WALL STREET: adesso un po’ di correzione fisiologica

Scritto il alle 15:34 da Lukas


Raggiunti i nuovi massimi con i livello di ipercomprato ormai evidenti su ogni grafico. Attenderci una piccola correzione è diventato non solo naturale ma anche salutare.  (Guest Post)

Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali hanno vissuto un’ennesima fase di RISK ON . Il nostro benchmark azionario mondiale, l’ S&P 500, registra infatti un balzo dell’1,65 % e raggiunge la quota record di 3.025,86 . Immagino lo sconcerto dei tanti ribassisti che già a quote molte inferiori alle attuali parlavano di bolla dell’azionario. Sconcerto del tutto immotivato, visto i dati provenienti dall’economia reale. Nell’ultima ottava sono stati infatti pubblicati i dati preliminari del Pil Usa del secondo trimestre, che segnano a sorpresa un + 2,1 %.

Dato inferiore a quello del primo trimestre ( + 3,1 % ), ma nettamente superiore alle aspettative. Dato che conferma il rallentamento economico in corso nell’economia globale, ma molto meno preoccupante di quanto finora temuto ed ipotizzato. Il mercato, inoltre, sà che contro tale rallentamento sono già pronti ad agire tutti i governi e soprattutto tutte le maggiori Banche Centrali. Già in quest’ultima ottava il presidente della BCE, Draghi, seppur in scadenza di mandato, ha lasciato intendere che verranno adottati altri interventi di politica monetaria espansiva. Questa settimana si attendono invece le decisioni della FED che dopo molti anni dovrebbe decidere un taglio dei tassi di almeno 25 bps.

Insomma, economia in moderato rallentamento, ma ancora sotto ampia tutela da parte delle autorità monetarie. Inoltre non và dimenticato che gli sviluppi politici degli ultimi anni spingono i governi ad adottare politiche fiscali più espansive del passato. Questo sostegno aggiuntivo potrebbe metter finalmente fine alla fase di deflazione strisciante che dura ormai da tanti, troppi anni. Forse è prematuro parlarne, ma già ora s’intravvedono segnali in tal senso, vista la tenuta e non il crollo degli attuali livelli d’inflazione. Non pecchiamo però d’eccessivo ottimismo, ed esaminiamo qual è oggi la situazione dello scenario intermarket. Nell’ultima ottava, abbiamo registrato un netto rafforzamento del dollar index ( + 0,88 % ), risalito sino a quota 98,01.

Evidentemente dopo i buoni dati del Pil Usa ci si attende un taglio moderato, di soli 25 bps, dei tassi, ad opera della FED. Le commodities, invece, mostrano una discreta tenuta, anzi nelle ultime settimane mostrano qualche lieve segnale di ripresa, e ciò potrebbe significare che la fase di rallentamento economico è in via d’esaurimento. Ipotesi, quest’ultima, non ancora avvalorata, dal mercato obbligazionario. I rendimenti dei bond decennali americani lievitano infatti di 1 solo bp e raggiungono quota 2,07 %. I rendimenti dei bond a 2 anni, invece, lievitano di 4 bps e si portano a quota 1,86 %. L’inclinazione della yield curve Usa si contrae pertanto ulteriormente ed oggi è pari a soli 21 bps. Sempre più evidente quindi la necessità di procedere ad un ribasso dei tassi da parte della FED. Del mercato azionario, abbiamo già accennato, registrato l’ennesimo record dell’S&P 500, a quota 3.025,86 punti. Checchè se ne dica, nelle attuali condizioni macroeconomiche, resta per me il luogo migliore ove investire i propri soldi.

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 39.058
Large Traders : + 38.275
Small Traders : + 783

Cambia pertanto nuovamente la configurazione del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei diversi operatori, sono pari a soli 3.975 contratti. In particolare, i Commercial Traders, forse paghi dei livelli record raggiunti dagli indici, cedono l’intero lotto dei 3.975 contratti long, ed aumentano leggermente il loro livello di copertura, Net Short. I Large Traders, invece, si confermano operatori trend-following, acquistano infatti 2.914 contratti long, e consolidano la loro attuale posizione Net Long. Ma ancora una volta sono gli Small Traders gli operatori più irrequieti ed incerti del periodo. Nell’ultima ottava acquistano infatti 1.061 contratti long ed invertono nuovamente la loro posizione, che torna Net Long. I movimenti di quest’ultima ottava, seppur esigui nella loro entità, potrebbero rilevarsi abbastanza significativi ed importanti. Muta infatti la configurazione del marcato dei derivati azionari Usa. I Large traders non sono infatti più soli in posizione Net Long, ma sono accompagnati dagli Small traders. La nuova configurazione non prefigura ribassi, ma storicamente è meno rialzista e molto più volatile della precedente. D’altronde visto i livelli raggiunti dagli indici azionari Usa, un tale scenario è del tutto plausibile. I mercati hanno infatti, a mio avviso, già scontato tutte le buone notizie, ivi incluso il ribasso dei tassi ad opera della FED.

Insomma, è molto probabile assistere ad un rallentamento dell’attuale ritmo d’ascesa delle quotazioni azionarie. Rallentamento da non confondere però con inversione, come auspicano, a vuoto, da tempo ormai immemore, i sempre più sconcertati ribassisti. Come già detto più volte, non esiste infatti alcun condizione macroeconomica per assistere, a breve, ad uno storno importante e significativo degli indici azionari. Le attuali condizioni macro assicurano infatti bassi costi d’acquisto per tutti i maggiori fattori produttivi ( materie prime, capitale e lavoro ), e seppur in presenza di una debole domanda aggregata, ciò garantisce una crescita costante degli utili aziendali, e di conseguenza delle quotazioni azionarie. Non c’è dunque nessuna bolla sull’azionario.

Confermo pertanto nuovamente la mia moderata view rialzista, in particolare nei prossimi 12 mesi mi attendo un ulteriore rialzo delle quotazioni azionarie, dell’ordine dell’ 8-9 %, ed un S&P 500 intorno a quota 3.250 punti. View rialzista, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo studio del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. In questa prima parte del 2019, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, registra una perdita del 4,11 %, causata dalla nostra errata posizione short d’inizio d’anno, nonché dalla prolungata assenza del fattore momentum sulla borsa italiana. Nello stesso periodo il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha conseguito un guadagno del 18,06 %. Conseguita pertanto una sotto-performance del 22,17 %. Un incidente di percorso, per un portafoglio che negli ultimi 6 anni ha conseguito una sovra-performance media annua del 16,2 %. Incidente che non fa, comunque, venir meno la fiducia nel mio trading system. Anzi, proprio sulla base della pregressa esperienza storica, confido, nei prossimi mesi, di poter progressivamente recuperare almeno una parte dell’attuale inaccettabile sotto-performance. A tal fine, in coerenza con quanto sopra espresso, questa settimana modifico leggermente l’assetto del mio portafoglio, innalzo cioè dal 75 al 77,5 % le mie posizioni long, e riduco, nel contempo, dal 25 al 22,5 % le mie posizioni short, assumo cioè una posizione Net Long pari al 55 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “, può, se vuole consultare direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.

LUKAS

STAY TUNED!

Danilo DT

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