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Macroeconomia e oro: segnali di evidente crisi e corruzione del sistema
GUEST POST: il barometro settimanale dell’oro. Gli avvenimenti più importanti della settimana e il ruolo dell’oro nei portafogli di investimento e delle banche centrali.
Con massicci e inesauribili flussi di liquidita’ immessi dalle Banche Centrali sui mercati finanziari gli indici azionari statunitensi hanno raggiunto nuovi livelli record questa settimana attraendo l’interesse degli investitori e speculatori da tutto il pianeta. Di conseguenza, i metalli preziosi (sia oro che argento) sono stati parzialmente ignorati dai grandi fondi d’investimento. Nella giornata di venerdi’ sia l’oro che l’argento sono stati sotto pressione e spinti al ribasso dalla forza del dollaro americano. Il Dollar Index ha raggiunto il suo massimo da 16 mesi a questa parte.
Persistono i deflussi degli ETF dai preziosi.
Il piu’ grande ETF al mondo garantito in oro (lo SPDR Gold Trust) ha registrato la maggiore flessione dal 2009 a questa parte, raggiungendo le 1.057,79 tonnellate. In calo anche le partecipazioni dell’IShares Silver Trust, ETF garantito in argento, che si fissa sulle 10.431,39 tonnellate.
Il trader indipendente, Andrew Maguire (whistleblower), in un’intervista via web ha dichiarato che nella giornata di venerdi’, quando le quotazioni dell’oro si approssimavano sui $1.420,00, entita’ statali sovrane e banche centrali (si presume dell’Estremo Oriente) si sono avvalse dei cali delle quotazioni per accaparrarsi ben 40 tonnellate di oro fisico in pochi minuti di contrattazione.
Investitori cinesi sono incessantemente parte attiva nell’acquisto di oro fisico giovandosi del calo dei prezzi giocato dagli speculatori e dalle “bullion banks” sui mercati sintetici futures. La domanda di oro fisico in India (il piu’ grande consumatore di oro al mondo) e’ risultata fiacca negli scorsi mesi. La prossima settimana si celebrera’ l’Akshaya Tritiya, che dopo le festivita’ di Dhanteras, rappresenta una delle piu’ importanti ricorrenze nazionali per lo scambio del metallo giallo. I consumi, pertanto, dovrebbero ripartire grazie anche al fatto che, sempre dalla prossima settimana, nel grande paese asiatico si celebrera’ la stagione dei matrimoni (che dura fino a luglio).
La Banca Centrale della Corea del Sud ha tagliato i tassi d’interesse portandoli dal 2,75% al 2,50%. Una sforbiciata dello 0,25%. La Bank of Korea sta “rispondendo” alla guerra valutaria dichiarata dal “vicino di casa”, il Giappone del Premier Shinzo Abe e del Presidente della Bank of Japan, Haruiko Kuroda, e alla loro politiche monetarie ultra-espansiva (Abenomics). Hu Kwan, esperto di investimento sul reddito fisso presso Korea Investmente & Securities & Co. di Seoul, ha dichiarato che “le politiche monetarie ultra-espansioniste del Giappone hanno svolto un ruolo importante nella decisione del Governatore della Bank of Korea, Kim Choong Soo e del suo board.
Il taglio dei tassi d’interesse ha come scopo quello di impedire un’eccessiva rivalutazione dello Won coreano nei confronti dello Yen giapponese, e quindi implicitamente svalutare la moneta sudcoreana per facilitare le attivita’ di esportazione”.
All’inizio di questa settimana anche la Reserve Bank of Australia aveva tagliato a sorpresa i tassi d’interesse di 25 punti base portandoli al minimo storico del 2,75%. Anche la Banca Centrale della Polonia (Narodowy Bank Polski) ha tagliato i tassi d’interesse questa settimana, anche in questo caso portandoli al minimo storico del 3%, con un taglio di 25 punti base.
La guerra valutaria sta diventando globale.
Secondo Robert Prior-Wanderforde, economista di Credit Suisse AG a Singapore, India, Taiwan, Filippine e Thailandia seguiranno gli esempi del Giappone, Australia e Corea del Sud. Ulteriori tagli dei tassi di interesse scateneranno un’ulteriore competizione al ribasso dei valori delle valute.
A rischio confisca i depositi bancari oltre i 100.000 Euro?
Il Ministro delle Finanze Irlandese e attuale Presidente del Consiglio Europeo, Michael Noonan, ha proposto ai ministri Europei l’introduzione di una Legge che autorizzi la confisca dei depositi per importi superiori a 100.000 Euro nel caso di fallimenti o dissesti inerenti istituti bancari. Secondo quanto proposto da Noonan, nella circostanza di insolvenza finanziaria bancaria, gli azionisti e gli obbligazionisti si assumerebbero il carico maggiore delle eventuali perdite; ma anche i correntisti con depositi oltre i 100.000 Euro si vedrebbero decurtare parte dei risparmi per il risanamento dell’istituzione insolvente.
