Trading: dire, fare, ecc.

Scritto il alle 16:15 da gremlin

Il trading lo facciamo così…

o così?

A volte capita di fare trading, magari inconsapevolmente. Magari oggi si comprano le ENI perchè sono a “buon prezzo” senza nemmeno aver guardato il grafico dei prezzi. Non si pretende di poter avere notizie riservate sulla società o disporre di studi di settore ma almeno un’occhiata attenta ad un grafico si dovrebbe dare, nel senso che sarebbe cosa prudente e utile. Ferma restando la convinzione che ENI è un “buon titolo”, guardando il grafico dovrei accorgermi che è comunque in grado di fare forti oscillazioni in tempi anche brevi. Quanto detto per ENI vale anche per centinaia di altri “buoni titoli” sparsi per i listini mondiali.
Avendo scoperto che un titolo buono è anche un titolo che fa perdere tanto se comprato in un momento “sbagliato”, dovremmo prendere coscienza o accettare l’idea che qualunque investimento, nella sua fase iniziale ovvero prima che cominci ad andare in guadagno, deve essere gestito con un minimo di tecnica.
Qui mi limito a presentare (e ribadire) alcune modalità di gestione operativa alla portata di tutti.

Un primo passo importante per conoscere, e poi per capire, è distinguere un trading tecnico da un trading delle speranze, meglio noto come gioco d’azzardo: col primo si fissa la perdita massima e ci si fa un’idea abbastanza chiara di quello che si può guadagnare, col secondo ci affidiamo totalmente alla nostra emotività e mancanza di controllo razionale dei nostri comportamenti. Lo so che qualcuno sta obiettando che anche per certi giochi d’azzardo si possono predeterminare perdite massime e stimare vincite minime ma col trading tecnico si può fare altro, ad esempio stimare con indicatori matematici e fondamentali le condizioni più favorevoli per aprire una posizione. Difficile pensare che una giocata all’enalotto, al videopoker, alla roulette e su una partita di calcio quasi sempre truccata possa essere preceduta da un’analisi con attendibilità statistica.
Chi fa trading tecnico deve conoscere e accettare la regola che due, e solo due sono i parametri che influenzano il risultato dell’operazione: i prezzi e le proprie decisioni operative.
Fra le mille regole per fare trading senza morirne, evidenziamo queste:
1. quando una posizione comincia a guadagnare non va mai chiusa in perdita, alla peggio va chiusa in pari; chiudere in perdita qualcosa che era in guadagno è la negazione della razionalità
2. imparare a conoscere e rispettare assolutamente lo stop loss: chiudere con una piccola perdita certa consente un suo più facile recupero ed evita di accumulare perdite più grosse e imprevedibili. Chi non mette limite alle proprie perdite non sta facendo trading e nemmeno investimento; sta facendo altro e per evitare troppe ipotesi direi che sta facendo qualcosa di indefinibile ma sicuramente qualcosa di irrazionale e poco utile per sè
3. il non utilizzo o rispetto degli stop è l’anticamera delle grosse perdite ovvero delle perdite irrecuperabili
4. Lo stop può essere definito in base a considerazioni tecniche o in base al buon senso: la cosa più semplice è stabilire la percentuale massima di perdita che si vuole sopportare, calcolare il prezzo a livello del quale chiudere la posizione (stop), scriverlo su un foglio (carta e matita), tenerlo in bella vista (es. sul monitor con l’adesivo) e applicare lo stop senza esitare
5. se siete fortunati e la posizione va in buon guadagno non ci si può accontentare di chiudere alla pari; vedersi sfumare la metà di un buon guadagno sarebbe già da considerarsi come una grave perdita. Di conseguenza se la posizione va in buon guadagno si deve sempre chiudere in buon guadagno (80%? 70%? decidete voi che cos’è un “buon guadagno” ma decidete!). Si potrebbe fare così:
– se si raggiunge il target di guadagno prefissato si chiude e basta, e se poi continua a salire amen, bisogna sapersi accontentare del pieno successo del proprio trade, e non è poco…
– se il rialzo non va diritto al target e minaccia di interrompersi (i prezzi iniziano a scendere) allora la posizione va chiusa immediatamente, anche qui bisogna accontentarsi di aver guadagnato qualcosa (invece di aver perso tutto il guadagno realizzato) e non è poco…
– chi ha tempo di seguire da vicino il proprio trade allora deve utilizzare il trailing stop ma questo non è alla portata di tutti
Anche il target profit va scritto sul foglio dello stop loss e applicato senza esitazione. Chiudere una posizione in guadagno è sempre una cosa positiva, e se poi continua a salire con un vaffa sistemate la questione per sempre ma avrete di che consolarvi.

Se questi concetti risultassero nuovi, si prega di rileggere e chiedere eventuali chiarimenti nel blog o in Compass&More che da lunedì inizierà a pubblicare la newsletter quindicinale Monitor con possibili trade da aprire su tutte le asset class.
Buon trading accorto a tutti.

