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Macroeconomia e oro: la situazione diventa sempre più complessa
GUEST POST: il barometro settimanale dell’oro. Gli avvenimenti più importanti della settimana e il ruolo dell’oro nei portafogli di investimento e delle banche centrali.
Il metallo giallo ha recuperato terreno giovedi’ e venerdi’ mattina grazie alla debolezza del dollaro e al calo dei mercati azionari nipponici. L’oro e’ sostenuto anche dallo stabile livello di acquisto fisico cinese. Le previsioni del World Gold Council sostengono che nel secondo trimestre di quest’anno la domanda di oro fisico in Asia raggiungera’ un nuovo record.
Il WCG prevede inoltre che in India le importazioni di oro toccheranno le 350 – 400 tonnellate metriche, il 200% in piu’ dell’anno 2012. Dopo mesi di flessione, a fine maggio sono tornati gli acquisti di oro da parte del piu’ grande fondo ETF garantito da metallo giallo: lo SPDR Gold Trust.
Nel mese di maggio le quotazioni dei metalli preziosi sono rimaste deboli. L’oro e’ calato del 4,4%, l’argento del 7%, il platino del 2,6%; per converso il palladio guadagna il 6,6%. In un report interno del mercato dell’oro e argento londinese (LBMA – London Bullion Market Association) si evince che le basse quotazioni del mese di aprile hanno favorito gli acquisti di preziosi. Alla piattaforma del LBMA i volumi in acquisto di oro nel mese di aprile sono balzati ai massimi da 20 mesi a questa parte; quelli dell’argento fisico sono balzati del 25%.
Sempre secondo il report del LBMA, la media giornaliera di oro fisico venduto presso la piattaforma londinese ha raggiunto in aprile una cifra pari a 24 milioni e 100.000 once, il massimo da agosto 2011 quando l’oro tocco’ il massimo del suo valore ($1.921,00 per oncia).
In marzo la media di oro fisico venduto presso il LBMA raggiunse le 21 milioni 800.000 once. I volumi in acquisto dell’argento in aprile sono stati pari a 165 milioni e 200.000 once, in rialzo rispetto ai 132 milioni e 500.000 once di marzo. Le transazioni giornaliere in oro fisico, sempre presso il LBMA, in aprile hanno raggiunto il record di 5.395.
Una curiosita’
il Rand Sudafricano ha perso il 7,7% del suo valore contro il metallo giallo questa settimana. L’inflazione in Sud Africa sta alzando la testa: e’ arrivata al 6,1% e la Reserve Bank of South Africa e’ una delle poche banche centrali che non e’ stata in grado di ridurre i tassi d’interesse. Ricordiamo che da inizio del 2013 in soli 5 mesi sono state 15 le banche centrali che hanno ridotto i tassi tra le quali la BCE, la Banca d’Israele, quella di Serbia, Vietnam, Polonia, Sri Lanka, Kenya, India, Australia e Corea del Sud.
L’oro ha superato la soglia psicologica dei $1.400,00 venerdi mattina, per ripiegare nel pomeriggio sul dato positivo dell’indice dei direttori d’acquisto di Chicago che è risultato pari a maggio a 58,7, ben sopra le attese che convergevano su 50. Ciò ha innescato dei realizzi in una seduta cominciata ancora sotto il segno degli acquisti. La settimana finanziaria e’ stata contrassegnata da un ulteriore forte ribasso dell’indice giapponese Nikkei. Lunedi’ l’indice e’ scivolato del 3,22%, ha rimbalzato in settimana ed e’ ritornato a scendere fortemente giovedi’; – 5,15% in una sola seduta.
I dubbi sul timore che il rally degli indici giapponesi (anche l’indice allargato Topix ha accusato forti flessioni) sia giunto ormai al capolinea aumentano. L’indice Nikkei fino a settimana scorsa, quando si e’ verificato il primo squarcio del forte rialzo azionario (franando del 7.3%), era in salita dell’80% da novembre 2012, ovvero in meno di sette mesi ha messo a segno un guadagno spettacolare. Se analizzato per singoli settori il guadagno e’ di oltre il 100%.