Ricordiamo che il Consiglio UE e il Parlamento Europeo sono in procinto di varare una Legge (Direttiva sulla “liquidazione bancaria”) il cui testo, in esame al Parlamento dell’Eurozona, riflette esattamente il prelievo forzoso effettuato a Cipro.
Aggiungiamo che anche la BCE preme per l’applicazione del “modello cipriota” nell’Eurozona. In verita’ il testo sulla “liquidazione bancaria” in esame riflette esattamente l’input del lavoro del Financial Stability Board (FSB) sotto la Presidenza Draghi (testo redatto congiuntamente con la Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea – BIS – che ospita il FSB).
Lo stesso Draghi ha sollecitato il Parlamento e Consiglio UE ad approvare la Legge prima della data pianificata (2014). Come spiegavamo, la direttiva e’ stata presentata nel giugno 2012 e propone che i depositi non protetti (al di sopra dei 100 mila Euro) potranno essere oggetto di confisca per salvare (“bail-in”) le banche in difficolta’.
Il fine della Direttiva e’ affermato in un documento d’indirizzo della BCE, pubblicato nel luglio 2012. Il documento era intitolato “Forbearance, resolution and deposit insurance”. Esso asserisce esplicitamente che “deve essere data priorita’ alla protezione del sistema e non dei creditori. Le regole devono assicurare la responsabilita’ di azionisti e creditori, in particolare quelli subordinati.”
Inoltre esso afferma: “La liquidazione bancaria deve essere gestita da un’autorita’ europea che abbia come obiettivo primario quella della protezione del sistema. Le perdite devono avere accesso a finanziamenti primari attraverso un prelievo sull’industria (finanziaria) e il contribuente deve servire come riserva.”
Se detta Direttiva dovesse divenire Legge, i depositi bancari sopra i 100.000 Euro non sarebbero piu’ tutelati in caso di insolvenza bancaria. E’ un chiaro segnale che il sistema finanziario (e il sistema Politico a esso asservito) ha raggiunto un grado di corruzione, degenerazione e deformazione, terminale. Coinvolgere i correntisti nel fallimento delle banche equivale a fare razzia di ricchezze private. La tutela del risparmio non e’ piu’ un valore in Europa e non e’ piu’ protetta a livello giuridico. Detta Legge potrebbe essere considerata come un Glass-Steagall Act al contrario. La Glass-Steagall Act (legge bancaria istituita negli USA nel 1933), mirava a introdurre misure per contenere la speculazione finanziaria. La Legge in questione prevedeva la netta separazione tra banche commerciali e banche d’investimento.
La Glass-Steagall Act mirava a rafforzare e tutelare le banche commerciali (le quali concedono credito all’economia reale), le quali sarebbero state “salvate” in caso di dissesto finanziario, per tutelare correntisti e proseguire nell’erogazione di credito al settore produttivo; mentre, non tutelava l’attivita’ di “investment banking” (ovvero il settore speculativo), il quale era esposto all’insolvenza nel caso di dissesto.
Il 12 Novembre 1999, il Presidente Statunintense William J. Clinton, al secondo mandato, approvo’ la Gramm-Leach-Bliley, la quale aboliva la legge Glass-Steagall del 1933; quindi dava licenza alle banche di deposito di fondersi con le banche d’investimento e di avventurarsi in ogni sorta di attivita’ speculative (benche’ proprio simile licenza fosse stata una delle causa maggiori del crollo di Wall Street del 1929).
Il denaro dei correntisti poteva essere utilizzato per operazioni speculative altamente imprudenti.
Cina: in marzo registra il record di sempre per import di metallo giallo
La Cina si approssima a superare l’India a titolo di nazione maggiore consumatrice di oro. In marzo il Paese del Dragone ha superato il record di sempre per importazioni da Hong Kong. Sono state segnalate 223,52 tonnellate acquistate d’oro contro il record mensile precedente registrato in Dicembre 2012 quando la Cina raggiunse il primato di 114,40 tonnellate importate.
L’ammontare di acquisti di marzo supera quasi di ben due volte il record precedente. Secondo un report della China Gold Association, nei primi tre mesi del 2013 la Cina ha importato 320,54 tonnellate di oro superando del 26% le importazioni rilevate lo scorso anno.
Secondo il World Gold Council, nel 2012 la Cina ha importato 776,10 tonnellate di oro, in calo di 3,7 tonnellate rispetto al 2011 (779,80 tonnellate). Se il trend di importazioni dovesse continuare anche nei prossimi tre trimestri la Cina realizzerebbe un record assoluto in import per il 2013.