi con l’aumento di capitale o con il riscorso ai Tremonti Bond oppure un’emissione obbligazionaria dedicata, vale a dire con le ipotesi di ricapitalizzazione/rafforzamento patrimoniale potenzialmente possibili per Unicredit. Sono tutte notizie che potete tranquillamente tirarvi fuori dai giornali o da internet.
In ogni dove si parla del possibile rafforzamento patrimoniale (a sconto) da quattro miliardi di euro, al fine di riportare il Core Tier 1 all’8%, ma anche della strategia che Alessandro Profumo sembra indirizzato a intraprendere: non una ma un mix delle tre soluzioni ipotizzate. Lo vedremo nei prossimi giorni.
La mia attenzione vuole focalizzarsi piuttosto su un altro aspetto.
Come è possibile che le banche italiane, le quali si dichiaravano assolutamente a posto e senza alcun problema, debbano nuovamente far ricorso agli aumenti di capitale?
La situazione non era ormai tutta sotto controllo?
Beh, forse allora el cose non stavano veramente come ci è stato detto. E qualche problemi permane…
Subprime e titoli tossici: pulizia fatta?
Il dubbio che permane è che il sistema bancario italiano ci abbia illusi tutti, raccontandoci la storia del lupo, facendoci credere che pulizia in ambito subprime e titoli tossici fosse stata fatta, ed invece…molto deve ancora essere effettuato. Magari si sperava in un miracolo o in un mercato che potesse migliorare qualitativamente in modo diverso. Ma qualcosa non è andato per il verso giusto. E Unicredit, come altre banche, si ritrova in difficoltà, non catastrofica ma, definiamola così, imbarazzante.
Si parla in questi giorni del problema di quei finanziamenti bullet del controvalore di 11 miliardi di euro, che gravano sul sistema bancario italiano e che probabilmente, in buona parte, non verranno rimborsati.
Si parla dell’impatto della recessione e del considerevole aumento delle insolvenze nel sistema bancario alla faccia della ripresa economica. E l’impressione che ho è che molto sia ancora da fare.
Certo, la semestrale di molte banche è ancora positiva, seppur in misura minore rispetto al passato, ma questi utili potrebbero essere stati calcolati non apportando le dovute svalutazioni relative ai titoli tossici e a tutta la spazzatura presente in bilancio.
Prendiamo il caso Risanamento: come lo avranno considerato in bilancio le banche italiane? E questi 11 miliardi di finanziamenti Bullet a rischi rimborso, finanziamenti concessi al Gruppo Statuto, a Danilo Coppola, a Zumino, ad Aedes etc, come saranno stati contabilizzati? La verità purtroppo non la conosco. Magari qualche lettore del gruppo Unicredit o facente parte di qualche grossa banca, potrà darci una mano…
Grafico Unicredit
Intanto il grafico di Unicredit ci dice che la tendenza di medio termine è indubbiamente positiva, ma che nel breve è stata violata la media mobile a 21 giorni. Non escludo assolutamente, quindi , il ritorno alla media mobile a 55 che corrisponde al supporto dinamico, anche se la volatilità, con rimbalzi repentini, si manterrà elevata. Gli indicatori portano brutto tempo. Ma martedì, sicuramente, avremo le idee più chiare.
Chiudo con una frase tratta da un report di David Rosenberg, frase che stamattina l’amico anonimocds mi ha mandato via email, e che riassume la situazione che stiamo vivendo in modo (secondo me) “ideale”.
The household sector is in the early stages of unwinding a secular excessive credit cycle that began a quarter-century ago, which turned parabolic in 2001 with the onset of the Bush ‘ownership society’, and all the leverage that came with it from low-doc loans, to no-doc loans, to liar loans, to stated-income loans, to piggyback loans, to subprime loans, and finally to option ARMS and “neg-ams”. Dialing back to the “mean” would mean slicing the household debt ratio by half and this in turn entails $7 trillion of debt repayment. So, consider the $200 billion of credit reduction to date a very small down-payment on what promises to be a deleveraging phase that can easily last a decade.
STAY TUNED!
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Grafici by Bloomberg. Per ingrandirli basta cliccarci sopra.