Il Giappone dal punto di vista finanziario rappresenta una forte fonte di instabilita’ globale. La politica ultra-espansiva di Shinzo Abe e Haruhiko Kiroda presupponeva che i rendimenti dei titoli di Stato giapponesi, decennali e trentennali, rimanessero schiacciati grazie agli acquisti della Bank of Japan. Ma questo non sta avvenendo e il gioco rischia di sfuggire di mano. I rendimenti si stanno rialzando, anche repentinamente, nonostante gli interventi della BOJ. Questo ha spiazzato tutti.
Se i rendimenti dei titoli di Stato giapponesi salissero ulteriormente, le banche e i fondi comuni d’investimento rischierebbero il collasso finanziario. Queste istituzioni hanno in portafoglio titoli di Stato pari al 160% del PIL: un crollo delle quotazioni e un rialzo dei rendimenti sfocerebbe in perdite colossali in conto capitale con il rischio di molteplici defaults a cui la Bank of Japan dovrebbe fare fronte con ulteriori ingenti iniezioni monetarie.
Turbolenze potrebbero essere in procinto di avviarsi anche sul fronte Statunitense. Il mercato dei Titoli di Stato USA (Treasuries Bonds) e’ in fase di bolla. In settimana il settore dei Treasuries e’ stato preso di mira dagli investitori e i sell-off hanno fatto rialzare i rendimenti al 2,23% anche se successivamente l’allarme e’ parzialmente rientrato. Per quanto riguarda gli indici azionari Statunitensi? Approfondiamo la questione.
Vi ricordate i tre slogan che compaiono nel romanzo di fantascienza distopica di George Orwell, 1984? Nello Stato immaginario di Ocenia il Partito dominante del Grande Fratello (Il Socing) aveva imposto la propria dottrina, condensabile in tre slogan: “l’ignoranza e’ forza, la guerra e’ pace, la liberta’ e’ schiavitu’.” Lo slogan faceva parte del cosiddetto “bispensiero” che dominava in Oceania, ovvero un meccanismo psicologico utilizzato dal Partito del Grande Fratello per imporre la volonta’ di sostenere un concetto o un’idea e il suo opposto. Ebbene i mercati finanziari americani e i media mainstream che ne costituiscono la grancassa vivono all’interno di un loro bispensiero, con tre slogan che potremmo coniare come segue:
“Se l’economia reale va a fondo i mercati finanziari salgono. Dati economici negativi sono accolti positivamente dalle Borse. Le notizie peggiori fanno addirittura da volano per la speculazione”.
Prendiamo alcuni esempi. Dall’inizio dell’anno l’indice azionario S&P 500 e’ in rialzo del 17%. Dai risultati degli utili trimestrali del primo trimestre 2013 si ha l’impressione che l’andamento degli utili aziendali sia una variabile trascurabile a Wall Street.
La maggior crescita degli utili e’ avvenuta solo per i titoli finanziari (+10,8%); i restanti comparti sono in netto calo. Il comparto energetico e’ in calo del 4,3%; quello della salute del 3,5%; quello della tecnologia del 2,5%; quello dei titoli industriali dell’1,9%. Gli utili dello S&P 500 crescono a livello trimestrale solo dell’1,5%, i ricavi di un insignificante 0,9%. Eppure da inizio anno l’indice rappresentativo delle maggiori aziende USA ha messo a segno un robusto rialzo del 17%. E’ evidente che a Wall Street il parametro finanziario utilizzato per soppesare i valori azionari (il rapporto tra prezzo/utile, ovvero price/earning) e’ un parametro obsoleto. L’unica cosa che conta sono i flussi di liquidita’ (denaro facile) iniettato dalla FED nel sistema finanziario. Se prendiamo in considerazione alcuni dati strutturali dell’economia USA, la schizofrenia dominante del “bispensiero” di Wall Street appare in tutto il suo clamore. Nel 1980 il debito nazionale era di un solo trilione di dollari; oggi si avvicina a 17 trilioni di dollari. Durante il primo mandato di Obama il Governo USA ha accumulato piu’ debiti di quanto abbia fatto con i primi 42 Presidenti degli USA.
Ma andiamo oltre: il Debito nazionale USA e’ di 23 volte piu’ grande dalla Presidenza di Jimmy Carter in poi. Nel 1970 il debito totale degli USA (debito pubblico + debito aziendale + debito dei consumatori) era meno di 2 trilioni di dollari, oggi supera i 56 trilioni di dollari.
