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Analisi tecnica o analisi fondamentale?
Prevedere il futuro, dono per i credenti o mistificazione per gli scettici, è un’attività che ha sempre attirato l’attenzione in tutti i campi. Non fa quindi eccezione il campo della finanza.
L’efficacia dei modelli previsionali applicati ai mercati finanziari presuppone che il processo di formazione dei prezzi non sia casuale. Se così fosse, infatti, sarebbe possibile tentare la sorte, con risultati che mediamente non sarebbero peggiori di quelli prodotti da qualunque sforzo analitico. Se i mercati finanziari fossero efficienti in termini informativi i prezzi reagirebbero istantaneamente alle informazioni. Ciò renderebbe sostanzialmente superflua ogni elaborazione della memoria per comprendere il futuro.
L’insieme dei fenomeni economici e dei relativi riflessi sui mercati finanziari appare caratterizzato da una crescente complessità; individuare e valutare opportunamente le numerose variabili in grado di influenzare l’evoluzione dei prezzi delle materie prime, le quotazioni dei valori mobiliari, i corsi di cambio e i livelli dei tassi di interesse, nonché stabilire e interpretare ogni possibile relazione tra le variabili, costituiscono attività che richiedono, qualora da esse si pretenda una concreta efficacia operativa, l’applicazione di svariate procedure d’indagine riferibili sostanzialmente a due ampie branche di ricerca: l’analisi fondamentale e l’analisi tecnica.
Analisi fondamentale
Il fine preminente dell’analisi fondamentale è la definizione del valore intrinseco di un bene ufficialmente quotato; l’implicito movente operativo è di provvedere ad una sistematica comparazione tra valori teorici e prezzi effettivamente registrati sul mercato oggetto d’interesse allo scopo di favorire le più coerenti strategie di posizionamento.
In pratica, dunque, qualora il prezzo espresso dal mercato apparisse sottovalutato (sopravvalutato) rispetto alla stima teorica formulata attraverso gli strumenti propri dell’analisi fondamentale, si determinerebbe l’opportunità di intraprendere azioni di acquisto (vendita). Il modello di valutazione più generale riferibile al singolo titolo indica nella somma dei flussi positivi attualizzati il prezzo d’equilibrio, o valore intrinseco, della particolare attività finanziaria. Tale schema opera pertanto in base a valori prospettici concernenti gli utili, i dividendi e il tasso di crescita potenzialmente esprimibili dalla società quotata nonché i tassi d’interesse peculiari dell’ambiente di riferimento; si tratta, ad evidenza, di variabili la cui corretta valutazione è tanto più problematica quanto più risulta dinamica e turbolenta la realtà economica osservata. Definire infatti equi tassi di attualizzazione, ipotetici futuri dividendi e plausibili prezzi di mobilizzazione si può dimostrare particolarmente problematico in ambienti dominanti da un’alta variabilità dei saggi d’interesse e da fenomeni inflattivi. La stima del valore intrinseco si complica ulteriormente in presenza di un sistema sperequativo tra dividendi e capital gains e con la necessità di precisare un’accettabile misura della crescita aziendale il cui saggio è destinato ad incidere profondamente sulla variabile rischio e, conseguentemente, sul rendimento atteso dall’investitore.
L’analisi fondamentale, dunque, partendo dal principio che un bene quotato ha un proprio valore effettivo e che la quotazione di mercato tende a esprimerlo con diverse valutazioni più o meno rapidamente, si propone di misurare la qualità del titolo cercando di enuclearne il valore intrinseco. Il fondamentalista, pertanto, mira a verificare se il prezzo corrente sia da ritenersi sopra o sottovalutato rispetto all’ideale “giusto prezzo”; ove si individuino delle distorsioni l’analista si comporterà coerentemente. La concreta applicabilità dell’analisi fondamentale risulta molto spesso limitata; infatti:
– la validità previsiva dell’analisi fondamentale è riferibile esclusivamente al lungo periodo;
– in mercati caratterizzati da ampia volatilità dei prezzi, intervenire al momento più opportuno può rivelarsi determinante e solitamente compromettere il buon esito di una strategia basata sull’analisi fondamentale;
– la significatività dei dati dipende da una revisione continua e accurata, caratterizzata da una struttura di costi molto elevata;
– i parametri sono di solito difficilmente controllabili per la loro numerosità e variabilità; inoltre il risultato di un modello econometrico, sia esso deterministico o probabilistico, viene inficiato da ogni piccola variazione apportata sul peso o sul valore dei parametri;
– l’utilizzo del modello econometrico non è standardizzabile né reiterabile: il modello non è infatti utilizzabile per qualsiasi mercato a motivo della sua specificità e non può essere trasferito temporalmente per le necessarie e sistematiche esigenze di verifica e aggiornamento;
– l’applicabilità del modello econometrico non è solitamente immediata; ciò in quanto l’acquisizione dei dati avviene per tempi discreti e la loro elaborazione può richiedere tempi lunghi.
