Un futuro di Sacrifici ed Austerity

Scritto il alle 09:25 da Danilo DT

Ormai il mercato ha metabolizzato la sbornia di entusiasmo vista con l’annuncio del mega piano Salva Euro.

Un piano di circa un trilione di Dollari USA, o se preferite pari a 750 miliardi di € (e che diamine, si tratta di Euro!) che ha ridato fiducia al mercato.
Fiducia.
Ieri sera, prima di lasciarmi andare tra le braccia di Morfeo (che ultimamente mi abbraccia molto poco causa impegni blogghistici…) stavo cercando di ragionare sull’importanza di questa parola. Fiducia.
Proprio quell’elemento su cui tanto hanno puntato gli amministratori della crisi USA e che non deve assolutamente scemare.
Voi forse non ve ne rendete conto, ma la fine della fiducia, significherebbe crollo verticale.
La fiducia è quella che ci fa comprare, consumare, che ci fa andare avanti speranzosi sul futuro. E la cosa grandiosa è che la fiducia può generare scenari inaspettati. Infatti un elevato tasso di fiducia comporterebbe un aumento della crescita economica e evitare il blocco dell’economia.
Immaginatevi cosa sarebbe accaduto se proprio la fiducia fosse crollata nel momento chiave della crisi subprime USA.
Avremmo avuto un altro 1929. Ci sarebbe stato il blocco  dei consumi. Automatici, a quel punto, migliaia e migliaia di default, disoccupazione, crisi del sistema bancario. Fine del mercato. Invece è stato fatto il possibile per “drogare” psicologicamente il mercato e generare fiducia artificiale. Ed il risultato è stato molto buono. Ad alimentare la fiducia ulteriormente c’è poi stato il sostegno pubblico.

E’ satta dunque trovata la perfetta medicina?
No. Tutto questo non può durare all’infinito. Tutti questi escamotage dovrebbero servire per far partire la vera crescita economica. E’ un po ‘ come se volessimo accendere un fuoco, il fuoco della crescita economica, appunto. E per accendere il fuoco usiamo della carbonella apposita. Se la legna è completamente marcia, noi potremo usare tutta la carbonella del mondo, spendendo l’ira di Dio. Ma alla fine, il fuoco non si accenderà.
E questo è quanto rischia di accadere proprio nell’area Euro, oltre che negli USA.

 

Non basta il piano salva Euro, ci vuole molto di più

 

Il mega piano Salva Euro è sicuramente importante. Ma non è sufficiente. E questo lo sottolineo in modo ben chiaro.
Non sono i 750 miliardi che salveranno l’Europa, l’Euro e l’Unione Europea.
Certo, il piano è stato necessario ed è comunque una tappa importante, anceh perché ha dato il via ad una grande novità, ovvero alla possibilità da parte della BCE di poter acquistare titoli emessi da governi dell’Unione Europea. Ma è necessario l’intervento dei vari stati facenti parti dell’Unione Europea. Ecco perché continuo a ripetere che bisognerà tirare la cinghia.

Signori, è necessario un periodo di austerity che colpirà tutti. E’ necessario ed è elemento indispensabile per uscire dalla crisi.

Cosa significa per il cittadino medio? Significa il dover subire ad esempio un taglio degli stipendi al fine di poter effettuare un taglio della spesa pubblica, oltre ad uan disciplina fiscale molto rigida. Quindi gli Stati dovranno chiudere i rubinetti. Ma attenzione. Oltre all’austerity sarà necessario un altro elemento, che permetterà ai ratio voluti dalla BCE di rimettersi in quadro. E questa cosa è una crescita economica reale.

E qui casca l’asino.

Per poter ottenere entrambi gli elementi, chiedo gentilmente a tutti delle indicazioni per poter ottenere sia l’uovo che la gallina.
Come si riuscirà a crescere dal punto di vista economico (PIL) conuna situazione di mercato già di per sé anemica e con una fase di austerity alle porte?
La coperta è corta. E’ questo il problema. Già allo stato attuale la situazione è preoccupante. Basta guardare il tasso di disoccupazione nell’area Euro. O ancor peggio, guardiamo alla Spagna, il primo stato che dovrà fare una campagna di austerity senza precedenti. La Spagna dove il tasso di disoccupazione è a livelli catastrofici. E non bastano certo tassi molto bassi a dare lo stimolo alla ripresa (e difatti, Zapatero ha proprio messo mano alle cesoie e tagliato i salari pubblici nelle ultime ore). La Spagna, dove il debito pubblico non sarà a livelli siderali ma il ratio deficit/PIL e la consistenza del debito privato devono essere visti una forte minaccia per il futuro (anche perchè permane il rischio di uno switch debito privato in pubblico, proprio come negli USA).
Le cartucce a disposizione della BCE, per dare benzina alla ripresa, sono praticamente esaurite. Ora tocca ai singoli stati fare la loro parte. Ma sarà una parte ancor più difficile ma straordinariamente importante.
Attacchiamoci alla debolezza dell’Euro e speriamo che sia sufficiente a dare un po’ di slancio alla ripresa economica. Ma purtroppo, questo fattore non basterà…

 

E allora… che cosa occorre fare?

 

Diciamo che ne ho lette di tutti i colori, in questi giorni, compresa la più volte citata possibilità di fare un Euro-1 di serie A più un Euro-2 di serie B, per i paesi in crisi, con ovvaimenet la Germania grande protagonista nell’Euro di serie A e la Grecia con altri stati (Italia compresa…) nell’Euro di serie B, ipotesi difesa anche dal premio Nobel Joseph Stigliz.
Ritengo decisamente difficile gestire questa soluzione.
In altri articoli ho invece trovato l’ipotesi iper-inflattiva come quella migliore. Infatti l’inflazione sega la ripresa economica ma abbatte il debito.
Ipotesi che non considero valida, in quanto ci porterebbe alla fine dell’economia.
Più passa il tempo e più mi convinco che la soluzione della ristrutturazione del debito sia la cosa migliore, meno dolorosa a livello sistematico e più risolutiva.
Perché, non dimentichiamolo mai, il rischio di utilizzare una valanga di soldi senza però risolvere nulla è altissimo.
Un testo della coppia Reinhart-Rogoff che forse alcuni di voi conoscono, dal titolo “Growth in a time of debt” fa fatto dei calcoli statistici ed ha scoperto che quando il debito va oltre il 90% del PIL, a causa degli interessi e della gestione della tesoreria, la crescita di uno stato parte con un -1% di PIL rispetto agli altri.
Quindi la soluzione potrebbe essere la ristrutturazione. Uan politica tipo quella dei Brady Bonds degli anni 1980, come proposto da Giancarlo Perasso.

Problema: andando a vedere le proiezioni per il 2011, quindi per l’anno prossimo, la lista degli Stati con un rapporto debito/PIL maggiore del 90% è molto, troppo estesa.
Infatti nel 2011 farebbero parte di questa allegra combriccola:

1) Italia
2) Belgio
3) Grecia
4) Portogallo
5) Gran Bretagna
6) USA
7) Giappone

E poi andiamo a vedere il 2020, le cose si complicano ulteriormente, rendendo impossibile un discorso del genere, perché significherebbe una ristrutturazione troppo massiccia e secondo me infattibile.

Morale

 

Credo che non ci siano grosse vie di fuga.
A questo punto, o si decide una soluzione drastica,e si decide subito, che comporterebbe la fine dell’Euro così come lo conosciamo, oppure si dovrà scegliere la strada dell’impopolare austerity.
Ok, forse a voi non sembra poi così pericolosa.
Ne paliamo tra un paio di anni.

STAY TUNED!

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