E ancora: secondo la Banca Mondiale il PIL degli USA rappresentava il 31,8% del PIL globale nel 2001; nel 2011 era sceso al 21,6%. Nel 2011 negli USA sono fallite ben 56.000 imprese. Ogni giorno chiudono 15 stabilimenti produttivi. Nel 1985 il deficit commerciale con la Cina raggiungeva i 6 milioni di dollari, nel 2012 il deficit commerciale con il Paese del Dragone ha raggiunto i 315 miliardi di dollari. Ogni anno gli USA perdono mezzo milione di posti di lavoro a favore della Cina.
Nel 1950 piu’ dell’80% di tutti gli uomini negli USA aveva un posto di lavoro; oggi meno del 65% ha un posto di lavoro e il 53% degli americani non raggiunge un reddito di nemmeno 30.000 dollari annui. Wall Street e’ sostenuta solo dalle politiche espansionistiche della FED, le politiche del “denaro facile” (smart money). Denaro facile che dal 2008 (anno della crisi Lehman) ha alimentato una serie di bolle una dietro l’altra:
1. la bolla dei titoli di Stato USA (Treasuries),
2. la nuova bolla dei titoli/cartolarizzazioni di mutui ipotecari (Mortgage Backed Securities),
3. la bolla dei titoli “spazzatura” ad alto rendimento (High Yield Junk Bonds),
4. e infine la bolla globale sui titoli azionari.
Come sostenevamo, Wall Street non tiene in considerazione i dati dell’economia reale. Per Wall Steet vale lo slogan del “bispensiero” unico finanziario:
“Se l’economia reale va a fondo i mercati finanziari salgono. Dati economici negativi sono accolti positivamente dalle Borse. Le notizie peggiori fanno addirittura da volano per la speculazione”.
Alan Greenspan e Ben Bernanke successivamente, ci hanno intrappolato nella Bolla delle Bolle del Millennio. I due Presidenti della FED hanno gonfiato una serie di bolle speculative che hanno continuato a gonfiarsi negli anni: ora il nostro destino e’ legato a doppio filo alle vicende della piu’ grande casa da gioco che l’umanita’ abbia mai conosciuto: la Borsa di New York.
Quando la bolla scoppiera’ possiamo stare certi che gli indici azionari americani crolleranno e il dollaro ne seguira’ immediatamente la sorte. Crollera’ il Dow seguito dal dollaro e da un aumento dei tassi d’interesse con una forte caduta delle quotazioni obbligazionarie. Cominciano ad apparire le prime crepe. Il credito facile negli USA e in Giappone e le molteplici bolle speculative ne sono il presagio. Il pianeta si trova a un passo dal baratro anche se questo puo’ essere dissimulato ancora per qualche mese di euforia finanziaria.
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Una serie di fregnaccie , diciamo il meglio del peggio di quel che si puo’ trovare in rete tra i presunti “esperti” di economia e finanza. Addirittura comica la parte relativa ai default delle banche sui ribassi delle quotazioni di bond…chi ha in portafoglio titoli di stato è perchè vuole detenerli fino a scadenza, quindi che perdite subisce se i rendimenti aumentano? subisce perdite solo se lo stato dichiara default….se fosse vero quello che è scritto nel post (e che in verità si legge da piu’ parti sulla rete)le banche, che detengono sempre una grande quantità di titoli di stato in portafoglio, avrebbero fatto default chissà quante volte in passato considerate le continue fluttuazioni, ad esempio il tasso sulle obbligazioni USA a 10 anni passo’ da 3,8 a 5,1 in circa tre anni tra il 2003 e il 2006, nel 1980 in meno di un anno da un tasso dell’8,91% si passo’ al 12,75%, non mi sembra che qualcuno si sia mai preoccupato di questo…certo se c’è un concreto rischio default come in Italia nel 2011, o uno vero come in Unione Sovietica, in Argentina o in Grecia le cose cambiano, ma qualcuno pensa davvero che il Giappone con un decennale a meno del 2%, con una moneta riserva frazionaria mondiale che puo’ stampare a piacimento e un rapporto tasse/pil inferiore al 30% corra un rischio default? siamo seri per cortesia…il discorso sull’oro poi è delirante…”stanno aumentando gli acquisti