Analisi Tecnica
L’impossibilità di verificare condizioni di perfetta efficienza nei mercati finanziari, situazione che renderebbe concretamente operative sia le valutazioni derivanti dall’analisi fondamentale sia le indicazioni generate dai modelli teorici ortodossi, ha costretto analisti e operatori a ricercare possibili soluzioni alternative al sentito problema dell’ottimizzazione delle azioni speculative in una realtà economica naturalmente instabile. Si origina così la cosiddetta analisi tecnica che comprende a sua volta un duplice approccio al mercato: statistico ed euristico.
L’analisi tecnica è lo studio sistematico del comportamento dei mercati finanziari, principalmente mediante metodi grafici, con lo scopo di prevederne la loro evoluzione futura. Sebbene lo studio di un grafico possa apparire un fatto meramente oggettivo, quasi meccanicistico, nel suo studio con il ricorso all’analisi tecnica si ritrovano significativi riferimenti ad aspetti affascinanti e misteriosi. L’aspetto più affascinante dell’analisi tecnica consiste proprio nel riuscire a comprendere i suoi aspetti più apparentemente misteriosi e a verificarne nella pratica quotidiana di trading sui mercati finanziari la loro efficacia.
Le ricerche sull’analisi tecnica hanno assunto crescente importanza di pari passo con lo sviluppo delle transazioni sui mercati organizzati. L’interesse per la disciplina è riconducibile a due ordini di motivazioni: da un lato la palese difficoltà dei paradigmi teorici ortodossi a spiegare i movimenti dei prezzi; dall’altro la sua relativa semplicità di applicazione.
Pare manifestarsi comunque una debolezza intrinseca dell’analisi tecnica. Se tutti gli operatori credono ciecamente e soltanto in essa, si può cadere nel paradosso Keynesiano, secondo cui i partecipanti al mercato potrebbero non comprare (o vendere) i beni che giudicano destinati al rialzo (al ribasso) in base alle informazioni disponibili, bensì quelli che essi pensano che gli altri pensino siano destinati a rivalutarsi (a svalutarsi).
Dunque, l’analisi tecnica – per essere valida – presuppone che esista un’analisi di tipo fondamentale, ossia che nel mercato agiscano operatori che fanno il possibile per essere informati sugli avvenimenti “rilevanti”. Essi adatteranno, sulla base delle informazioni disponibili, il loro comportamento al mutare delle aspettative; ma ciò non potrà essere fatto senza che i prezzi, il volume degli scambi, ecc. ne risentano. L’analisi tecnica fornisce un insieme di metodologie appropriate che consente di acquisire le notizie già patrimonio dei partecipanti informati al mercato. In contropartita è da ritenersi che l’analisi fondamentale non possa non tenere conto di quella tecnica. Infatti, se è vero che la condotta del singolo è anche in funzione di quella degli altri (che egli presume sulla scorta delle informazioni disponibili), nel predisporre la sua strategia l’operatore non potrà fare a meno di cercare di divisare dall’osservazione dei dati di mercato (prezzi, ecc.) la reazione delle controparti.
I metodi di analisi tecnica sono orientati a guidare ed agevolare l’operativa di trading sui mercati finanziari basandosi essenzialmente sulla lettura grafica (o chartistica) del fenomeno ossia delle conformazioni assunte dal grafico che descrive il mercato finanziario in osservazione. In termini sintetici, l’operativa di trading si può definire come l’acquisto e la vendita di asset finanziari con lo scopo di guadagnare sulla loro variazione di prezzo su brevi periodi.
Secondo una opinione diffusa tra gli operatori finanziari, un grafico di un mercato finanziario contiene tutte le informazioni che possono prefigurare la sua evoluzione futura: questo assunto deriva dal fatto che i livelli di prezzo di ogni momento esprimono sempre l’incrocio tra la domanda e l’offerta del bene trattato. L’analisi chartistica, dall’inglese chart = grafico, è stata la prima espressione dell’analisi tecnica e ancora oggi manifesta un’efficacia sorprendente tale da essere posta, a buon grado, al primo posto tra i vari strumenti ai quali essa ricorre.
