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ILVA: E SE DIVENTASSE UN CONCORRENTE DI ARCELOR MITTAL?
GUEST POST: alternativa ai ragionamenti fatti fino ad oggi dai giornali
E’ chiaro che con la crisi in essere nella domanda di acciaio Arcelor Mittal (AM) riduce la sua produzione a livello globale e chiude stabilimenti, trincerandosi su quelli dove la mano d’opera costa meno e dove il ciclo produttivo non è soggetto a stretti controlli in termini di inquinamento, vedi India e Turchia tanto per citarne un paio. Paesi dove il sole è sparito e la popolazione gira con le mascherine sulla bocca e chi se ne frega se qualche migliaio di paria muore di cancro, tanto la velocità di procreazione è superiore alla mortalità.
Credo che AM non avrebbe piacere a vedere come concorrente l’ILVA riportata a nuovo sia in termini di processo produttivo che in termini di controllo inquinanti !!!!! In altre parole fare concessioni ad AM perché continui a produrre a ritmi ridotti è come fargli un ulteriore regalo !!!!! D’accordo siamo un paese indebitato e abbiamo bisogno di posti di lavoro; vogliamo perderne ancora 10.000/15.000 e forse più considerando l’indotto ????
Possibile che non ci siano 2/3 banche e 4/5 Del Vecchio (tanto per fare un nome) che siano disponibili a mettere insieme 6/7 MLD eventualmente per coprire analoga cifra di obbligazioni convertibili o qualche altro escamotage finanziario emesso da ILVA per lanciare un “crash program” che rinnovi gli altiforni a regola d’arte e riavvii in un arco di tempo limitato un’azienda modello ???? e Confindustria non stia a guardare e a fare solo dichiarazioni di circostanza; si attivi in qualche modo. Non è che abbiamo bisogno di un altro Marchionne; in altre parole, la tecnologia non ci manca, tecnici e validi operai ne abbiamo ad iosa, Stato e sindacati possono trovare, nella fase transitoria del programma, tutti gli accordi temporanei che vogliono per i sussidi di disoccupazione e cassa integrazione.
Andiamo pure avanti con le azioni legali contro Am, ma lasciamole ai legali. E qui sta il grande errore del nuovo ministro dello Sviluppo Economico, ing. Patuanelli laureato con 110 e lode: non ricalchi le orme di Di Maio, che era un pesce fuor d’acqua. Faccia l’ingegnere e non l’avvocato che di avvocati ne abbiamo anche troppi, incluso “l’avvocato del popolo”. Se Patuanelli è un ingegnere con i marroni il suo vero compito è quello di mettere su un piano industriale che rilanci l’ILVA e trovare una cordata finanziaria che sottoscriva gli investimenti. E quel venditore di gelati che percepisce 360.000 euro l’anno rimetta subito in piedi lo “scudo legale”. Se la nostra industria aveva dei problemi, negli ultimi anni la gestione MS5 and Company li ha amplificati, sembra quasi (o forse è vero) che siano anti industria. Certo è che hanno dimostrato di essere incompetenti e di non conoscere le istanze del mercato con un atteggiamento che trasuda boria da ogni poro, solo perché un popolo che ha votato con la pancia ha promosso i “vaffa….”, ma stanno distruggendo quel poco di industria che è rimasta in Italia.
L’industria deve essere seguita dagli industriali e la politica ha il compito (che non è poco !!!) di agevolarla, di facilitarle nell’accesso ai finanziamenti e nella riduzione dei costi e della burocrazia e non di metterle i bastoni fra le ruote. E in casi come l’ILVA dobbiamo lavorare su tre turni per rimettere velocemente in piedi l’azienda, pagando ai terzo turnisti il dovuto ma sgravando l’azienda dei costi extra. E ciò dovrebbe avvenire per il completamento del MOSE, per la TAV, per la ricostruzione dei paesi terremotati e per tutte le opere che accelerando i tempi di esecuzione accelerano la crescita del PIL…. L’Italia deve essere un paese illuminato di notte da gente che lavora !!!!!!
Una ILVA con tecnologia avanzata e con il giusto numero di tecnici ed operai può portare avanti una politica di prezzi aggressiva, ricreare una filiera di clienti italiana ed europea e poi, facciamoci furbi, andiamo anche a fare un po’di dumping sugli altri mercati come fanno tutti gli altri sul nostro mercato !!!!
Tiriamoci su i pantaloni, dopo aver mostrato che abbiamo ancora gli attributi per essere al pari e forse meglio degli altri.
Paolo41
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Caro Paolo tutte idee valide, nella mia ignoranza sul caso Ilva posso solo portare la mia esperienza di essere vissuto a Taranto per un mese 20 anni fa, per segnalare che per la gestione ambientale servirebbe un commissario che valuti tutti gli aspetti perché pur essendo di Milano mi ricordo che rimasi stupito dalla quantità di macchine e traffico, certo forse nulla rispetto ai forni però un investimento mirato potrebbe mitigare l’inquinamento complessivo.
Detto questo vorrei far notare che purtroppo per noi il vero problema è l’unione europea e vi spiego per quali motivi: 1)c’è un problema decisionale, noi siamo per natura un popolo dalle mille sfaccettature, che può per fortuna o caso prendere delle decisioni condivise, ma questa possibilità si riduce di molto introducendo un attore esterno che ha obiettivi diversi.