sull’oro” è la frase magica dei tanti esperti del settore in queste settimane per salvare la faccia, dopo aver consigliato di acquistare oro a 1600-1700-1800-1900 dollari….peccato ke si dimentichino di specificare che, per definizione, ad ogni singolo acquisto corrisponde una vendita…e che è una cosa normalissima che un ribasso generalizzato nei prezzi di una merce corrisponde ad un incremento delle transazioni, questa non è affatto una buona notizia per chi detiene quell’assett in portafoglio, anzi: semmai da’ ragione della forza del movimento ribassista! Poi si inventano che gli etf sono una cosa e l’oro fisico un’altra… si, è un’altra cosa infatti: per detenere oro fisico devi pagare qualcuno ke te lo custodisce e per venderlo devi affittare un portavalori, fargli il pieno di benzina e recarti al negozio, sperando ke non hai preso una cantonata sul peso e la caratura reale del tuo oro…per l’etf non devi fare nulla di tutto questo e il prezzo è identico, non esiste un oro buono e uno cattivo, l’oro è sempre quello, cioè una merce sostanzialmente inutile, dal valore puramente convenzionale, in una bolla clamorosa anche ai livelli attuali (potrebbere perdere un altro 50% e continuare ad essere inutile esattamente come adesso, a meno che qualcuno tafazzianamente non si sogni di reintrodurre la parità aurea, anche se pure in quel caso sarebbe piu’ intelligente introdurre la parità petrolifera al max)…non esiste niente di tutto quello immaginato in questo post, il presunto scollamento dei mercati dall’economia, altra tititera continua, è una semplice dichiarazione di incapacità di chi ha poca esperienza e ne ha viste ancora troppo poche nella vita per poter dare giudizi autorevoli… state alla larga dagli imbonitori e sempre cauti su tutto quel che leggete e ancor di piu’ su tutto quello che comprate…
ihavenodream@finanza:
Una serie di fregnaccie… Addirittura comica la parte relativa ai default delle banche sui ribassi delle quotazioni di bond…chi ha in portafoglio titoli di stato è perchè vuole detenerli fino a scadenza, quindi che perdite subisce se i rendimenti aumentano?
E’ evidente che non sai come funzionano i bilanci delle banche. Ma a parte questo dici bene. Sempre meglio stare alla larga dagli imbonitori.
Beh, Caro dream basterebbe leggere le disposizioni dell’ articolo 2426 del Codice Civile
LIBRO QUINTO. Del lavoro – TITOLO QUINTO. Delle società – Capo quinto – Società per azioni – Sezione nona – Del bilancio
ove è testualmente previsto che :
Nelle valutazioni devono essere osservati i seguenti criteri:
1)……
2)….
9) le rimanenze, i titoli e le attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni sono iscritti al costo di acquisto o di produzione, calcolato secondo il numero 1), ovvero al valore di realizzazione desumibile dall’andamento del mercato, se minore; tale minor valore non può essere mantenuto nei successivi bilanci se ne sono venuti meno i motivi. I costi di distribuzione non possono essere computati nel costo di produzione;
Nessuna banca è andata né andrà mai in default perche’ i titoli di stato ke detiene, cambiano il loro valore nominale, questo è il punto, non si realizza alcuna perdita se non c’ è un default dell’ emittente…il 160% del pil è una quantità come un’ altra messa lì x creare panico, non è di per se né rassicurante, né preoccupante…
Quindi mettiamo ke bank of america abbia in portafoglio un t-bond decennale, comprato nel 2007, lo sta contabilizzando ancora al prezzo di acquisto, indipendentemente dalle variazioni dello stesso anno dopo anno, giusto? Lo stato patrimoniale non ne viene influenzato…perke’ nel 2007 I titoli usa erano meno cari…
guarda che la norma, che riprende postulati dei principi contabili internazionali, dice esattamente l’opposto:
al 31/12 di ogni anno i titoli devono essere valutati in base al valore di realizzazione ” desumibile dall’andamento del mercato” se inferiore al costo di acquisto.