Una seconda famiglia di metodi di analisi tecnica che, con la diffusione dei personal computer, vanno via via acquisendo sempre maggiore importanza e diffusione di impiego, riguarda l’analisi di tipo algoritmico. Essa si riconduce ai metodi di trading basati sostanzialmente sulle segnalazioni fornite dalla interazione della media mobile, o di altro indicatore algoritmico da essa derivato, da parte del grafico del fenomeno oggetto di trading. Particolarmente efficace è un’analisi definita chartistica-algoritmica ossia basata sulle indicazioni emergenti dall’analisi chartistica condotta congiuntamente sul grafico del fenomeno rappresentato e su quello di un suo indicatore algoritmico.
Attraverso l’approccio euristico il mercato è studiato prendendo in considerazione i prezzi effettivamente registrati e l’entità delle transazioni concluse in ogni unità temporale (seduta giornaliera, settimana, mese ecc.). Prezzi e volumi, nonché le grandezze derivanti da elaborazioni quantitative elementari operate su tali dati, sono quindi raccolti in serie temporali e studiati prevalentemente in forma grafica. I grafici illustranti l’evoluzione delle sequenze dei valori borsistici e l’andamento di indicatori sviluppati sui dati storici sono infine investigati con lo scopo di identificare configurazioni ricorrenti e particolari combinazioni di configurazioni nei valori osservati tali da favorire l’individuazione dei momenti di avvio e di esaurimento di cicli e tendenze di mercato. Questo tipo di analisi si esprime pertanto attraverso l’elaborazione e lo studio dei soli dati di prezzo e volume, mediante grafici e micromodelli matematici sostanzialmente volti a misurare la forza e la debolezza del movimento dei prezzi: verificare cioè l’esistenza di ricorrenze, cicli e tendenze storicamente giudicabili significativi.
Analizzare il “sistema mercato” con strumenti euristici significa dunque accogliere, attraverso regole e algoritmi escogitati e verificati empiricamente da operatori direttamente coinvolti in attività speculative, le seguenti ipotesi di lavoro.
– L’azione del mercato, cioè l’andamento dei prezzi, sconta qualsiasi fattore che possa, in qualche modo, influire sulle determinanti della domanda e dell’offerta nel momento stesso in cui quegli stessi fattori divengono ampiamente diffusi nel mercato. L’andamento dei prezzi di un certo bene, in sostanza, rappresenta la sintesi ideale di tutte le componenti che lo hanno originato (fondamenti economici, interventi politici, motivazioni speculative ecc.). Poiché ognuno di questi fattori si riflette nel movimento dei prezzi e dei volumi di scambio, l’analisi di queste sole variabili nel tempo è sufficiente per capire e individuare la direzione del mercato. Nel processo di previsione non è dunque necessario conoscere la ragione per la quale il mercato si muove al rialzo o al ribasso; è sufficiente studiare gli effetti che il mercato stesso genera. Vi sono certamente valide e diversissime motivazioni che determinano la caduta o la salita dei prezzi, ma non è indispensabile conoscerle per prendere atto che i prezzi si muovono in una direzione piuttosto che in un’altra. Lo studio dei prezzi di mercato e dei volumi trattati è generalmente sufficiente per capire quale sia l’umore prevalente nel mercato e la direzione di fondo che questo sta seguendo.
– Una tendenza in atto tende a mantenersi in essere; ne consegue che un movimento di mercato caratterizzato da una ben definita direzionalità ha buone probabilità di seguire lo stesso orientamento sino a quando non si manifesteranno segnali di inversione. Una delle funzioni più importanti dell’analisi tecnica è pertanto quella di identificare, sin dal primo stadio del suo sviluppo, la tendenza che caratterizza il mercato in generale e le singole quotazioni in particolare; l’identificazione delle tendenze di mercato è pertanto l’obiettivo prevalente delle tecniche euristiche sul comprovato presupposto che l’andamento dei prezzi di un qualsiasi mercato tende sempre ad esprimere e mantenere orientamenti sostanzialmente ben definiti.
– La storia ripete se stessa, ovvero il comportamento umano, e del gruppo di operatori presenti sul mercato in particolare, tende a riproporsi con le medesime modalità in circostanze sostanzialmente analoghe. Il movimento dei prezzi e dei volumi, dunque, essendo il prodotto di una somma di azioni umane, riflette, attraverso andamenti ricorrenti e relativamente uniformi, la psicologia e il comportamento dell’uomo.