Compass&More

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11 commenti Commenta
idleproc
Scritto il 25 Maggio 2012 at 17:55

Secondo me lo addenta perché gli tocca reinstallare W$ per l’ennesima volta.
Ne ho già visti di così…

gremlin
Scritto il 25 Maggio 2012 at 17:57

idleproc@finanza,

😀

jinxed
Scritto il 25 Maggio 2012 at 20:29

Vorrei solo aggiungere che su indice emotivo e poco razionale come il FTSEMIB, e in special modo in un periodo di alta volatilità come quello recente, lo stop loss (automatico) può essere un’arma a doppio taglio, facendo vendere in perdita durante una momentanea e breve fase debole….

E il trailing stop loss non è una cosa che hanno tutti.

Bisognerebbe anche parlare dell’importanza di fissare il giusto prezzo di vendita in stop loss automatico, in quanto in presenza di crolli verticali delle quotazioni (cosa assai frequente sulla borsa italiana, specialmente negli ultimi mesi), il prezzo di vendita in stop rischia di non essere più soddisfatto in quanto il prezzo è già sceso più sotto, lasciando la nostra vendita automatica inevasa e quindi inutile. Per non parlare di quelle volte (fortunatamente rare) che il sistema fa cilecca…

Per questo ritengo che lo stop loss va usato e studiato con attenzione e qualche volta lasciato da parte, perlomeno se si può seguire la borsa durante il giorno.

Infine, fa un po’ specie vedere un articolo sul trading dove si parla frequentemente di rialzi e di guadagni: sinceramente di questi tempi suona un po’ fuori luogo…

gremlin
Scritto il 25 Maggio 2012 at 22:04

jinxed@finanza,

gli etf short rialzano… :mrgreen:

e ti sembra questo un articolo di approfondimento dedicato allo stoploss per i bravi trader come te che non hai nulla da imparare da me?
i miei sono pezzi divulgativi, per far riflettere quelle persone che trovandosi in guadagno pensano di guadagnare sempre spinte dall’incoscienza e dall’avidità, quelle persone che non si pongono nemmeno il problema se è venuto il momento di portare a casa i guadagni e di aspettare altri momenti o puntare su altri cavalli, quelle persone che erano in grande guadagno e oggi, dopo anni di cassettismo militante e inconsulto, sono in grande perdita

jinxed
Scritto il 26 Maggio 2012 at 01:10

gremlin,

Mi fa piacere che mi consideri un bravo trader: non lo sono, né trader né bravo (almeno pensavo di esserlo fino a qualche mese fa, recentemente prendo solo bastonate…)

Guarda che io volevo solo aggiungere qualcosa al tuo articolo già istruttivo. Sono d’accordo con la storia del cassettismo, in quanto anch’io in passato mi comportavo così. Però c’è anche da dire che, perlomeno sul MIB, non si può dire che negli ultimi anni ci siano state tante occasioni di guadagno, sopratutto per i cassettisti, anzi….

gainhunter
Scritto il 26 Maggio 2012 at 11:56

Questo tuo post dovrebbe essere fatto leggere agli investitori insieme al documento sui rischi degli strumenti finanziari quando aprono un conto titoli. 🙂

Per quanto riguarda lo stop loss, su cui credo che si siano scritti dei libri interi, una tecnica che ritengo interessante è questa: calcolare quanto investire in funzione proprio dello stop loss:
1. determino quanto sono disposto a perdere in questa operazione (per esempio 100 euro)
2. determino il livello dove piazzare lo stop (in base alla volatilità, a un supporto, ecc.)
3. calcolo la differenza tra il mio prezzo di acquisto e lo stop, e poi la percentuale sul prezzo di acquisto (es. 5%)
4. calcolo l’importo da investire in funzione di questa percentuale (100/5% = 2000 euro)

gremlin
Scritto il 28 Maggio 2012 at 09:27

jinxed@finanza,

😀

l’hai visto il mio video sulle ciofeche storiche del MIB?
http://compassandmore.wordpress.com/video/

gremlin
Scritto il 28 Maggio 2012 at 09:37

gainhunter,

😀 MOLTO INTRIGANTE

ottimo approccio razionale, in altre parole stai dicendo che maggiore è la differenza fra stop e spot, minore deve essere la quota investita in modo tale che la perdita non possa MAI superare 100 euro:
se tu facessi un esempio pratico con due diverse situazioni reali del momento, mandami il testo e lo pubblichiamo come POST

daino
Scritto il 28 Maggio 2012 at 13:04

gremlin,

Ciao!Ti avevo già fatto una domanda in un’altro post ma mi sono scordato quale (…..), quindi se mi hai già risposto porta pazienza.
Nella sua taggatura su sp500, Caldaro permette ad onda 4 di invadere il territorio della 1. Ho bisogno del tuo bastone e di una spiegazione.

gremlin
Scritto il 28 Maggio 2012 at 13:13

daino,

l’overlap è stato minimo e fugace e quindi insufficiente per far cambiare scenario, ha solo formulato taggature alternative ma sempre a bassa probabilità e comunque tutte bullish

gainhunter
Scritto il 28 Maggio 2012 at 23:04

gremlin,

Esatto!
Lo scopo è mantenere esattamente lo stesso rischio su tutti i trade, anche se hanno volatilità diversa. 🙂
Appena riesco preparo gli esempi.

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