Quindi se una banca ha acquistato un titolo obbligazionario ad un valore nominale di 100 ( cosiddetto costo di acquisto )…..ed alla fine dell’anno……per l’innalzamento dei tassi d’interesse…..il valore dello stesso è sceso ad 80…….bisognerà valutarlo nello stato patrimoniale 80…….ed indicare tra i costi del conto economico la minusvalenza da svalutazione di 20.
Poi è del tutto conseguente che tale costo aggiuntivo……vada a deprimere gli utili della banca stessa……..e la diminuzione degli utili…….si riflette negativamente sulle valutazione borsistiche del relativo titolo.
Spero di essere stato chiaro…questa volta
Lukas
Cerca di capire quello ke leggi: la norma ke tu hai riportato, non dice ke occorre ogni anno iscrivere a bilancio il valore di realizzo, cioè il controvalore del titolo nel caso teorico di vendita, ma di scrivere il minore tra questultimo e il prezzo di acquisto…ergo se una banca ha comprato un titolo a 100 e ora vale 80 si scrive 80 come dici tu, ma se l’ ha comprato a 90 e ora vale 120 scriverà 90, se l’ anno prossimo scende da 120 a 100, scriverà sempre 90 senza depressione di utili, chiaro? Quindi non è automatico il meccanismo x cui se i bond scendono le banche devono iscrivere delle perdite, ok? Bisogna vedere quando hanno acquistato i bond quantomeno…ad ogni modo una cosa è dire ke gli utili possono eventualmente deprimersi con conseguente diminuzione della quotazione, una cosa totalmente diversa è dire ke siccome una banca ha in pancia un sacco di bond, se i bond scendono è a rischio default…questa qui è quello ke si diceva nel post ed è una fregnaccia come ho già scritto…spero ora di essere stato kiaro…
Vedo che fingi di non rammentare…che oltre alle perdite potenziali sui bond….le banche hanno perdite ingentissime sui crediti allegri concessi negli anni delle vacche grasse…….sofferenze anche in Italia oltre il 20 % dei crediti concessi……..Sul mio tavolo ho la pratica di un’esecuzione immobiliare promossa da un istituto di credito per un mutuo non onorato……il cui atto di pignoramento data anno 1989…… oggi a distanza di ben 24 anni…..devo cercare di vendere su incarico dell’Autorità Giudiziaria l’immobile all’asta……affinchè la banca recuperi
il suo credito……e non credere che sia un caso isolato…..dai un’occhiata al sito astegiudiziarie.it
e vedrai quante migliaia c’è ne sono
Va beh quando non si sa ke dire, si cambia discorso: solito giokino…ke c’azzeccano (direbbe qualcuno) le sofferenze sui mututi e altri crediti col discorso ke stavamo facendo? Io affermo ke il ragionamento fatto qui (e,lo ripeto, anke in tanti altri blog pieni di fregnaccie ke in questo periodo ammorbano ooops volevo dire affollano la rete), il ragionamento cioè per cui: le banche sono piene di titoli di stato, ergo una diminuzione del valore nominale dei titoli, a causa di un probabile aumento dei tassi di interesse porterà al default di molte banche, è una cosa senza fondamento, ok? La affermazione corretta sarebbe: la diminuzione del valore nominale dei titoli di stato (ad elevato rating ovvio) potrebbe portare (dipende da caso a caso) ad un temporaneo peggioramento del conto economico e dello stato patrimoniale, senza alcuna conseguenza sul livello generale di solvibilità dell’istituto. La quale solvibilità poi dipende da altri fattori, quali appunto i crediti inesigibili e/o i bond spazzatura e/o i derivati pericolosi, e/o l’elevato rapporto debito/patrimonio netto….ki ha orekkie per intendere, intenda…
Perdite su titoli…..perdite su crediti inesigibili…..e si arriva alla seguente situazione :
Articolo 2446. Riduzione del capitale per perdite.
Quando risulta che il capitale è diminuito di oltre un terzo in conseguenza di perdite, gli amministratori o il consiglio di gestione, e nel caso di loro inerzia il collegio sindacale ovvero il consiglio di sorveglianza, devono senza indugio convocare l’assemblea per gli opportuni provvedimenti. All’assemblea deve essere sottoposta una relazione sulla situazione patrimoniale della società, con le osservazioni del collegio sindacale o del comitato per il controllo sulla gestione. La relazione e le osservazioni devono restare depositate in copia nella sede della società durante gli otto giorni che precedono l’assemblea, perché i soci possano prenderne visione. Nell’assemblea gli amministratori devono dare conto dei fatti di rilievo avvenuti dopo la redazione della relazione.