Come già ricordato, i metodi di analisi tecnica sono preposti per recepire le dinamiche dei mercati finanziari del recente passato con lo scopo di prevederne le loro evoluzioni future. L’evoluzione attesa dei mercati finanziari riflette due componenti di base; la prima, è certamente l’effetto esercitato sulle quotazioni del mercato interessato da parte del mutamento dei fondamentali del mercato sottostante. La seconda componente attiene alla corretta interpretazione della psicologia di comportamento degli operatori attivi sui mercati finanziari, siano essi appartenenti alla categoria definibile di “operatori professionali” e operatori non professionali”. Gli operatori dei mercati finanziari sono certamente molto più interessati al prezzo degli asset gestiti rispetto al valore intrinseco degli stessi.
Questo orientamento degli operatori produce l’effetto che la componente psicologica nelle sue varie sfaccettature, esercita un effetto sui prezzi di gran lunga superiore a quello esercitato dal mutamento del valore oggettivo degli asset. L’analisi tecnica consiste in una serie articolata di strumenti e metodi in via di continua evoluzione ed ampliamento che, sulla base dell’analisi chartistica, algoritmica e comportamentale, sanno leggere ed interpretare le dinamiche dei mercati in maniera sempre più rigorosa e uniforme.
In passato, e comunque fino alla recente massiccia diffusione dei metodi di analisi tecnica, la previsione delle dinamiche dei mercati finanziari, dove per mercati finanziari si intendono i mercati azionari, obbligazionari, dei tassi di interesse, dei rapporti di cambio, delle materie prime ecc. si basavano su approcci di tipo fondamentale. Le dinamiche attese di questi mercati erano cioè formulate in modo collegato e derivato dalla prevista evoluzione delle economie sottostanti i singoli mercati.
In epoca successiva e relativamente recente l’attenzione degli operatori e di coloro che sono chiamati ad effettuare previsioni a riguardo dei mercati finanziari, si spostò gradualmente dall’analisi fondamentale verso l’esame delle interazioni sussistenti tra i singoli mercati. Si diffondeva cioè il principio che il comportamento del mercato altro non era che la trasposizione sullo stesso del comportamento degli operatori. Lo sforzo si poneva quindi, e si pone ancor di più oggi, nella ricerca delle motivazioni che guidano gli operatori, delle loro reazioni a shock esterni e al mutare del “sentiment” che collettivamente hanno nei confronti del mercato e sugli effetti di questi comportamenti riflessi sulle dinamiche del mercato.
Conclusioni
Come precedentemente sottolineato l’elemento fondamentale che caratterizza l’analisi tecnica è la lettura e interpretazione dei grafici che descrivono il comportamento del mercato. In base alla corretta lettura del grafico si possono percepire quali sono stati i comportamenti passati degli operatori che si sono riflessi in termini di domanda e offerta dell’asset trattato con diretto effetto sulle quotazioni del fenomeno interessato. Dato che questi comportamenti tenderanno a ripetersi allo stesso modo anche in futuro, si possono formulare probabili scenari di evoluzione futura del mercato.
Pur seguendo strettamente le dottrine di analisi tecnica, è bene ricordare che una visione d’insieme di quest’ultima con l’analisi fondamentale è consigliabile ad ogni operatore per poter operare profittevolmente sui mercati finanziari.
L’analisi tecnica presenta il vantaggio, rispetto a quella fondamentale, della flessibilità e dell’adattabilità ad ogni tipo di mercato. L’analista tecnico può concentrarsi esclusivamente su quei mercati caratterizzati da orientamenti ben individuabili e passare da questi ad altri se la direzionalità dovesse venir meno. Il fondamentalista tende invece a specializzarsi su un particolare mercato e può cambiare oggetto d’analisi solo a prezzo di dispendiose analisi. Inoltre, mentre l’analisi fondamentale è orientata a considerare dimensioni temporali di lungo periodo, l’analisi tecnica si rivela calibrabile per ogni orizzonte temporale. L’analisi tecnica e l’analisi fondamentale debbono invece considerarsi complementari allorquando si debba procedere alle decisioni di intervento in un mercato; in questo contesto si distinguono due momenti: la selezione ed il timing.
Il supporto ottimale al primo momento è l’analisi fondamentale in quanto più adeguata a determinare la qualità dell’oggetto di investimento nel lungo termine. L’analisi tecnica, invece, focalizzandosi sull’aspetto della tempestività, risolve i problemi collegati al timing.
Per attuare una seria politica di investimento, in ogni mercato, è pertanto necessario ricorrere a entrambi gli approcci, fondamentale e tecnico: il primo per una valutazione del bene in un ottica di lungo periodo, il secondo per calibrare le azioni di mercato.
Stefano di CartesioFinanza
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