2)seconda punto, se l’attore esterno controlla pure i soldi le probabilità diventano nulle.
Porto esempio concreto, qualche anno fa volevo acquisire una società da 2 mie amiche, che avevano più del 60% per cui sulla carta potevano fare qualunque cosa, in pratica dopo un anno di trattative inconcludenti e folli, capii che chi comandava davvero era il padre di una mia amica, per cui feci l’unica cosa possibile le scavallai e andai a trattare direttamente con il padre, risultato: io non ho comprato la società, loro non incassarono e tutti perdemmo un amicizia. L’accordo poi lo feci alla morte del padre
andybarac@finanza,
Nel rispetto delle opinioni di ciascuno, mi sembra che siamo su sponde opposte.
Personalmente penso che il nostro paese, dopo un decennio di ignavia e irresponsabilità delle istituzioni, abbia estrema necessità di essere reindustrializzato (specialmente al SUD) e, in parallelo, creare una rete logistica (e risistemare quella esistente) che permetta funzionalità e rapidità di movimentazione delle merci.
Arrendersi e alzare le braccia è troppo facile …. ma molto deprimente !!!! Suggerisci di investire nel turismo; dimentichi che anche in tale settore ci stanno superando da tutte le parti, dalle spiagge dell’est adriatico alla Spagna, alla Francia, agli USA o ai paesi esotici che ci battono per prezzi e qualità (vivo in Versilia e sono testimone di una evoluzione non certo positiva del turismo locale). L’unico turismo che sembra tenere è il turismo “culturale” perché i nostri antenati ci hanno regalato una ricchezza inimitabile di cui anche Venezia fa parte.
Ma chiudere le fabbriche per fare parchi turistici è come ammettere una “decrescita felice” e sappiamo benissimo che “decrescita” e “felicità” sono voci che non sono sintonizzabili.
Ma è turismo anche veder deteriorare progressivamente Venezia e fra un secolo vedere su uno smart phone come era la Serenissima di oggi…..
ma con tutti quegli extracomunitari che bighellonano sulle panchine senza fare nulla di utile(spesso delinquono) e il branco di disoccupati di lungo corso, nullafacenti percettori a sbafo di vari redditi di poltronanza voluti da quei decerebrai dei 5 stelle e pagati da noi italiani che lavorano….possiible che a nessuno venga in menti di prenderli in blocco ed avviarli agli altoforni, cantieri stradali e ferroviari, paesi terremotati, alluvionati ,e chi piu’ ne ha piu’ ne metta, dopo averli dotati di picconi, vanghe ed attrezzi piu’ EFFICIENTI possibili e via a lavorare (lavori sicuramente duri,ma BEN RETRIBUITI per dio…tanto dei soldi x mantenerli li dobbiamo spendere cmq tanto vale farli lavorare…) ecco l’itala con cantieri aperti ed effcienti,lavoratori che lavorano su tre turni ed economia e (relativo PIL) FINALMENTE IN RIPRESA. chissa’ mai xche’ a nessun politicante viene in mente e dire che ne abbiamo di “teste pensanti” al parlamento….o no?
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almeno sappiamo di cosa parliamo…….
Non è un mondo facile oggi quello dell’acciaio. Malgrado i tagli degli ultimi decenni, c’è ancora troppa produzione a livello europeo e mondiale. Difficile competere con paesi (Cina, India, Turchia, ecc.) ricchi di materie prime [minerali di ferro e carbone per le acciaierie da ciclo integrale (con altoforno) come l’ILVA, o rottami ed energia elettrica per i processi da forno elettrico] e manodopera a costi impensabili dalle nostre parti. Per mercati aperti non c’è più possibilità per noi di competere con i super colossi citati. Al massimo si possono stringere accordi vincolanti (che evidentemente però funzionano poco) che abbiano contropartite di altro tipo.
L’obiettivo dei grandi è giungere a una specie di monopolio che consenta di ridurre la spietata guerra in atto sui prezzi, fagocitando i produttori minori, portando alla chiusura di molti altri impianti e razionalizzando così la produzione a livello globale.
Quello dell’acciaio è per noi un settore decotto e senza prospettive (un po’ come Alitalia).
Se si trovassero soldi da spendere, per l’area di Taranto vedrei meglio lo sviluppo di altre attività più consone al luogo, come quelle del turismo. Certo non sarebbe uno scherzo, ma un grande polo turistico ben progettato e ben inserito nella natura, con alberghi di ogni livello, campeggi, parchi, ecc., capace di attrarre annualmente centinaia di migliaia di turisti da tutta Europa e dal mondo, avrebbe anche un formidabile effetto sull’indotto di tutta la regione.
Non penso che grandi opere tipo TAV, Mose o ponte di Messina (pensate e/o volute più come tangentifici che altro) siano prioritarie rispetto all’opera suddetta, o altre di contrasto al diffuso dissesto idrogeologico del nostro paese. Anche attività di serio monitoraggio e manutenzione di opere già esistenti (acquedotti, viadotti, ponti, strade, ecc.) ormai in deperimento organico, penso dovrebbero avere priorità.