Se entro l’esercizio successivo la perdita non risulta diminuita a meno di un terzo, l’assemblea ordinaria o il consiglio di sorveglianza che approva il bilancio di tale esercizio deve ridurre il capitale in proporzione delle perdite accertate. In mancanza gli amministratori e i sindaci o il consiglio di sorveglianza devono chiedere al tribunale che venga disposta la riduzione del capitale in ragione delle perdite risultanti dal bilancio. Il tribunale provvede, sentito il pubblico ministero, con decreto soggetto a reclamo, che deve essere iscritto nel registro delle imprese a cura degli amministratori.
Nel caso in cui le azioni emesse dalla società siano senza valore nominale, lo statuto, una sua modificazione ovvero una deliberazione adottata con le maggioranze previste per l’assemblea straordinaria possono prevedere che la riduzione del capitale di cui al precedente comma sia deliberata dal consiglio di amministrazione. Si applica in tal caso l’articolo 2436.
e per ricapitalizzare servono i Tremonti bond…….ossia un prestito a spese di ” Pantalone “….ossia dei soliti noti
e con questo chiudo…….perchè non mi piace farmi trascinare in polemiche di bassa lega…… per non parlare dei toni che usi………..ma chi ti credi di essere ?
Siamo ampiamente fuori tema direi…innanzitutto non c’è nessuna polemica, ma una discussione per capire chi ha ragione e chi ha torto, non ha senso dire chi ti credi di essere e altre amenità del genere, io posso essere chiunque come te e tutti gli altri, qui si espongono dei ragionamenti e l’autorevolezza di questi ragionamenti determina l’autorevolezza di chi li ha scritti, non mettiamo ne’ curricula ne’ corsi di studio o quantaltro a margine dei commenti…
Veniamo all’articolo del codice civile che hai trascritto…e’ una norma che esiste in Italia (non sono informato ma non penso esista tal quale in altri paesi, nel qual caso sarebbe fuori luogo tutto il tuo ragionamento, poichè si parlava di Giappone, USA, Inghilterra e altri paesi tripla A non d’Italia). Ad ogni modo questo articolo riguarda la riduzione del capitale sociale, non l’aumento che è quello che si fa con la ricapitalizzazione, quella dei Tremonti bond per intenderci…non solo sono due cose diverse: sono due cose opposte! Il punto è questo: quando si fonda una società si sottoscrive il capitale sociale, ok? all’anno zero il capitale sociale coincide col capitale netto o patrimonio netto della società…col tempo il patrimonio netto varia con l’andamento del business, il capitale sociale varia in seguito a decisioni prese a tavolino invece…la legge (Italiana ripeto non so cosa prevedano altre legislazioni) vuole che il capitale sociale non sia mai inferiore di un terzo rispetto al patrimonio netto, le motivazioni del legislatore non le conosco, si fa riferimento ad un principio di non “esuberanza rispetto all’oggetto sociale”, comunque sta di fatto che è così…ora questo articolo che sei andato a trovare non c’entra nulla ne’ col default cioè con la liquidazione della società, oggetto del dibattere, nè con i Tremonti bond…la ricapitalizzazione di molte società italiane è stata decisa allo scopo di rientrare in alcuni parametri (Basilea III) ed essere quindi promosse dall’EBA.
Capisco che il trader sia per sua natura superficiale, tuttavia consiglio per il futuro un approfondimento maggiore dei temi proposti, soprattutto quando si decide di fare come in questo commento, “l’azzecagarbugli”…pace e bene
refuso: la legge italiana vuole che il patrimonio netto non sia mai inferiore a un terzo rispetto al capitale sociale…
Oggi il mio monitor da ” trader ” è tutto in verde …….tutto il resto è NOIA ……..non ho detto GIOIA……….ma NOIA NOIA NOIA.
