in caricamento ...
MACROECONOMIA ed ORO: la bolla delle bolle speculative
GUEST POST: l’economia è gonfiata dalla li Il solito barometro settimanale dell’oro e gli avvenimenti più importanti della settimana e il ruolo dell’oro nei portafogli di investimento e degli investitori istituzionali.
Il quadro tecnico dell’oro e dell’argento si e’ potenziato dopo la diffusione dei dati relativi ai posti di lavoro creati a Dicembre dall’economia a stelle e strisce. Un vero e proprio fiasco il mercato del lavoro statunitense. L’ultimo mese dell’anno, in USA sono stati “creati” appena 74.000 posti di lavoro, il dato peggiore da ottobre 2011.
Dei 74.00 posti di lavoro creati, il 55% (ovvero 40.000) erano “temporanei” (foto sotto).
Il tasso di disoccupazione e’ sceso dal 7% al 6,7% (dati ufficiali: se si prendessero in considerazione anche i disoccupati non piu’ iscritti alle liste di collocamento, la disoccupazione salirebbe al 14%).
La forza lavoro americana, cala a dicembre da 155,3 milioni di occupati a 154,9 milioni, il dato peggiore da 35 anni a questa parte.
Quindi, gli occupati scendono dal 63% al 62,8%; drammatico il dato relativo a coloro che non fanno piu’ parte della forza lavoro (pensionati, disoccupati). In USA, a dicembre, sono saliti a 535.000 arrivando a un massimo di sempre, pari a 91 milioni e 800 mila persone.
Prima della diffusione dei dati, come dicevamo, il quadro tecnico dei preziosi era assai fragile nel breve termine, con possibile calo fino a un minimo di $1.150,00 per l’oro e $17,00 per l’argento.
Dopo la diffusione del dato (che allontana definitivamente ulteriori ampliamenti del “tapering” della FED), il quadro tecnico di entrambi i metalli preziosi monetari e’ migliorato.
Un rally dell’oro, potrebbe avere luogo, non appena il lingotto avra’ rotto al rialzo la barriera posta presso i $1.260,00 – $1.275,00; per l’argento le resistenze sono poste a quota $23,00 e $25,00.
Lunedi’, abbiamo registrato un forte ribasso del lingotto (flash crash), verificatosi alla divisione Comex del New York Merchantile Exchange (il mercato dei contratti a termine “futures”).
Questo “flash crash”, durato pochi secondi, ha fatto arretrare le quotazioni dell’oro di ben $30,00 (ovvero un – 2,5%), calando da $1.247,00 a $1.215,00, proprio quando il lingotto stava per violare la resistenza posta a $1.250,00.
Nel giro di qualche secondo, sono stati “chiusi” ben 4.200 contratti di vendita a termine di oro; le Autorita’ di controllo hanno interrotto le contrattazioni per 10 secondi, al fine di “placare” il mercato e fermare un possibile crollo da “panic selling” e “stop loss”.
E’ improbabile che un solo fondo d’investimento abbia venduto una simile enorme quantita’ di contratti; data l’ampiezza e la portata del “raid”, e’ verosimile supporre un’azione concertata da parte di alcune Banche Centrali o eventuali loro fondi collegati.
Di nuovo, si riapre il capitolo delle manipolazioni ribassiste dell’oro.
Nel grafico sotto, si evidenzia il calo anomalo di lunedi 6 gennaio.
LO SCOPPIO DELLA BOLLA CHE PORRA’ TERMINE A TUTTE LE BOLLE
Pensi che la crisi del 2007-2008 sia stata la piu’ drammatica di sempre? Ti sbagli.
La Grande Crisi deve ancora arrivare e quella di cinque anni fa ti sembrera’ uno scherzo.
Non e’ il sottoscritto ad affermarlo, ma un noto e apprezzato analista dei mercati azionari, Walter Zimmermann, Capo Analista di Mercato presso United-ICAP.
Zimmerman afferma che, il 2014 sara’ l’anno della “Grande Inversione o del Grande Tracollo” dell’indice azionario Statunitense, il Dow Jones Industrial Average.
Secondo Zimmermann, il Dow Jones, dal 2009 a oggi e’ stato sostenuto solo ed esclusivamente dalle ininterrotte iniezioni di liquidita’ (espansione monetaria) della FED, mentre l’economia reale non solo non ha tenuto il passo ma e’ addirittura in declino (sotto, il grafico della bolla del Dow Jones)
Il Dow Jones veleggia all’interno della Bolla delle Bolle; le sue quotazioni potrebbero raggiungere un massimo di 17.150 punti prima del Grande Tracollo.
“Secondo i nostri studi, basati su cicli di lungo termine, il rally del mercato azionario deve essere considerato come la Bolla, il cui scoppio, porra’ termine a tutte le bolle”, ha affermato Zimmermann, in una nota ai propri clienti.
Zimmermann ritiene che il Dow comincera’ a declinare quest’anno, finendo per capitolare nel 2016, in un range compreso tra i 5770 e 4650 punti (oovero tra il 65% e il 72% in meno rispetto all’attuale picco).
L’analista di United-ICAP ritiene che l’indice azionario S & P 500 possa toccare un massimo a 1925 punti; il Nasdaq un massimo a 4540 punti; successivamente, il Grande Ribasso colpira’ anche questi mercati azionari, con cali dal 75% al 76% da qui al 2016.
Puo’ darsi che le percentuali dei cali dei mercati azionari siano eccessivamente accentuate (perche’ Zimmermann non tiene conto che, se i tre mercati crollassero, la FED interverrebbe ampliando a dismisura la liquidita’ e addio “tapering”); ma a questo punto si aprirebbe un altro scenario: il crollo di valore del dollaro americano, e l’inizio della fine del suo status di valuta di riserva mondiale, perche’ il mondo non tollererebbe impunementa un’ulteriore ondata espansionistica monetaria della valuta USA (dopo i 3 Quantitative easing effettuati da cinque anni a questa parte).
Ad oggi, nel grafico sotto, e’ esposta la massa monetaria negli USA, dal 1918 a oggi.