Il mio sono 5 anni ke è verde, sono sinceramente contento x te, significa ke non segui le grida delle prefiche di questo sito, anke se ne difendi le tesi, per spirito aziendalista a questo punto:-)
5 anni ?…..Ma se l’ultima grande correzione è finita il 9 marzo 2009…i tuoi monitor come fanno ad essere in verde da 5 anni ?……….Inoltre se investi sulla scorta dell’analisi dei bilanci delle società….evidenziata nei precedenti post……immagino che risultati
Io non sono mica permabull scusa, c’è gente in verde da 40 anni, sono quelli i miei mentori, gente ke se la ride dell’ analisi tecnica…
Se la ride dell’analisi tecnica…e quindi operano come Te sulla base di quella fondamentale…..ossia sull’analisi dei bilanci delle aziende……..immagino……
A proposito mi potresti dare l’anno, il numero e l’articolo della legge italiana del tuo precedente refuso: ” la legge italiana vuole che il patrimonio netto non sia mai inferiore a un terzo rispetto al capitale sociale ”
aspetto con ansia….e ti ringrazio anticipatamente:mrgreen:
Non è una legge è una interpretazione di un sito ke ho trovato, l’unica ke possa dar conto dell’ articolo del codice civile ke hai postato…non si capirebbe altrimenti cosa significa…ora sto sul cellulare, ma domani te lo invio se ti interessa…
Ah non una legge……una interpretazione……pensa Tu che si fidano di scrivere……: ” la legge italiana vuole che il patrimonio netto non sia mai inferiore a un terzo rispetto al capitale sociale ”….roba da far accaponare la pelle
Può essere ma secondo te ke vuol dire ridurre il capitale in proporzione alle perdite? Cosa bisogna ridurre? Il capitale netto se c’ è una perdita si riduce automaticamente, l’ unica cosa ke un tribunale possa ridurre d’ ufficio è il capitale sociale, altre interpretazioni migliori non ne ho trovate…
Questi sono i link, ke buon pro ti faccia…
http://www.dirittoprivatoinrete.it/societa/spa/riduzione_del_capitale_sociale.htm
http://www.dirittoprivatoinrete.it/societa/spa/del_capitale_per_perdite.htm
Complimenti per l’articolo.
Ottima analisi sull’andamento del prezzo dell’oro, e sui motivi suo probabile riprezzamento nel breve /brevissimo termine.
Il problema “vero” resta il motivo della sua “fluttuazione” …. perchè uno storno del 20-25% in un paio di mesi? …. Non serviva più? Ok, è stato un bel giochino, specie per una materia prima così “preziosa” e simbolica …. avranno finito di giocare?
Il problema è “identico” anche per il mercato dei titoli di “stato” … che oramai non rappresentano alcuno stato reale, ma solo un ulteriore strumento di speculazione finanziaria fra “amici” che evidentemente ne determinano il valore ben al di fuori del mercato tanto pomposamente “regolamentato”.
Per il “mercato valutario”, al momento il “vero” fronte in cui gli amici si giocano i grandi numeri, vedere a breve la fine del dollaro mi sembra molto utopistico, specie per noi che dovremmo cadere sicuramente prima … anche se i segnali di questi tempi non sono certo confortanti.
Forse il vero scopo è suggerire una visione dove non ci sono più mercati “sicuri”, e che nessuno è immune a questi giochi … forse qualcuno sta cercando di creare la necessità di una nuova realtà monetaria ad oriente, che spezzi l’egemonia delle quattro valute “occidentali” (+/-) che attualmente ingessano il sistema … se è così, ovviemente ciò non sarà indolore per le nostre economie che stanno soccombendo grazie alla propria corruzione etica e morale.
Condivido le fosche previsioni per il breve, ed anche oltre … se “qualcuno” non si sveglia dal suo dorato letargo, immerso in un mondo di mazzette e soldi facili donati a incapaci bamboccioni impuniti, prima o poi dovremo affrontare una nuova tempesta mirata, tesa a distruggere molto più di qualche ricco bastimento, sarà uno tsunami che tenterà di azzerare quel che resta delle nostre malconce socetà “imperialiste”, in modo da lasciare la “mano” libera a qualche nuovo ordine di psicopatici che garantiranno per sempre i migliori profitti a chiunque detenga occultamente il “potere” … come sempre purtroppo.
Francia R